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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
Hello, I Love You
The Doors
1968  (Elektra)
CLASSIC ROCK
all TRACKS
05/10/2017
The Doors
Hello, I Love You
La canzone non sembra certo una bomba molotov come altre scritte dalla band, ed è priva, inoltre, di quel mood dannato che aveva marchiato a fuoco il primo album e il suo seguito. Lo scopo, però, viene raggiunto in pieno...

Quando a inizio 1967 esce The Doors, Jim Morrison e soci sono travolti da un successo tanto planetario quanto inaspettato. Nessuno, infatti, avrebbe mai pensato che quella miscela esplosiva di poesia e sesso, di musica e sciamaniche allucinazioni, potesse piacere così tanto e creare quell’incredibile clamore mediatico. Merito di Morrison, certo, che è bello come un dio greco e che possiede, quindi, le fisic du role per interpretare al meglio le disinibite pulsioni (sessuali e non) dell’epoca. Il disco, però, contiene anche un filotto di canzoni memorabili (Light My Fire, Break On Through, Soul Kitchen, e The End, rivisitazione in acido del mito di Edipo), che porta i Doors in giro per il mondo in un massacrante tour, che che ne amplifica a dismisura il mito. Quando la band rientra a Los Angeles, i dirigenti dell’Elektra, la casa discografica che li tiene sotto contratto, capiscono che bisogna battere il ferro finché è caldo e pretendono immediatamente un nuovo full lenght (che si intitolerà Strange Days) e, soprattutto, una nuova Light My Fire. Di materiale inedito, però, è rimasto ben poco e i quattro si ritrovano a comporre direttamente in sala di registrazione. Sfornano un paio di grandi canzoni (When The Music’s Over e Moonlight Drive), ma il singolo spacca classifica tarda ad arrivare, e quando arriva, è People Are Strange, si ferma al dodicesimo posto. Morrison, peraltro, è sempre più in balia dell'alcol e delle droghe, e dà sfogo al peggio del proprio delirio di onnipotenza, cercando di convincere compagni e produzione a riempire l’intera facciata B dell’album con il suo poema, Celebration Of The Lizard. Il clima si fa tesissimo, l’Elektra è sul punto di stracciare il contratto e Densmore, stufo del protagonismo del cantante, viene trattenuto a fatica mentre cerca di aggredire fisicamente Morrison. Il nervosismo si placa solo quando Morrison, rovistando nei propri cassetti, rinviene un nastro registrato nel 1965 contenente una canzone che potrebbe essere utilizzata come singolo trainante del disco in lavorazione. Il brano s’intitola Hello I Love You, Want To Tell Me Your Name e Jim la scrisse sulla spiaggia di Venice, dopo aver visto passare una bellissima ragazza di colore, che nel testo viene descritta come Queen Of Angels. I quattro, quindi, si mettono, al lavoro, accorciano il titolo e rifiniscono gli arrangiamenti. La canzone non sembra certo una bomba molotov come altre scritte dalla band, ed è priva, inoltre, di quel mood dannato che aveva marchiato a fuoco il primo album e il suo seguito. Lo scopo, però, viene raggiunto in pieno, perché Hello, I Love You scala le classifiche e nel 1968 si piazza al primo  posto delle charts americane (per l’ultima volta nella carriera dei Doors ), trainando nelle vendite anche un album, francamente non eccelso, come Waiting For The Sun. Cosa nasconde, in realtà, questo ultimo eclatante successo? Intanto, il brano prende in prestito l’effetto di chitarra utilizzato da Clapton in Sunshine Of Your Love dei Cream. Poco male, direte voi, sono solo sfumature, non è un furto. Vero. A prescindere dal suono, però, il plagio c’è davvero. Quella canzone che Jim millantava sua, infatti, l’avevano già scritta nel 1964 gli inglesissimi Kinks e si intitolava All Day And All Of The Night. Anche un sordo, infatti si accorgerebbe che i due riff coincidono. Insomma, una scopiazzatura niente male per un gruppo che in un paio di anni era sul punto di cambiare il mondo a colpi di hit, ma che in un batter d’occhio mostrò tutti i limiti di un’ispirazione già in cassa integrazione, ancor prima di affacciarsi al nuovo decennio.