Cerca

Banner 1
logo
Banner 2
SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
14/12/2018
X Factor 2018
Declinazione dell'ovvio
Negli ultimi anni tocca ammettere che la musica, o almeno quella che ottiene più riconoscimenti, ha avuto un degrado di qualità e composizione senza precedenti, un appiattimento nei contenuti devastante che a suon di trap e canzoni d’amore ha rintontito l’ascoltatore educandolo al culto del brutto.

Che piaccia o no, X-Factor negli ultimi anni è diventato l’evento mediatico musicale più atteso dell’anno. Se una volta tutto l’hype si radunava intorno a Sanremo, da quando il talent è riapprodato su Sky, intorno ad esso si è creata una forma di attesa morbosa dalle alte aspettative, quest’anno abbastanza disattese.

La dodicesima edizione verrà ricordata sicuramente per il clamore generato intorno alla figura di Asia Argento, da sempre piuttosto controversa, che ha visto il pubblico scagliarsi di fronte alla scelta di escluderla, con accuse infondate su una presunta inesperienza in ambito musicale, presto mutata di fronte alla preparazione dimostrata fin dai primi giudizi. Quando tutto sembrava andare per il verso giusto, con una squadra di giudici variegata e tutto sommata pronta, ecco che l’esponente primaria del #metoo cade vittima di una forma di revenge, studiata quasi a tavolino, che la colpisce, infangandone la figura e allontanandola dal tanto sudato tavolo dei giudici che vedranno l’inserimento in corso d’opera di Lodovico Guenzi, componente de “Lo Stato Sociale”.

Il team dei big si spacca, volano polemiche, e Lodo, che sicuramente è emerso più per la sua educazione e gentilezza nei commenti, che per effettive capacità tecniche, si è trovato gettato in un carnaio che a tratti lo ha visto più come un capro espiatorio per un qualcosa di non commesso, che come giudice.

L’edizione di quest’anno, che ha seguito una undicesima rassegna seguitissima per il clamore generato dai Måneskin, che nel panorama italiano hanno rappresentano una inaspettata novità, o comunque una forma di freschezza, è risultata piatta, noiosa, ricca di cliché e momenti al limite della narcolessia, talvolta sollevata da qualche bisticcio costruito forse a tavolino e da una Mara Maionchi, irriverente e unica regina di questo talent.

A livello di concorrenti è stato subito chiaro che il rap, riscoperto, radiofonicamente parlando, da qualche anno, ha avuto la meglio, portando avanti concorrenti molto diversi tra loro ma che hanno ben inquadrato la scena attuale: Anastasio, una vera penna rara che si esprime per una esigenza comunicativa innata; Luna, molto americana e che con la sua capacità di incastrare velocemente le parole ha ricordato, senza però uguagliarla, lo stile di Nicki Minaj; Naomi, voce lirica che si è riadattata anche lei ad uno stile USA senza però portare avanti in parallelo il suo studio classico.

Restano fuori campo i Bowland, merce rarissima in questo momento storico fatto di trap e autotune, che, come volevasi dimostrare, sono stati i primi a saltare nel corso della finale.

Prima di entrare nei dettagli, noi tutti in coro dobbiamo scusarci con David Bowie, qui morto una seconda volta a causa di una esecuzione dei finalisti imbarazzante e al limite del fastidioso di “Heroes”. David, perdonali perché non sanno quello che fanno.

Superata questa copertina, che è stata introdotta dal ricordo doveroso per le vittime di Corinaldo, la serata inizia con un clima tiepido che non vedrà grossi momenti degni di nota.

I numerosi big, da tempo annunciati, sono sembrati un riempitivo all’interno di una rassegna fatta di vuoti, una forma di promozione di album e prossimi tour, una marchetta che, salvo il caso di Mengoni, non ha visto coinvolti i concorrenti.

Il copione ha ricalcato grosso modo gli anni precedenti: un duetto, un medley, l’inedito e lo scontro finale, vinto senza troppo clamore da Anastasio.

Nonostante la piattezza della serata, va però riconosciuto un ruolo importante: X-Factor, volente o nolente, porta in prima serata autori e canzoni che normalmente, vista l’ignoranza uditiva collettiva, nessuno ascolterebbe. Negli ultimi anni tocca ammettere che la musica, o almeno quella che ottiene più riconoscimenti, ha avuto un degrado di qualità e composizione senza precedenti, un appiattimento nei contenuti devastante che a suon di trap e canzoni d’amore ha rintontito l’ascoltatore educandolo al culto del brutto. 

Se da un lato X-Factor ha un ruolo “didattico”, dall’altro permane in ogni caso il concetto dell’ovvio che va avanti e del nuovo che non viene capito. Gli inediti, fatta eccezione per i Bowland ed Anastasio, sono prodotti precofenzionati, estremamente radiofonici, con una quasi totale assenza di composizione testuale. Per quanto dietro a moltissimi interpreti della canzone italiana non si celi una folla di autori, quanto ancora dovremmo accettare il fatto che un cantante non sia autore e compositore dei suoi pezzi? Di voci belle ce ne sono tante, anche troppe. Di voci simili ed intonate il mondo è saturo, ma di cantautori? Silenzio assoluto.

Visto che a termine serata Cattelan, che migliora di anno in anno, ha annunciato che da oggi sono aperte le selezioni per la prossima edizione, vorrei che per una volta il talent più seguito d’Italia proponesse la qualità e non la vendita. Se dobbiamo educare il pubblico, se dobbiamo incuriosire le nuove generazioni, allora facciamolo promuovendo una ricercatezza e diseducando i timpani a basi elettroniche, autotune, testi vuoti e banalità.