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MAKING MOVIESAL CINEMA
20th Century Women
Mike Mills
2016  (Annapurna Pictures, Archer Gray, Modern People)
COMMEDIA
all MAKING MOVIES
06/10/2017
Mike Mills
20th Century Women
20th Century Woman non è però solo un film sull'educazione, sulla crescita di Jamie, ma è soprattutto un film corale, attraverso il quale conosciamo meglio quelle donne che lo circondano

Dorothea è una madre negli anni '70 che il suo unico figlio l'ha avuto tardi. Con il marito, non vive più, divide la sua grande casa in via di ristrutturazione con altri due inquilini e cerca, come può, di crescere quel figlio ormai adolescente, in preda ai silenzi e ai turbamenti di ogni adolescente.
Julie è la migliore amica di quel figlio, ribelle, si concede spesso e volentieri agli altri ma non a lui, facendo così fronte a una madre psicologa che cerca di incasellarla.
Abbie è un'artista, una fotografa, una senza legami, che sfoga attraverso la musica -il punk nella fattispecie- la sua rabbia e la sua paura per quel cancro alla cervice che le hanno diagnosticato.
William, di poche parole, di gesti romantici, si occupa di quella casa, ristrutturandola pezzo dopo pezzo, con amore e dedizione.
Jamie, infine, è quel figlio che viene cresciuto non solo da una madre preoccupata, ma da tutti gli inquilini della sua casa, in un patto che non è più segreto, e che cerca di prepararlo al mondo.
Siamo nella soleggiata Santa Barbara, siamo nei rivoltosi anni '70, alla loro fine, e Jamie per crescere bene, verrà introdotto alla musica punk, verrà influenzato dalla cultura femminista, leggendone i libri più noti, studiando per bene l'orgasmo femminile.
Jamie, in quella casa, avrà più madri e più insegnanti, e questo lo porterà a distaccarsi da quella madre con cui è sempre stato, più impegnata nella teoria dell'educazione che non nella pratica dei sentimenti.
20th Century Woman non è però solo un film sull'educazione, sulla crescita di quel figlio, di Jamie, è soprattutto un film corale, e con la scusa di educare Jamie, conosciamo meglio quelle donne che lo circondano, i loro pregi come i loro difetti, il loro essere dei "tipi" all'interno di una società che non è poi così cambiata.
Mike Mills, questo film corale, lo dirige al suo meglio.
Lui, autore di quel piccolo capolavoro che è stato Beginners (2011), torna dietro la macchina da presa e lo fa con la stessa grazia, con la stessa vena ironica, tra colori pastello, fotografia solare (che dà il suo meglio al notturno, però -vedi la scena nel parco illuminata solo dai flash della macchina fotografica), e abiti da copiare.
Così, la voce fuori campo, è un piacere, così, quelle poesie, quei testi, fanno da contrappunto a una sceneggiatura che scorre liscia, tra emozioni e divertimento.
C'è spazio per la musica, tra punk e new wave, c'è spazio per la ribellione, per l'arte, per il sesso, per l'amore, ovviamente.
In tutto questo, si muovono tre donne diverse, bellissime e bravissime come Annette Bening (che una nomination agli Oscar l'avrebbe sicuramente meritata), come Greta Gerwig, sempre splendida, sempre in parte, e come Elle Fanning, che cresce un gran bene e che qui è forse ancora più affascinante che in Neon Demon (Nicolas Winding Refn, 2016).
Poi, sì, ci sono loro, il bel Billy Crudup e il quasi esordiente Lucas Jade Zumann.
Il finale, forse un po' troppo accelerato, forse un po' troppo riassuntivo e lieto, non rovina una narrazione fluida e genuina, che assomigliano -e sono- vere e proprie lettere d'amore a chi, nel bene e nel male, c'ha cresciuto.