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MAKING MOVIESAL CINEMA
Il Colpevole - The Guilty
Gustav Möller
2018  (BIM)
THRILLER
all MAKING MOVIES
27/03/2019
Gustav Möller
Il Colpevole - The Guilty
Un solo protagonista. Cinque interlocutori telefonici. Due casi da seguire e risolvere. Un colpevole inaspettato.

Potremmo chiamarlo il Locke danese, dove al posto di Tom Hardy c'è il granitico Jakob Cedergren. Non si muove in auto cercando di gestire tre crisi diverse, ma è relegato al centralino della polizia, chiamato a gestire le emergenze di chi telefona in cerca di aiuto.
Sembra una serata come le altre, con ubriachi e drogati che chiamano in crisi, con scherzi telefonici da filtrare. Ma Asger sente che c'è qualcosa che non va nella chiamata di Iben, capisce che la donna cerca di non far capire che sta chiamando la polizia e lui deve fare in modo di aiutarla, di trovarla. Si intestardirà su questo caso, sconfinando nelle sue mansioni, nei limiti che gli sono concessi, con i colleghi a riprenderlo, a cercare di rimetterlo al suo posto.
Lui non ci sta, e mentre per primo attende di essere giudicato davanti a un tribunale, farà di tutto per aiutare Iben e la figlia.
La tensione è tutta qui, rinchiusa in uno spazio ristretto. In una scrivania solitaria, in una stanza buia. Con la cuffia a fare da connessione con il mondo esterno, colleghi che lo aiutano, coprono tracce, ascoltano le sue indicazioni.
Asger cerca di rassicurare quella figlia, quella donna e pure se stesso nella sua corsa contro il tempo, mentre il pathos cresce e quel qualcosa che non va, rompe il velo della verità all'improvviso.
E tutto, con una sola telefonata, cambia.
Sembra di rivivere un altro thriller innovativo, nei molti modi che ha un genere per reinventarsi, come già fatto attraverso lo schermo di un computer in Searching.
In soli 85 minuti, con un solo attore ad essere protagonista in scena -i colleghi fanno da sfondo- questo piccolo film danese cattura e si capisce come sia diventato un caso al Sundance prima, a Torino poi.
Si passa sopra una regia e a una fotografia quasi televisiva, ci si concentra sulla storia, sull'interpretazione di Cedergren, su come quando si sanno dosare tempo e ritmo, tutto finisce per convincere appieno.