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REVIEWSLE RECENSIONI
20/06/2019
Clever Square
Clever Square
È un disco uscito ad aprile ma, ancora una volta, non è un problema: nella frenesia di avere tutto e subito, di esprimere un giudizio da tramandare ai posteri dopo pochi distratti ascolti, la cosa più bella che possa succedere è di riuscire a prendersi un po’ di tempo per immergersi in un lavoro che sarebbe stato davvero un peccato liquidare in maniera sbrigativa.

I ravennati Clever Square non li si vedeva dal 2015, dai tempi di “Nude Cavalcade”, che aveva in qualche modo dato loro una visibilità fino ad allora inedita. Poi c’era stato lo scioglimento e la lunga pausa tanto che, sono pronto a scommettere, in molti se li erano già dimenticati.

Invece, è successo che la voglia di suonare, di scrivere canzoni, ha prevalso sulle difficoltà di tenere assieme un gruppo. Recuperato un nuovo nucleo di musicisti, stretti attorno alla figura di Francesco Lima, che ha avuto un ruolo fondamentale nel processo di arrangiamento dei brani, firmando una inedita collaborazione con la Bronson Recordings, Giacomo d’Attorre ha ridato vita ai Clever Square e lo ha fatto nella maniera migliore, producendo un mezzo capolavoro. Non c’è un titolo, solo il nome del gruppo in copertina ed una foto del suo mastermind mezzo nascosta da un intrico di vegetazione. È un volersi mostrare e allo stesso tempo un rimanere parzialmente nascosti, un ribadire la propria identità mentre si sottolineano alcuni importanti cambiamenti.

All’interno, tutto ciò che era lecito aspettarsi e molto di più. Le coordinate stilistiche sono le stesse: Indie Rock all’ennesima potenza, a metà strada tra la proposta delle College Radio che fecero la fortuna dei R.E.M all’inizio degli anni ’80 e l’irruente gusto melodico di un Bob Pollard (lo stesso Giacomo non nasconde che i Guided By Voices siano uno dei suoi gruppi preferiti). In mezzo, tantissime chitarre e tantissime melodie, racchiuse in dodici brani meravigliosamente costruiti, dove ogni particolare, dagli arrangiamenti alle melodie vocali, è parte di un insieme coerente, che denota un salto di qualità come quasi mai è dato di vedere, in una band che sta lontana dalle scene per così tanto tempo e che, oltretutto, cambia la quasi totalità della line up.

C’è sicuramente tanto del lavoro di Marco Giudici, l’altra metà di Any Other: lui e Giacomo sono amici di vecchia data e questa collaborazione ha dato frutti importanti, fornendo un equilibrio tra i vari strumenti ed un calore di suono veramente notevole e dando al tutto un’impronta grezza ma allo stesso tempo estremamente curata. E poi c’è la scrittura di Giacomo, mai così a fuoco, che racconta i suoi ultimi non facilissimi anni, utilizzando un linguaggio scarno ma estremamente incisivo, dove non si decodifica granché, ma dove si percepisce nettamente che c’è stata una battaglia, che è stata difficile ma che alla fine è stata vinta.

Sono tutti potenziali singoli, canzoni semplici e aperte ma non per questo tranquillizzanti, gioielli di Rock alternativo come davvero molto raramente è dato di sentire. Selezionare una traccia piuttosto che un’altra sarebbe un’ingiustizia, considerato anche che, nonostante siano episodi tutti perfettamente indipendenti, si tratta di un disco che può essere goduto appieno solo se ascoltato dall’inizio alla fine.

Non fa comunque male segnalare “Cringe”, primo singolo estratto e primo video, che è un po’ la sintesi del suono dei Clever Square, utile anche solo se volete farvi un’idea. E poi “Avocado Phishing”, una sorta di ballata un poco ironica e un poco meditativa, impreziosita dal controcanto di Adele Nigro e da un bellissimo inserto del suo sax, che arriva proprio nel finale ad aggiungere un nuovo colore.

Oppure la dolcissima “To Spoon Feed You”, unica composizione suonata al piano, diversa dal resto eppure estremamente affascinante.

Inutile girarci attorno: questo sarà uno dei miei dischi dell’anno, con tutta probabilità. Ed è anche abbastanza ironico che una delle migliori declinazioni di un genere che è prima di tutto americano, provenga dall’Italia, un paese dove bene o male è sempre andato di moda tutt’altro. Eppure, i Clever Square oggi possono permettersi di stare alla pari con tutti, ovunque, e di andare a nutrire il piccolo gruppo dei nostri connazionali, dai Be Forest, ai Soviet Soviet, ad Any Other, che portano con successo all’estero la musica del nostro paese. Se vi piace un certo tipo di sonorità non fateveli sfuggire, sarebbe davvero un grosso errore.


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