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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
13/06/2018
U.S. Hard Rock Underground
I caratteri di un "genere" (#4)
Le storie di USHRU sono tutte, quali più quali meno, storie di insuccessi; a volte inevitabili, a volte evidenti, spesso cocenti e dolorosi; alcuni inspiegabili.

Innanzi tutto, il primo e determinante carattere comune dei gruppi di US Hard Rock Underground: l'insuccesso.

Le storie di USHRU sono tutte, quali più quali meno, storie di insuccessi; a volte inevitabili, a volte evidenti, spesso cocenti e dolorosi; alcuni inspiegabili.

Tutti questi ragazzi avevano un sogno; che si è infranto. Niente successo, niente celebrità, niente dollari; addio Hollywood!

I really wish to God I could be a Hollywood Star

Go get'em boy

I'm going to buy you a Diamond

I'm going to buy you a big house

Honey, their ain't nothing money can't buy

I can't believe nobody's loved you

I can't believe nobody's tried

I can't believe we're really living

I can't believe we got to die

(Granicus – Hollywood Star)

Questo spesso significa anche nessuna memoria: così nomi come Rod Prince, Peter Alongi o Gary Justin si sono dispersi nei meandri degli archivi di minuscole case discografiche, anch'esse perse per il ricordo collettivo del mainstream musicale.

Qual è la formula dell'insuccesso? Più facile di quella del suo opposto. La maggior parte dei casi è spiegabile nella terribile accoppiata "cattivo management-deboli idee artistiche"; ma spesso la mala gestione di un gruppo è facilmente in grado di sovrascrivere qualunque valore artistico, come ben dimostrano i casi di Granicus o Third Power.

Così, un tour mal programmato, una promozione disattenta o la mancanza di fiducia nella band (che pur si è messa sotto contratto...) possono vanificare anche ottimo materiale. Ma occorre tenere presente le responsabilità dagli artisti stessi, diventare rockstar non è tutto rose e fiori: occorre perseveranza, disponibilità nell’avere ingaggi da fame in location terrificanti; occorre pazienza e testardaggine. Perseverare anche se le condizioni esterne sono del tutto avverse.

Ridin' down the highway

Goin' to a show

Stop in all the by-ways

Playin' rock 'n' roll

Gettin' robbed

Gettin' stoned

Gettin' beat up

Broken boned

Gettin' had

Gettin' took

I tell you folks

It's harder than it looks

It's a long way to the top

If you wanna rock 'n' roll

[AC/DC - It's A Long Way To The Top (If You Wanna Rock 'n' Roll)]

L'insuccesso è la vera discriminante tra gruppi dominanti come Grand Funk Railroad e Mountain e residuati bellici come Highway Robbery, Mason, Maypole e tanti altri.

Una seconda caratteristica, comprensibilmente derivata dalla precedente, è l'estrema brevità della vita di questi complessi, almeno sul versante discografico. Esistenze effimere, all'ombra di un unico album, due nei casi più fortunati, spesso auto pubblicazioni per etichette di quartiere in qualche remota città del Midwest; distribuzione e reclamizzazione pressoché inesistenti. Nessuna foto, nessun video, scarsi comunicati stampa: quando va bene si pubblica un singolo, poco altro. Anzi molti gruppi nemmeno arrivarono al traguardo di un intero LP, fermandosi dopo un paio di 45 giri: qui sta ancora una buia miniera di gemme nascoste (The Gnarly Beast, Holocaust, Mammoth…).

Sul versante più strettamente musicale, il volume è il comune denominatore sonoro di questi gruppi. I più estroversi lo scrivevano anche sulla cover del disco: “This record was made to be played loud!”. Un volume percepito come una necessità, come una presenza quasi fisica che sta accanto ai musicisti e ai loro strumenti, un volume, che sull'esempio definitivo dei primi Blue Cheer, è uno strumento aggiunto e deve essere mantenuto alto anche negli stereo di casa, pena un handicap nella fruizione di “Mississippi Queen” o “American Woman”.

Pur con le dovute e mirabili eccezioni, i gruppi di USHRUN mettono molta enfasi sulla coppia cantante-chitarrista, l'asse portante di ogni gruppo rock del periodo come già insegnarono Jagger e Richards. Come detto non mancano le eccezioni ma il rapporto voce-chitarra, che è poi il rapporto melodia-riff (cioè la struttura-tipo di moltissime canzoni hard), deve essere determinante.

I love the sound of a guitar playin'...

Yeah

I love the way it makes me feel inside

L'hard rock, salvo rarissimi casi, non è musica per intellettuali. Il che, diciamolo una volta per tutti, non significa che sia cattiva musica né necessariamente cattiva "letteratura”. L'anti-intellettualismo, giocato bene, è un valore di buona importanza. I testi migliori sono quelli che non si vergognano di un sano realismo popolare o quelli che non rinunciano ad una buona dose di autoparodia.

I temi trattati spesso sono facilmente riconducibili a tre grandi categorie che segnano un passaggio importante dalle utopie dei 60 al realismo di 70 e 80: sesso (piuttosto che amore); alcool (piuttosto che droga) e motori (piuttosto che viaggio, tema caro a tutta la beat generation). Certo è una generalizzazione, ma è utile a cogliere al volo ciò di cui stiamo parlando.

Sulla strada non è più importante come scenario della mente, sulla strada è importante esserci.... con la macchina sportiva giusta e la bionda di turno sul sedile davanti!

Nobody gonna take my car

I'm gonna race it to the ground

Nobody gonna beat my car

It's gonna break the speed of sound

Oooh it's a killing machine

It's got everything

Like a driving power big fat tyres

And everything

I love it and I need it

I bleed it yeah it's a wild hurricane

Alright hold tight

I'm a highway star

(Deep Purple – Highway Star)

Sostituendo quasi sistematicamente il sesso all'amore, le tipologie tipiche di canzone in questo ambito diventano quella di "sesso goduto", o comunque esibito come trofeo e di "sesso frustrato"...che è assai comune e spesso si risolve come una tirata rabbiosa e a tratti misogina che sostituisce le eleganti allegorie di tradizione blues con immagini ben più dirette.

L'impatto - perché no? - culturale che un pezzo come “Stairway to Heaven” ebbe sul pubblico americano è difficilmente quantificabile: arpeggi acustici, visioni magiche e suggestive, nessun riferimento sociale e tantomeno politico, assolone elettrico, virtuosistico, epico e finale ruggente: tutti elementi troppo succosi per non tentare i gruppi del college ad una propria personale versione di questo nuovo standard di canzone soft-hard: la ballata hard rock.

Se gli esempi meglio riusciti sono anche pezzi divenuti oggi mitici (Free Bird, Astronomy, Hotel California), questo particolare tipo di brano è diffusissimo anche tra i gruppi minori che non rinunciano alla grandeur zeppeliniana pur non possedendo, nella maggior parte, altrettanto perizia tecnica e produttiva.

Call me Desdinova

Eternal light

These gravely digs of mine

Will surely prove a sight

And don't forget my dog

Fixed and consequent

(Blue Oyster Cult – Astronomy)

Questa mala abitudine può essere considerata come un effetto di un tratto più generico e diffusissimo in tanti gruppi dell’underground: la mancanza di senso della misura. Mancanza di equilibrio, di autocontrollo e autovalutazione Si spiega anche così la tendenza ad inserire nel disco, ad ogni costo, una traccia epica, enorme, mastodontica, legata da qualche lontana discendenza di sangue con In-a-Gadda-da-Vida; in parte risposta ai musicisti progressivi britannici, in parte lontano retaggio di una certa eredità acida.