Cerca

Banner 1
logo
Banner 2
REVIEWSLE RECENSIONI
22/01/2018
Calibro 35
Decade
Decade è una cavalcata non solo per celebrare i dieci anni della band, ma anche un’immersione in quelle musiche “strane”, patrimonio di una nazione talmente cieca e inconsapevole di avere per le mani un tesoro che, come troppo spesso accade, viene relegato in un cantuccio oscuro lasciandolo a ricoprirsi di polvere.

Milano, un qualsiasi giorno feriale del 1973. Un uomo esce di casa dopo aver salutato i suoi familiari per andare al parcheggio dove troverà la sua Fiat 500 che lo porterà al lavoro. Ancora non sa che non arriverà mai nel suo ufficio e che non rivedrà mai più moglie e figli. Caso vuole che la 500 sia parcheggiata vicino ad una banca, con già i primi clienti in attesa di entrare; d’improvviso si sente uno stridìo di gomme sull’asfalto ed ecco sbucare dall’angolo una Giulia 1500 nera con a bordo quattro individui a volto coperto. Si fermano, scendono, imbracciano delle mitragliette, kalashnikov, forse. Strattonano i clienti pronti ad entrare nella banca, qualcuno reagisce, parte un colpo che colpisce l’uomo della 500, che stramazza al suolo senza vita.

Partono i titoli di testa, il film non ha un titolo, se non nella vostra immaginazione, la colonna sonora è dei Calibro 35. Decade è il suo nome.

In uscita il prossimo 2 Febbraio per la benemerita label milanese Recordkicks, il sesto album che festeggia i dieci anni del combo milanese è un deciso ritorno alle atmosfere groovy del cinema poliziesco italiano anni 70 ma non solo.

I quattro della Bovisa - Gabrielli, Rondanini, Martellotta e Cavina - questa volta hanno fatto le cose in grande ed hanno ingaggiato una gang di complici sotto forma di piccola orchestra nota come Esecutori di Metallo su Carta, dove al posto dei mitra nelle loro custodie ci trovate violini e violoncelli, trombe e sassofoni ma anche aggeggi strani come il Dan Bau, il Balafon ed il Waterphone; ensemble che da corpo e impatta con la musica dei Calibro 35 rendendola più immediata e con più influenze black. Il pezzo che da il via alle danze è come un open title di un filmaccio poliziesco ambientato a Lagos in Nigeria, talmente evidenti sono le inflessioni afro-funk che vi serpeggiano, atmosfere che poi ritroviamo in Modo.

Sun-Ra o forse più probabilmente qualche oscuro artista del continente nero i riferimenti che balzano in mente. Ma aldilà di questo il ruolo avuto dai Calibro 35 nei loro primi dieci anni, ed è quello che troveremo sparso a piene mani in questo album, è stato quello di aver fatto riscoprire ad una platea quanto mai distratta ed eterodiretta come quella del panorama musicale italiano, addetti ai lavori o semplici appassionati, di tutto quel mondo oscuro fatto di sonorizzazioni, o per meglio dire “library”, per programmi tv, documentari commissionati da enti ed aziende, sonorizzazioni artistiche ma anche di colonne sonore del cinema di genere italiano, polizieschi, horror, commedie, colpevolmente dimenticati nel tempo. Quindi non solo dei maestri riconosciuti come Morricone, Umiliani, Trovaioli, Piccioni, Micalizzi, Pregadio, Gaslini, Simonetti, Cipriani, Fidenco, Martelli e Ortolani, ma anche di grandi quanti semi sconosciuti maestri di musica quali Egisto Macchi, Gianni Safred, Oscar Rocchi, Stefano Torossi, Puccio Roelens, I Marc 4, Franco Godi e del Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza.

Decade è una cavalcata non solo per celebrare i dieci anni della band, ma anche un’immersione in quelle musiche “strane”, patrimonio di una nazione talmente cieca e inconsapevole di avere per le mani un tesoro che, come troppo spesso accade, viene relegato in un cantuccio oscuro lasciandolo a ricoprirsi di polvere.

Grazie anche ai Calibro 35 e ad una nuova generazione di musicofili e operatori del settore (in questo caso un immenso grazie a Rocco Pandiani e alla sua Easy Tempo da dove tutto è iniziato) tutte queste gemme sono tornate alla luce e molti di quei lavori sono stati ristampati.

Decade, nonostante si nutra di umori e sonorità del passato è un lavoro di straordinaria modernità, il sunto di un viaggio che è partito da molto lontano, di una storia musicale italiana arrivata da un universo parallelo e recuperata dall’oblio in cui era stata relegata.

Post scriptum. Anche il sottoscritto fu marchiato a fuoco da questi suoni: ricordo quando da bambino con mio babbo andammo alla proiezione del film “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?” e più che la storia per anni il ricordo del film fu dovuto alla formidabile colonna sonora del maestro Trovajoli. “Angola Adeus”, di cui al tempo non ne conoscevo il titolo, divenne un’ossessione che soltanto in tempi recenti, con l’acquisto della colonna sonora, si è alfine placata.