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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
28/07/2017
Daniel Darc
Cercate il ragazzo DD (Parigi, rock ‘n’ roll, punk, cultura e quasi Jacno)
Atipica parabola quella dei Taxi Girl: tuttora amati e ricercati nelle loro diverse formazioni, ma senza un’antologia completa disponibile e mai ristampati
di Stefano Galli steg-speakerscorner.blogspot.com

“Rockänroll est plus révolutionnaire que la Revolution.

“Rockänroll baise cinéma théâtre littérature peinture”

(Daniel Darc)

 

Quando Daniel Darc (pronuncia “dark” e nel Bel Paese nessuno o quasi mai si è occupato di lui) morì nel 2013[1] a poco meno di 54 anni, scrissi un post commemorativo, dal titolo In Francia si muore da artisti (e si può anche venir riconosciuti come ‘grandi postumi’, sulla morte di molti artisti francesi; concludevo le mie righe con lui e mi allineavo alla causa di morte indicata da Le Monde.

La causa di morte è, in parte, stata rettificata, in quanto in seguito si è evidenziata la circostanza che un edema polmonare avrebbe potuto essere il fattore fatale.

Non avevo però errato nel prevedere un costante interesse per questo personaggio poliedrico e discusso e volendo discutibile, anche al di fuori della musica.

Quattro biografie (di cui una con la forte partecipazione di Darc medesimo: un libro di interviste che doveva finire in un altro modo evidentemente)[2], un album fonografico di studio, Chapelle Sixteen (almeno tre rimandi rock ‘n’ roll significativi nel titolo: Chuck Berry, Johnny Burnette e Iggy Pop) cui egli stava lavorando e contenente anche delle canzoni più o meno “finite” sono stati le prime uscite.

Per quei tre che dopo aver letto prenderanno la briga di verificare i paragoni: se Bashung è nello stile Rue de Verneuil (O di Gainsbarre allo sgabello di un bar del Ritz in Place Vendome) dannunziano di Serge Gainsbourg, Darc è in quello opposto della barba lunga e dei postumi alcoolici sempre di Monsieur Ginzburg: c’è un incontro fra i due epigoni immortalato dalla televisione nel 2004 nella trasmissione Paris Première.

Mi ha colpito un breve periodo, entro un’intervista di circa 37 anni fa (è inclusa in una monumentale raccolta video presente su YouTube “Compilation Taxi Girl – Daniel Darc”) rilasciata da un giovane Darc: “Ho letto Jerry Rubin perché ho letto un articolo di Patrick Eudeline che …”, “se leggo Malraux è grazie al rock”, “se un giorno ho accettato di vedere un film di Godard è perché Patti Smith aveva detto che era splendido”.

E poco dopo: “le punk a été, enfin, la première chose pour la quelle nous étions prêts a mourir”[3].

Familiare, vero? Senza il punk e il rock ‘n’ roll saremmo più ignoranti, noi. Indipendentemente dal titolo di studio (neanche il “bac” per Daniel).

Per gli amanti di Parigi carte postale, si rammenta anche come la città sia considerata da questo Taxi Girl essenzialmente come un terreno di caccia, per attività lecite e non[4].

I Taxi Girl: eh sì, perché la storia comincia con un gruppo di ragazzi (da quintetto a trio per ragioni diverse, inclusa la morte nel 1981 del batterista Pierre Wolfsohn di overdose). che, la storia ormai è nota e ripetuta, per aver concesso dignità anche alle tastiere[5] sono stati subito classificati leggeri, pur essendo di annata 1978.

Daniel si rasoia gli avambracci al Palace, durante il concerto parigino dell’11 dicembre 1979 in cui loro “aprono” per i Talking Heads. Una “ragazzata” a suo dire, ma si tatua a nero l’avambraccio destro salvo la zona della lunga cicatrice.

Sempre in tema di street credibility: “Je portais l’étoile jaune et, à la place de ‘Juif’, je mettais ‘Punk’ dessus. Je portais ça sur scène mais je la portais dans la rue, c’est ça qui me semblait important. C’est facile de porter ce que tu veux sur scène. Mais après? On avait une réputation avec Taxi Girl: on était les seuls qui se changeaient ‘à l’envers’ pour aller sur scène. C’est-à-dire qu’en fait, les autres arrivaient et mettaient des perfectos sur scène… Et puis il sortaient de scène et ensuite, ils remettaient leurs costards, leurs conneries, leur machin… Et nous, c’était le contraire parce qu’on s’habillait rouge / noir parce qu'Alexis était stalinien, ce qui était aussi provoc’. Dès que je sortais de scène je remettais mon perfecto, avec mes badges…” (dall’intervista resa a Lionel Delamotte e pubblicata il 16 febbraio 2004 sul sito Cronic’art (http://www.chronicart.com/digital/daniel-darc-le-garcon-sauvage/).

