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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
07/11/2018
Dryewater
Southpaw
Un piccolo LP, cresciuto tra i campi al sole della Nord Carolina senza originalità, magari con non troppa competenza ma a cui non si può volere troppo male.

Prodotto da quattro ragazzi entusiasti, incalliti buonisti che non avrebbero rinunciato ad un “happy end” nemmeno in cambio di un assolone heavy blues, di un riff a cappella di Les Paul o di un urlatore drogato in paranoia da metadone, nonostante una copertina scura ed ectoplasmatica, minimalista ma non foriera di orrori sonori né tristezze cosmiche.

Quello dei Dreywater è un rock governato dal bel timbro del piano elettrico sommato ad una chitarra suonata da un reduce della Baia infatuato di suoni duri ma cresciuto negli ampi spazi collinari degli Appalachi più dolci, quasi avvezzo al country e al folk (ma non ditelo a nessuno). Ballate estive, accordature aperte, ritornelli facili, slanci solistici assai controllati, nessuna bizzarria. Non mancano i momenti di purezza hard come Winterground, rubata agli Uriah Heep e regalata alla sponda più dura di un certo acid-rock senza utopie, ma soprattutto i lunghi minuti di schitarrata conclusiva di After All (I Ain't Sleepy), epilogo southern al tramonto su autostrade percorse da un Dickey Betts analfabeta accompagnato da Quicksilver, Skynyrd e Blackfoot. Nel mezzo: tanti spunti di country n’ roll sincopato alla Creedence, frammenti da 45 giri marca Stones (Trouble), perfino una ridondante liturgia epica grazie a Thunder, un piccolo inno da cantare in coro alla luce degli accendini.

Ciò che resta maggiormente sono canzoni appena dolciastre come Give Yourself Time To Live, ma soprattutto la favola hard-country di Don't Let Her Sleep Too Long, uno di quei pezzi che si ascolta volentieri tre o quattro volte di fila prima di realizzare quanto sia semplice e ripetitivo… eppure ben fatto. E peccato che la batteria fatichi a togliersi di dosso una certa scolastica tendenza all’appiattimento, altrimenti See Them Run o Let Me Take You ne sarebbero saltati fuori ben meglio, anche se quei gridolini alla Immirant Song fanno veramente rabbrividire.

Eppure, ripetiamo… non vogliate troppo male a questi Dreywater. Nessuno li ha mai conosciuti né considerati; loro, che cercavano solo un “happy end” che accontentasse tutti.

 

Polveroso e privo di genialità, Joyson lo classifica come disco R3 e la remota etichetta J.T.B. (label nera a scritte bianche) assicura prezzi elevati: pochissimi gli scambi, tutti compresi tra i 250 e i 450$, troppo per un album di media qualità e scarso interesse collezionistico.

Esiste una ristampa in vinile (Void - 1997) con due inserti (testi e foto) in edizione limitata: al massimo una cinquantina di dollari, ma a questo punto meglio il CD della Radioactive (RRCD 161): tra 8 e 10 euro.

 

Robert Blair - Bass, Vocals          

Richard Drye - Lead Vocals, Guitars       

Shaye Drye - Keyboards, Vocals              

Garland Walker Stidham - Drums