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REVIEWSLE RECENSIONI
15/10/2018
City Of Thieves
Beast Reality
Consapevoli che questa musica l’abbiamo già ascoltata centinaia di volte e che i City Of Thieves non cambieranno il corso del rock anglosassone, possiamo metterci all’ascolto senza patemi, limitandoci a godere di un filotto di canzoni adrenaliniche e ad alto contenuto di decibel

Beast Reality, prima prova sulla lunga distanza dei City Of Thieves, dopo l’esordio su Ep nel 2015, e il classico disco divisivo, a cui seguirà il consueto strascico di polemiche fra chi ritiene queste operazioni anacronistiche e band come il terzetto londinese sommamente prescindibili, e quanti, invece, tirano un sospiro di sollievo che al mondo ci siano ancora gruppi che si schierano sul lato selvaggio del rock’n’roll, sfoderando chitarre, riff aggressivi e tutto l’inossidabile armamentario hard rock che è stato capace di resistere al logorio del tempo.

I City Of Thieves, e qui ci schieriamo dalla parte dei detrattori, non inventano proprio nulla, e rifanno il verso a band presenti e passate famosissime (Ac/Dc, Free, i primi Guns, Foo Fighters, Black Stone Cherry, etc. etc.), da cui traggono evidente ispirazione, sfiorando talvolta il plagio.

D’altra parte, è anche vero che ormai nessuno inventa più nulla, e sono davvero pochi gli artisti che voltano le spalle al passato, cercando di creare sonorità che, se non proprio originalissime, hanno quanto meno il merito di battere strade poco esplorate.

I tre ragazzi londinesi, e questo è un punto a favore, non fanno mistero delle proprie influenze musicali, e tutto sommato, se proprio passatismo dev’essere, almeno si sono trovati come punti di riferimento gruppi importanti e con una storia e un suono alle spalle di grande qualità.

Di loro, poi, ci mettono la voce graffiante e potente di Jaimie Lailey, che scartavetra le canzoni con ferocia e che, se la band dovesse durare qualche altro anno, diventerà il vero marchio di fabbrica della casa, e un entusiasmo e un’attitudine grezza che, pur non tenendoli lontani da ritornelli di facile presa, evita loro banalità assortite (il brano più orecchiabile è Something Of Nothing, posta a fine scaletta).

Consapevoli che questa musica l’abbiamo già ascoltata centinaia di volte e che i City Of Thieves non cambieranno il corso del rock anglosassone, possiamo metterci all’ascolto senza patemi, limitandoci a godere di un filotto di canzoni adrenaliniche e ad alto contenuto di decibel, che citano, e anche bene, gli Ac/Dc (un brano come Buzzed Up City la famiglia Young se lo sogna da anni) e non hanno altro scopo che farci andare di headbagging finché cervicale vorrà. Se per voi la musica è (anche) questo, i City Of Thieves non vi deluderanno. In fin dei conti, chi si accontenta, gode.