E poi il peccato di aver avuto successo con “Chercher le garçon”, autentico tube da 300.000 copie del 1980[6], è mortale.

O no? Perché in Francia, le campane sono due (Rivoluzione Francese e Napoleone, porqois pas?), e nella capitale anche di più. È una storia già più volte oggetto di miei schizzi, questa volta sotto quel moniker[7] assolutamente efficace e ambiguo delle “jeunes gens modernes” che si ritiene elaborato dalla rivista Actuel.

Dissento però da François-Xavier Gomez (giornalista di Liberation) che nel 2013 indicava una cesura netta fra queste genti e il punk: come altrove, erano i punk che andavano via appena arrivarono i finti punk.

Punk: tutti “borghesi” secondo il garçon, e Darc oltre a ciò aggiunge che egli era punk quando faceva il roadie per i Guilty Razors e che lo divenne vedendo una foto di copertina ramonesiana, ma senza aver ascoltato l’album che conteneva.

Peraltro Darc rigetta l’etichetta in un concerto del 26 giugno 1979 al Palace, in cui dedica la canzone “Triste cocktail ” a  “tous ceux qui étaient venus voire de jeunes gens modernes et qui se sont trompés” (si cfr. il numero 133 di Best dell’agosto 1979).

“Aussi belle qu’une balle” (1986): un omaggio a Pierre Drieu La Rochelle (da lui letto come Louis-Ferdinand Celine e Roger Nimier; un’altra citazione rochelliana è una canzone solista dal titolo “Le feu follet”) sul riff di “Spanish Bombs” (The Clash), “V2 sur mes souvenirs” (1981 circa): titoli ambivalenti come si legge.

Atipica parabola quella dei Taxi Girl: tuttora amati e ricercati nelle loro diverse formazioni, ma senza un’antologia completa disponibile e mai ristampati[8].

Dopo? Dopo Darc cavalca e striscia da solo (Mirwais, il chitarrista dei Taxi Girl, sfonderà con Madonna nel 2000: strana la vita).

Cantando quasi esclusivamente in lingua francese e non capendo quei Francesi che cantano in Inglese, spesso per cantare insulsaggini senza che ciò sia evidente.

Album d’esordio (dovevano essere solo due canzoni), Sous influence divine, nel 1987 con produzione artistica dell’amico Jacno (membro fondatore degli Stinky Toys) con cui poi romperà i rapporti. E pensare che non solo condivisero più di un mese intero ma (come ricorda Daniel in un documentario dedicato a Monsieur Quillard[9]): entrambi conoscevano a memoria “My Generation” di The Who e “ça suffisait” e che il suo amico e produttore fosse il solo, oltre a lui Daniel, a capire in Francia cosa significhi una chitarra (elettrica) ritmica.

Ma come già osservato da molti, questo e i successivi due sono tutti “dischi” per pochi ascoltatori: e sono 3 in 7 anni o, se si preferisce, tra il secondo e il terzo trascorrono sei anni.

Quindi la vita personale scavalca quella artistica e molto nella seconda si ferma. Fra l’altro, e senza mai nascondere l’evento, Darc sconta qualche settimana di carcerazione preventiva all’inizio del 1990 con l’accusa di spaccio di eroina (di cui notoriamente fa uso anche all’epoca).

Dieci anni senza un album e nel 2004 Crèvecœur che letteralmente vede la sua seconda nascita artistica e gode di buon successo di critica e di pubblico.

Convertitosi al protestantesimo intorno al 2008, in una trasmissione televisiva precisa che più che la religione è dio che gli interessa.

Del 2008 l’album Amours suprêmes[10], nel quale c’è anche lo spazio per un duetto con Bashung … in Inglese.

Ultima fatica musicale[11] da vivo è l’album di studio La Taille de mon âme nel 2011: curioso anello mistico-religioso entro un arco di 24 anni. La copertina è in bianco e nero: mi chiedo se Darc avrebbe scelto il bianco e nero anche per Chapelle sixteen.

