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REVIEWSLE RECENSIONI
02/05/2018
Ellen River
Lost Souls
Una grande lezione di storia americana raccontata come in pochi nel nostro paese sanno fare. Coraggio, grinta, passione, e una voce incredibilmente intensa.

Inserisci nel lettore Lost Souls, seconda prova in studio della songwriter modenese Ellen River (al secolo Elena Ortalli), e resti, inesorabilmente, inchiodato all’ascolto. Perché una canzone come Walking By The River, primo brano in scaletta, è un numero da fuoriclasse, una giocata impossibile o un lancio senza paracadute, vedete voi, che disvela immediatamente il talento cristallino di Ellen.

Una canzone scarna, essenziale, di una povertà quasi francescana, in cui la voce è praticamente l’unica protagonista. Una voce piena, profonda, ricca di sfumature, capace di graffiare grintosa e al contempo di accarezzare il cuore, con quell’appassionato timbro miele-liquerizia, che gli anglosassoni definiscono soulfull. Una prova vocale maiuscola, un saliscendi emotivo che conquista grazie a una melodia battezzata nelle acque del Mississippi.

Il Mississippi, il fiume per eccellenza, uno dei simboli iconografici degli States, ma anche il nome d’arte utilizzato da Elena. Non è un caso, ovviamente: Lost Souls è un disco profondamente americano, che trae linfa vitale dalle radici musicali di quel paese, per raccontare storie di anime perse, storie di sconfitte e di rivincite, di dolori e di riscatti, attraverso il linguaggio del rock, del blues e del folk. Un fiume di emozioni, quello di Lost Souls, che però non scorre placido e tranquillo, ma devia spesso il suo corso, creando anse imprevedibili, deviando in affluenti laterali, gonfiandosi in limacciose rapide.

Ecco, allora, che il lamento blues di Walking By The River, sfuma nei tamburi battenti e nel riff ruvido e scabro che attraversa An Ocean Away, in cui una palpabile tensione rock blues trova nella melodia uncinante il suo inaspettato contrappunto. Ellen ci sa fare, conosce la materia a menadito, ma riscrive uno spartito noto con pathos e originalità. Impossibile, allora, non restare ammaliati dalla malinconia riverberata della splendida title track, o dai languori seducenti di Seahorses, spazzati via dalle scariche elettriche che scuotono la coda strumentale del brano.

Funziona tutto a meraviglia in Lost Souls, sia quando Ellen gioca con la melodia solare della stupefacente Love Won’t Go Anywhere, richiamando alla memoria gli anni ’90 e la miglior Alanis Morissette, sia quando chiude il disco con il folk elettrico e le ritmiche marziali di Starting All Over Again, brano che sigilla un lavoro intenso, dal sapore aspro, eppure segnato da splendide melodie che affiorano, ascolto dopo ascolto, attraverso la scorza ruvida di un suono diretto e senza fronzoli.

Un suono plasmato dalla band che accompagna Ellen, composta di straordinari musicisti che hanno fatto la storia del rock italiano e che si sono prestati ad accompagnare la songwriter modenese in questo riuscito progetto: al basso Antonio Rigo Righetti, che ha curato insieme ad Ellen gli arrangiamenti, Mel Previte alle chitarre e Robby Pellati alla batteria, ovvero l’anima di quel leggendario combo che furono i Rocking Chairs.

Una grande lezione di storia americana raccontata come in pochi nel nostro paese sanno fare. Coraggio, grinta, passione, e una voce incredibilmente intensa.