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MAKING MOVIESAL CINEMA
Euforia
Valeria Golino
2018  (01 Distribution)
DRAMMATICO
all MAKING MOVIES
03/12/2018
Valeria Golino
Euforia
La piazzo subito in apertura la frase forte, la frase che potrebbe far discutere ma a cui credo profondamente: L'ultimo film di Valeria Golino potrebbe averlo scritto e diretto Xavier Dolan.

Non vuole sminuire lei né tanto meno lui, vuole essere un complimento ad entrambi.
Gli elementi sono quelli tipici di Dolan: un protagonista gay e tormentato, la bella vita che nasconde crepe, una famiglia ingombrante da gestire, con cui fare pace, con cui finalmente entrare davvero in contatto attraverso una crescita reciproca, una presa di coscienza.
Si ha tutto questo, con Roma sullo sfondo, con feste luccicanti, installazioni artistiche ad abbellire e prendere spazio, con una sentenza che sembra scritta ma che non viene accettata.
Matteo ha tutto: è bello, ricco, vive in un attico romano da invidia in cui la famiglia che si è costruito -fatta di giovani e belli che ci tengono ad essere tristi- gravita attorno. Vuole e ricerca la perfezione, senza nei.
Ettore non ha più niente: la moglie l'ha lasciata, il figlio non ha voglia di vederlo, un tumore al cervello potrebbe portarlo via in poco tempo. Ma Ettore non lo sa. Della sua salute, della sua vita, ha deciso di occuparsi Matteo, tenendolo all'oscuro di tutto, camuffando visite mediche e pillole, cercando di renderlo parte della sua bella vita, della sua euforia.
Chi sta messo peggio, allora?
Chi non accetta o chi ha rinunciato?
Chi finge o chi è solo stanco?
L'euforia, per quanto contagiosa, è solo l'ennesimo filtro per nascondere quelle crepe.
Questi due fratelli agli opposti interpretati da due attori agli opposti, poco a poco smussano gli angoli, si scornano, sì, ma finiscono per conoscersi, finalmente.
Valerio Mastandrea stropicciato, smunto, è sempre lui, sempre perfetto.
Riccardo Scamarcio è ancor più bello ma soprattutto più bravo del solito: curato, pieno di stile e di incongruenze, di una superficialità in cui si insidia una profondità capace di far perdere l'equilibrio.
Poi c'è l'occhio della Golino, un occhio abituato alla bellezza, che la ricerca sempre, con inquadrature diverse, con l'arte che fa capolino fra pareti e stanze, con scene altamente estetiche ma non per questo vuote.
L'euforia quindi contagia, tra musiche malinconiche e danzerecce, rende divertente pure un viaggio a Medjugorje, rende commovente pure un ballo di Stanlio e Ollio.
Con la complicità di Mastandrea e Scamarcio palpabile davvero, con Roma che si fa complicatamente terza protagonista e con quei personaggi secondari -ma fin là- ad arricchire un racconto fatto di capitoli e di tappe che sono un crescendo.
E tutto finisce per non finire, o meglio, per arrivare ad una chiusura perfetta che fa di Euforia uno dei più bei film dell'anno.
Ecco, la piazzo pure in chiusura una frase forte, una frase che potrebbe far discutere ma a cui credo profondamente.