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REVIEWSLE RECENSIONI
19/08/2018
The National
Boxer/Live In Brussels
La scaletta è riproposta pedissequamente, nello stesso ordine in cui viene eseguita nel disco originale, e non c’è nulla che renda la presente reinterpretazione live degna di nota.

Quando il 22 maggio del 2007 esce Boxer, i The National hanno alle spalle più di un lustro di carriera, punteggiato da dischi che li pongono sempre di più al centro dell’attenzione mediatica.

The National, esordio del 2001, Sad Songs For Dirty Lovers, sophomore datato 2003, che contiene Cardinal Song, il primo di tanti gioielli a venire, e soprattutto Alligator (2005), che segna il passaggio alla Beggers Banquet e tratteggia in modo ancora più distintivo il suono della band: la voce semi baritonale di Matt Berninger, le trame raffinate dei chitarristi, i gemelli Aaron e Bryce Dessner, una sezione ritmica dinamica e imprevedibile, testi che evocano letteratura, riferimenti alla new wave e al post punk anni’80, rielaborati però attraverso la filigrana di un cantautorato noir e intimista, e un mood prevalentemente malinconico.

Boxer rappresenta quello che si può chiamare il disco della svolta, una sorta di spartiacque che proietta i The National in una dimensione internazionale, suscita apprezzamenti incondizionati da parte della critica e produce i primi risultati in termini di vendite (e come tutti i grandi classici, Boxer venderà tantissimo anche negli anni a venire).

Un filotto di canzoni memorabili, in bilico tra ballata confessionale (Slow Show, Start A War) e sensazioni new wave pregne di ombroso romanticismo (Mistaken For Strangers, Apartment Story), da tenere stretto vicino al cuore e a cui abbandonarsi quando i propri struggimenti interiori necessitano del calore di una colonna sonora ad hoc.

Questo Boxer/Live In Brussels celebra il decennale dell’uscita del disco, con un concerto tenutosi il 9 novembre dello scorso anno, al Forest National, e la cui registrazione è stata pubblicata in occasione del Record Store Day, e solo successivamente, distribuita attraverso i consueti canali.

Il passatismo o retromania che sta dietro a queste operazioni è ormai un elemento caratterizzante del nuovo millennio; ma se certi recuperi hanno un senso perché arricchiti con materiale inedito o magari resi interessanti da ospitate o riletture acustiche, questo live risulta sostanzialmente inutile. La scaletta è, infatti, riproposta pedissequamente, nello stesso ordine in cui viene eseguita nel disco originale, e non c’è nulla che renda la presente reinterpretazione live degna di nota.

Non stiamo criticando certo un filotto di canzoni che non hanno perso un grammo del proprio peso artistico e della propria bellezza, né si può discutere su un’esecuzione senza sbavature, figlia di una band di professionisti che viaggia con il pilota automatico inserito (anche se la voce di Berninger, da quando il vocalist ha smesso di fumare, ha perso un po' di profondità).

Si discute invece sull’opportunità di un’operazione che sembra avere solo motivazioni commerciali e che, al massimo, potrà rendere felici irriducibili completisti o fan predisposti all’accanimento. Per tutti gli altri, il consiglio è di risparmiare soldi e continuare ad ascoltare l’originale, disco di struggente bellezza, che non ha certo bisogno di questa pleonastica riproposizione.