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REVIEWSLE RECENSIONI
09/03/2019
Blood Youth
Starve
Se ami tutto il nu metal anni 90-00, impazzisci per Korn e Slipknot ma non disdegni un pizzico dei migliori Sepultura e dei Linkin Park più pesanti, hai trovato la tua nuova band. I Blood Youth hanno tutto ciò che cerchi e ora devi solo immergerti in “Starve”.

Per la serie “date a Cesare quel che è di Cesare”, bisogna ammettere che il nu metal ha plasmato più di qualche animo. Permettendo almeno ad un’intera generazione di sfogare rabbie, frustrazioni, veleni e paure nella magica amalgama di pesanti e strutturati riff di chitarra, bassi violenti, notevoli percussioni e voci che sapevano andare dalle urla più strazianti al cantato pulito più subdolo, mettendo a nudo anche le ferite più profonde. Chi non ha amato visceralmente gli Slipknot, si è immerso nelle paludi dei Korn, si è emozionato con i Linkin Park, si è fatto trascinare nei ritmi vertiginosi dei Sepultura o degli Slayer o si è perso nelle ombre dei Deftones avrà magari passato una giovinezza spensierata, ma non saprà mai quanta oscurità si può trovare nel proprio animo e quanto più forti si può rinascere dopo queste abluzioni purificatrici.

In questo gruppo di ragazzi o giovani adulti disadattati, dalle cicatrici sottopelle e dall’animo più complesso e violento di quanto non sarebbe possibile ammettere, non ci siamo solo io o chi di voi si riconosce in queste parole e ha vissuto lo stesso tipo di ascolti, ma troviamo anche i Blood Youth.

Chi sono i Blood Youth? Quattro ragazzi inglesi di Harrogate, North Yorkshire, che, dopo aver militato per un periodo in altre band, hanno deciso di unire le forze sotto questo nome nel 2014. Dopo due EP (Inside My Head, 2015 e Closure, 2016) e un album di debutto (Beyond Repair, 2017, sempre targato Rude Records), non perdono tempo e danno alle stampe il nuovissimo Starve nel 2019.

Rispetto al precedente Beyond Repair (ottimo disco, catalogabile più nell’alveo dell’hardcore punk che del nu metal), il lavoro svolto dai ragazzi si vede tutto e il cambio di registro è evidente. Con Starve la band non ha solo raggiunto una maggiore complessità e maturità nella struttura musicale e nel songwriting, ma ha realizzato un’evidente virata verso un suono molto più oscuro, pesante e violento, dove il chitarrista Chris Pritchard si ispira massicciamente al nu metal di Korn e Slipknot, mentre il vocalist Kaya Tarsus si rifà ai gruppi hardcore, unendo con incredibile armonia urla crude e a tratti brutali al cantato pulito più frustrato, subdolo e intimo. Risultato? Esplosivo e devastante. Violenza, rabbia e disagio allo stato liquido, da bere tutte d’un fiato.

In meno di un’ora i Blood Youth condensano in Starve il meglio del nu metal degli anni 90-00: quello dei migliori Korn e Slipknot, dei Sepultura prima della sperimentazioni tribali, dei Linkin Park più pesanti e depressi e dei Deftones più ombrosi, e tutto in una curata produzione 2019.

I sintetizzatori oscuri di "{51/50}" aprono alle prime sei tracce, tra cui spiccano le bellissime “Spineless”, “Cut Me Open” e “The Answer” (senza nulla togliere alle ottime “Starve”, “Nerve” e “Waste Away”), mentre i synth di “{stone.tape.theory}” presentano degnamente la violenza della seconda parte dell’album, riassunta nelle brutali “Visitant” e nella subdola “Keep You Alive”. Un viaggio che si conclude negli undici minuti di “Exhale”, dove ogni dolore trova il suo ultimo respiro, per permettere la catarsi del suo ascoltatore.

Atmosfere inquietanti, dense, cupe e immaginari da incubo. Il dolore di una ferita aperta, che teniamo premuta a mani nude mentre ci ritroviamo di notte in una foresta, sentendo latrare i lupi in lontananza. Le allucinazioni che sopraggiungono, le ombre che prendono vita e la paura da combattere, mentre ci si accorge che non si può far altro che accoglierla, per rialzarsi e fronteggiare il buio, emergendone più forti di prima.