Cerca

Banner 1
logo
Banner 2
SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
03/12/2018
LOmB
Le interviste di Loudd
La crisi dell'industria musicale ha portato a ridimensionare molte cose, locali, tour, formazioni, tutto si riduce sempre più all'osso, concerti in acustico, a volte senza impianto oppure live ospitati in studi di registrazione e sale prove. Uno degli aspetti positivi è invece l'abbattimento dei costi di realizzazione di un disco e il ritorno sulle scene di molti artisti che per motivi differenti avevano abbandonato, nonostante ottime premesse negli anni novanta e agli inizi del 2000.

Tra questi troviamo Giuseppe Lombardo, alias LomB, da Catania, quella città che era più un sobborgo di Chicago o Washington DC e meno una città di provincia italiana o siciliana.

Parliamo degli anni Novanta, periodo in cui nella città etnea erano di casa i migliori artisti americani, gli stessi che passavano poi in tour per Milano, Torino, Bologna o Roma. Parliamo di Shellac e Steve Albini ma anche di Fugazi, No Means No, Wire e molti altri, diversi dei quali hanno avuto come supporter Giuseppe Lombardo in uno dei suoi vari gruppi. Senza dimenticare poi le realtà locali, gli Uzeda su tutti e poi ancora Cesare Basile o Roy Paci. Nomi come Nerve’s Korut, che registrarono anche con la produzione di Don Zientara, l'uomo dietro al mixer nei più classici lavori dei Fugazi e della Dischord, Baffos e altri ancora. Ai più diranno poco ma leggendo questa storia viene voglia di approfondire.

E sarà questo il punto di partenza per questa chiacchierata con Giuseppe Lombardo.

Giuseppe, era davvero un periodo così speciale e unico? Quanto c'è di vero e quanto di mito nella storia della Catania (alternative) rock?

Innanzitutto, grazie per questo spazio! 

Inizio la mia risposta con una piccola precisazione: in realtà non ho mai smesso di suonare, il mio è un prosieguo, non un ritorno. Il mio ultimo disco con la band Zuma è stato prodotto nel 2014 dalla Viceversa Records. LomB nasce dalle ceneri di questo progetto che, ad un certo punto, è entrato in stallo. Dopo il primo disco, Less is More, abbiamo fatto una seconda registrazione con Cesare Basile che si è occupato della produzione artistica. Purtroppo, queste registrazioni sono rimaste in cantiere. Uno dei brani di queste registrazioni è "What Does It Matter" che, essendo prevalentemente farina del mio sacco, ho deciso di registrare nuovamente nel mio disco da solista.

Sono abituato a suonare con altre band e, per quanto io creda che quello che hai detto sulle possibilità e i budget dedicati alla musica sia vero, questo mio progetto acustico non nasce dalla crisi che hai descritto. Nel mio caso, il fatto di suonare con un assetto da cantautore è dettato, da un lato, dall'evoluzione del mio modo di comporre, dall'altro dalle difficoltà legate alla gestione del tempo che a 47 anni (e con un figlio a carico) è completamente mutata rispetto a quella di quando avevo 20 o 30 anni.

Catania è stata un luogo magico per noi 20-30enni che in quegli anni ascoltavamo musica alternativa. Si è detto e scritto di tutto di quel periodo, i giornalisti spesso limitano la loro attenzione ai nomi più noti: Carmen Consoli innanzitutto e poi anche Denovo e Flor (Flor de Mal prima di essere costretti a cambiare nome), nomi e persone che stimo e ammiro che però in questa storia che narri tu, non sono stati così protagonisti. 

A mio avviso l'unico nome che, a tal proposito merita di essere citato, è Uzeda (incisero per la Touch and Go! di Chicago). È stato grazie alla loro determinazione che un gruppo di ragazzi (che chiamammo Rockemergendo) fatto da musicisti poco noti riuscì a confrontarsi con quella parte specifica della scena musicale internazionale. È stato grazie a Giovanna ed Agostino (Uzeda) che Catania ha offerto il palco a nomi quali Shellac, Fugazi, Men or Astroman?, Brainiac, Girls against Boys, Make Up, Lungfish, June of 44, Cat Power, Dirty Three, Trans Am, Warmers, Rachel's, Blonde Redhead (spero di averli citati tutti). Fu grazie alla loro determinazione che venne stabilito un canale di comunicazione fra Catania e le capitali del post-rock americano.