2012: disintossicazione dall’alcool, concerti ed evidentemente lavoro di studio non completato.

Daniel Darc in molte occasioni dichiarò che avrebbe voluto essere romanziere (ha scritto racconti, qualche collaborazione giornalistica, traduzioni) e si vocifera di un romanzo incompleto: possibile titolo L’Ange glacé.

Suo album preferito: Berlin di Lou Reed, ovviamente dopo “Elvìs”.

Precisazione: a Daniel Darc come persona preferisco Jacno, punti di vista comunque fra due artisti “too much, too soon”.

 

POST SCRIPTUM

Mi chiedo come Daniel Darc sia durato “altri” 9 anni.

Crèvecœur del 2004 è un album fresco epperò stanco.

Ma soprattutto quei 30 minuti scarsi di filmato (nell’edizione con DVD oppure, più economicamente, sperando in You Tube) mostrano un uomo, con un sorriso ancora e nonostante innocente, “ormai”.

Quattro anni dopo nel filmato che accompagna Amours suprêmes (ancora mi riferisco all’edizione con DVD) gli zigomi sono evidenti e la barba lunga e i ciuffi di capelli ravviati indietro non promettono molto di sereno.

D’ora in poi sono i filmati, anche impeccabili per qualità, del web a restituire un Darc appesantito, stanco dell’esistenza più che del quotidiano vivere, mi pare.

Altrimenti non ci sarebbe da disintossicarsi nel 2012.

Considerazioni personali.

 

[1] Il 28 febbraio, nell’11° arrondissement; era nato nel 14° il 20 maggio 1959. Vero cognome Rozoum.

[2] Rispettivamente: Tout est permis mais tout n’est pas utile che raccoglie le interviste dell’artista con Bertrand Dicale, Daniel Darc, une vie di Christian Eudeline, V2 sur mes souvenirs: a la recherche de Daniel Darc di Pierre Mikaïloff e Daniel Darc une vie fulgurante di Christophe Deniau.

[3] Non traduco data la chiarezza del pensiero, salvo per il sempre difficile da rendere “enfin”, che a me suona nel contesto come “finalmente” ma lascio a ciascuno decidere.

[4] Rinvio anche alla loro canzone “Paris”: “Hé mec ! Mec, comment t’épelles Paris ?/Paris ?/P-A-R-I-S./Non! non, non, non, non! Paris ça s’épelle M-E-R-D-E”.

[5] Un Farfisa secondo Pierre Mikaïloff: si cfr. il suo libro del 2008 Chercher le garçon. Ma con le stesse parole nella premessa al libro di Mikaïloff del 2014 Patrick Eudeline scrive di una tastiera Prophet 5 della Sequential Circuits.

In realtà da fonte diretta avrebbe ragione Mikaïloff quanto a “Chercher le garçon” e Eudeline sul lungo periodo: si vedano le dichiarazioni di Laurent Sinclair (tastierista del gruppo) nel libro V2 sur mes souvenirs: a la recherche de Daniel Darc alle pagine 85 e 86.

[6] Interessante una sua “revisione” dal vivo del 5 gennaio 2007 al programma televisivo Taratata, con Darc accompagnato dai Superbus. Polemiche nei commenti, ma è la “linea gallica” (ignota in Italia) per cui i Bijou nel 1978 e poi gli Starshooter e poi … hanno interpretato Serge Gainsbourg . Domanda: i Superbus sono davvero così lontani dai Prozac +? Domanda senza risposta (chi li conosce i Superbus?).

[7] Ottima la compilation in doppio CD, omonima, realizzata in occasione della mostra dal medesimo titolo dedicata a quella scena apres-punk.

[8] Le edizioni in CD hanno dei prezzi stellari, mentre un doppio CD antologico arrivò nel 2003 fino ad essere preordinabile e poi l’uscita fu cancellata.

[9] Jacno, un héros français. Del senno di poi non si fa nulla, ma forse è un peccato che non abbiamo collaborato più e, forse coerentemente, Darc non partecipò all’album tributo per Jacno (deceduto il 6 novembre 2009, dopo lunga malattia) intitolato Future.

[10] John Coltrane anyone?

[11] Per la miriade di collaborazioni rivolgersi altrove, ma sappiate che in una vecchia antologia, Le Meilleur de Daniel Darc, si trova anche la sua versione di “She’s So Untouchable” di Johnny Thunders.