Cerca

Banner 1
logo
Banner 2
SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
05/09/2017
I banalizzatori di Marilyn Monroe e James Dean
Il fascino dell’incidente stradale
Ecco, per questo tipo di morbosa – peraltro superficiale e temporanea – fascinazione collettiva provo un serio fastidio ogni volta che è buttato in pasto al pubblico uno di questi due grandi attori.
di Stefano Galli steg-speakerscorner.blogspot.com

Premessa: mia madre è una appassionata di Marilyn Monroe, ma la sua collezione è costituita da ciò che io le ho regalato nel corso di ormai sei lustri e più. Quindi, di riflesso, qualcosa della carriera e della vita di Norma Jeane Mortenson (o Baker p Gifford) conosco.

Io, invece, ebbi l’illuminazione[1] con la visione di una copia sgangherata di Gioventù Bruciata (ovvero Rebel Without A Cause) al Salone Pierlombardo (un teatro) di Milano intorno al 1975: non è difficile fare una rassegna su James Byron[2] Dean, solo tre film da protagonista.

Ma bastava: quel tipo con l’ala del colletto della camicia sollevata al commissariato, quel tipo che contro ogni aspettativa aveva vinto la “chicken run”[3], quel tipo che riesce a mettersi con Judy (Natalie Wood)[4], e quel tipo che – lui, Jim Stark nel film, outsider – tiene sotto la sua ala protettiva, vana, l’ancor più outsider Plato (Sal Mineo). Entrano tutti e tutto dentro questi tre personaggi, ma soprattutto si staglia “Jimmy” Dean.

Pensare che volevo scrivere un post su entrambi, dunque con egual peso, ma: “Peter Pan lives again in Rebel” dichiara Stewart Stern (lo sceneggiatore) in un bel documentario dedicato appunto a quel film. Ed ecco che diviene difficile essere quantitativamente equi nelle parole, pur non dedicandomi solo a Dean.

Solo i fan, dell’una o dell’altro, sanno che Marilyn Monroe fu “mascherina” ad una prima di beneficienza di East Of Eden nel marzo del 1955.

Ma non si piacevano per nulla, o almeno così si dice secondo le fonti più accreditate[5].

Nessuno dei due ottenne, vivo o morto, un Academy Award.

Leggenda vuole che un Elvis Presley giovane facesse ascoltare al telefono un demo di “Hound Dog” a James Dean.

Marilyn, “ovviamente”, vive da qualche parte con Elvis: del resto lui scelse di sparire proprio 15 anni dopo di lei. Altro che morti!

Marilyn Monroe ha avuto una carriera articolata, superficialmente parrebbe aver avuto, come ha, un’attenzione maggiore e più costante – libri su di lei si trovano anche dopo qualche anno dalla loro pubblicazione – di James Dean, il quale invece sembra ben più oscuro.

Ma è proprio così? Non credo. Grato se un serio estimatore di Marilyn Monroe vorrà smentirmi: apprenderò qualcosa.

Per entrambi vige “la regola dell’incidente stradale”: molti li adorano per quel malsano fascino che sul pubblico hanno il sangue e le membra ferite di un incidente stradale: tutti a guardare i corpi o “almeno” le macchie di sangue o i profili di gesso sull’asfalto, tanto loro, il pubblico dei curiosi, tornano a casa intatti[6].

In banalizzazione estrema, Marilyn Monroe e James Dean diventano dei casi clinici. Loro, e non i rispettivi estimatori, sono i malati.

Evidentemente non solo detta conclusione è sbagliata, ma nemmeno aiuta a combattere le proprie patologie. Certo meglio cullarsi con questa illusione in cui lo squallore umano è riversato su idoli enormi che possono anche in mortem reggere ciò che la persona media sembra non poter fare.

Ecco, per questo tipo di morbosa – peraltro superficiale e temporanea – fascinazione collettiva provo un serio fastidio ogni volta che è buttato in pasto al pubblico uno di questi due grandi attori.

Il tutto è aggravato da quel senno di poi fatto di “se”, in cui si vedono gli invecchiamenti grotteschi, a colpi di grafica elettronica e niente altro, di certe fotografie di scena che nulla dicono, anche, sul reale aspetto del soggetto ritrattato all’epoca della posa.

Ciò perché nessuno si preoccupa di approfondire.

Ed allora, non solo nessuno riflette sul caso che conduce la mente nel casting dei film[7], onde delle rispettive carriere “possibili” è inutile fantasticare. Ma soprattutto perché non pensare a Marilyn Monroe in età matura autrice di libri e a James Dean quarantenne regista (per esempio di quella riduzione cinematografica de Le Petit Prince di Antoine de Saint-Exupéry, su cui Orson Welles arrivò a scrivere una sceneggiatura)?

 

[1] Mi sarebbe piaciuto usare il termine epifania, ma è abusato.

[2] Io credo, perché mi piace pensarlo, che sua madre davvero scelse il secondo nome in omaggio al poeta, politico e avventuriero inglese George Gordon Byron.

[3] In Italiano diviene “la corsa del coniglio”.

[4] Nella realtà lei aveva – dopo essere stata scelta – una relazione con il regista, ed era minorenne, pur essendo legata sentimentalmente a Dennis Hopper.

[5] Se James Dean fu innamorato della mora ma dolce Anna Maria Pierangeli, ebbe un flirt con una androgina e giovanissima Ursula Andress, probabilmente fu molto vicino alla gotica Maila Nurmi (aka Vampira), che la Monroe non fosse, comunque, il suo tipo di donna è più che verosimile.

[6] Qualcuno ha definito la morte di James Dean suicidio “da distrazione”, ritenendo dunque che tre su quattro (gli altri due sono Montgomery Clift e Marlon Brando, solo l’ultimo non morto prematuramente) dei migliori allievi dell’Actors’ Studio si siano tolti la vita.

[7] Andò male il provino di Marlon Brando, diversi anni prima, per il ruolo di Jim Stark; andò male anche a Paul Newman indicato fra i possibili interpreti di Cal in East Of Eden (Newman poi “sostituì” il defunto Dean in Somebody Up There Likes Me, ironia della sorte con la Pierangeli, intanto sposata nel 1954 – spezzando il cuore a Jimmy? – ad un italoamericano, al suo fianco).