Senza finanziamenti esterni ci proponemmo di realizzare una compilation dal nome "Lapilli" e Don Zientara accettò di occuparsi delle registrazioni del disco insieme a Joey Picuri (il fonico live dei Fugazi). Di quel periodo mi rimasero impresse due cose: Joey Picuri che telefonò a mia madre parlando in italiano con accento improbabile (abitavo ancora con i miei genitori) per complimentarsi della teglia di pasta che aveva preparato (ci dividevamo le cose da portare per le sessioni di registrazione) e Guy Picciotto all'aeroporto che, dopo il live a Catania, ci restituì per intero il cachet del concerto dei Fugazi imponendoci di usare quei soldi per la stampa della compilation che, grazie a questa donazione, fu finalmente partorita.

In realtà c'è anche una terza cosa che ricordo con piacere: una giocata allo 'schiaffo del soldato' fra alcuni di noi musicisti di Catania e i Fugazi. Non c'era gioco: fra di loro lo schiaffo era sempre una batosta terribile, noi invece soffrendo di timore reverenziale facevamo piuttosto delle carezzine. Smettemmo subito!

In quel periodo i Quartered Shadows di Cesare Basile (oggi 2 volte vincitore del premio Tenco) e di Sonia Brex suonavano in Europa i loro due dischi bellissimi e aprivano a Berlino il concerto dei Nirvana.

C'era anche un'altra Catania, non meno importante, quella di Francesco Virlinzi, un giovane imprenditore facoltoso e amico dei REM e di Bruce Springsteen che fondò la Ciclope Records e lanciò Carmen Consoli e i Flor de Mal (straordinari). Questa però è una storia che io ho vissuto da spettatore per questo mi permetto di liquidare con poche parole.

Dopo un lungo silenzio hai deciso di tornare, come solista. Cosa ti ha spinto?

Come ti ho già detto prima il silenzio non è stato così tanto lungo e ti rispondo ribaltando la domanda. Infatti, piuttosto che dire "cosa ti ha spinto" io direi "cosa ti ha fermato". 

La storia è questa. Nessuno degli Zuma (la mia ultima band) credo che sia in grado di darti una risposta certa del motivo per cui abbiamo smesso di suonare. Fatto sta che, in quel periodo, dopo la separazione da mia moglie, non avevo tanto pensato a suonare. È capitato che ho ospitato per qualche giorno a casa mia Carmelo Milea, una persona umile e, credo, sconosciuta a molti di quelli che leggeranno questa intervista. Carmelo è stato un altro personaggio molto importante per quella Catania che hai citato nella prefazione. Ai tempi d'oro della Catania alternativa, quando era attivo il Taxi Driver, uno dei palcoscenici più importanti per la musica alternativa siciliana, Carmelo, in qualità di booker, fu in grado di farci assistere a dei concerti straordinari, Melt Banana, Old Time Relijun, Giant Sand, Calla, Devics, No Means No, Wire, New Wet Kojac, Foetus, Lydia Lunch - solo per citarne alcuni!

Io, che sono una persona timida ed emotiva, avevo già scritto buona parte delle canzoni del disco di LomB solo con lo scopo di placare e gestire le mie emotività attraverso la musica. Una sera, insieme a Carmelo, imbracciata la chitarra ho suonato le canzoni; Carmelo per contro mi ha organizzato un concerto da lì a poco senza neanche chiedermi se fossi interessato a farlo; da questo concerto è iniziata a maturare l'idea di non lasciare che quelle canzoni svanissero nel nulla.

Hai realizzato questo disco praticamente da solo, con la collaborazione di Paolo Messere di Seahorse Recordings. Vuoi raccontarci qualcosa?

È stata una vacanza fra amici. Abbiamo registrato durante le feste di Natale, 25 dicembre e 1° gennaio compresi. Sono stati momenti magici, irripetibili! 

Ascoltando il disco mi sono venuti in mente diversi nomi, da Tom Waits a Leonard Cohen ma anche Howe Gelb, Nick Cave...

Alla lista che hai citato mancano Micah P. Hinson, Timber Timber e Lambchop. Sono i miei nomi preferiti e certamente sono stati predominanti nei periodi di gestazione dell'album.

Questo disco avrà anche un seguito live? Con che formazione?

Sto preparando il concerto in quartetto, ma i brani hanno anche una veste totalmente acustica e scarna in sola chitarra e voce. Probabilmente (e qui la crisi di cui parlavi prima avrà il suo effetto) gireremo in duo in tutte quelle occasioni in cui il budget sarà basso: non mi aspetto cachet alti al primo disco. Mi auguro che il concerto piaccia e che l'affluenza di pubblico ci permetterà in seguito di riuscire a suonare il disco con la band al completo.

Nel testo di presentazione parli di “Cuts”; tagli, come se questo disco contenesse storie e tagli reali. Quanto c'è di autobiografico?

Il disco è tutto e completamente autobiografico, non so scrivere canzoni che parlano di storie che non mi abbiano attraversato. Non ancora.