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THE BOOKSTORECARTA CANTA
Texas Blues
Attica Locke
2019  (Bompiani)
LIBRI E ALTRE STORIE
8/10
all THE BOOKSTORE
06/08/2019
Attica Locke
Texas Blues
La scrittrice texana Attica Locke, qui alla sua quinta prova, non si limita a tratteggiare una solida storia noir, ma dipinge semmai un appassionato affresco della propria terra

Lark è una manciata di case a ridosso delle paludi, una cittadina dimenticata dal tempo e dal progresso. È tagliata in due dalla Highway 59: di qua c'è la tavola calda di Geneva Sweet, dove servono limonata dolcissima e pesce gatto fritto da mangiare seduti al bancone insieme a neri che in altri locali verrebbero cacciati; di là c'è una grande casa in perfetto ordine, tetto a cupola e staccionata bianca intorno, la dimora dei Jefferson, la famiglia più potente della zona. Come accade spesso nel Texas orientale, solo pochi metri separano mondi molto lontani. Un giorno due corpi affiorano dal bayou: erano un avvocato di colore di mezza età arrivato da Chicago e una giovane donna bianca del posto. In apparenza un caso già chiuso, l'ennesimo crimine a sfondo razziale che tutti dimenticheranno presto. Ma Darren Mathews, appena arrivato a Lark, capisce in fretta che niente è come sembra, lui che incarna una suprema contraddizione: un ranger nero che deve difendere la legge e dalla legge difendersi.

 

Un ranger texano sospeso dal servizio e dedito all’alcol, un moglie in cerca di verità, due omicidi apparentemente collegati, una chitarra da restituire in nome di un’antica amicizia, una cittadina situata nel buco del culo del Texas, la fratellanza ariana, il bayou, il pesce gatto fritto, il bourbon, la birra ghiacciata.

Questi sono gli elementi che compongono Texas Blues, un romanzo che ha le sembianze del poliziesco, che intriga grazie a un ottimo ritmo, a un susseguirsi di colpi di scena e un finale, ulteriore alla risoluzione del caso, davvero inaspettato.

In realtà, la scrittrice texana Attica Locke, qui alla sua quinta prova, non si limita a tratteggiare una solida storia noir, ma dipinge semmai un appassionato affresco della propria terra. Un luogo, come diceva Joe Lansdale, che è soprattutto “uno stato mentale”, crocevia di disarmanti contraddizioni, dove tutto è bianco o nero, ricchezza smisurata e povertà assoluta, modernità e inveterate tradizioni, razzismo geneticamente radicato e lotta per conquistare e affermare la propria dignità di essere umano. Ma anche una terra che evoca ricordi, che crea legami indissolubili, che mescola il sangue in amori impossibili, che commuove di fronte all’aspra bellezza del paesaggio.

La prosa della Locke è asciutta e diretta, eppure è attraversata da momenti di quell’appassionato lirismo di chi, pur consapevole del mondo spietato in cui è cresciuto, non smette, nemmeno per un istante, di amarlo.

A far da colonna sonora al romanzo è, come intuibile dal titolo, il blues: non solo una musica, ma il canto di un aedo che narra l’epica di tante vite ai margini, a cui (forse) solo l’amore saprà dare redenzione.

 

 


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