Quando dici The Impressions pensi a Curtis Mayfield, ma anche a Leroy Hutson, colui che lo sostituì alla guida del gruppo. Ma prima di vedere quale fu il contributo che Hutson diede alla band chicagoana, facciamo un passo indietro: The Impressions è bene ricordarlo, sono stati un monumento della musica soul, dapprima con Jerry Butler alla conduzione, per poi essere comandati da quel mostro sacro di Curtis Mayfield, che sostituì Butler quando questi si dedicò alla carriera solista. Le origini della band datano al 1957, quando ancora si chiamavano “The Roosters” e facevano doo-wop; solo successivamente divennero “Jerry Butler And The Impressions” per poi assumere la denominazione definitiva nel 1961. “For Your Precious Love”, “Gipsy Woman”, “It’s All Right”, “Keep On Pushing” e “People Get Ready”, questi i titoli usciti dalla penna di Mayfield che fecero diventare The Impressions un punto di riferimento della musica black e fonte di ispirazione per artisti che si dilettavano con lo ska e il rocksteady e pure del calibro di Bob Marley, che più di una volta ha riconosciuto l’influenza della band nella sua musica, al punto da modellare le armonie vocali dei Wailers secondo lo stile degli Impressions.
Mayfield rimarrà nella band fino al 1970 e dopo l’uscita di “Check Out Your Mind” andrà a raccogliere onori e gloria come solista; “Superfly” fu il primo lascito di uno dei più grandi musicisti del secolo trascorso. Non rinunciò però a scrivere per la band e quando Hutson nel 1971 gli subentrò come leader, un nuovo album era già pronto: “Times Have Changed”. Album del 1972, sfortunato quanto bellissimo, è ancora intriso del sound di Mayfield il quale scrisse sette degli otto brani presenti ed è accreditato anche nella produzione. Hutson prestò la propria voce insieme a Fred Cash e a Sam Gooden, gli altri Impressions, e arrangiò “Inner City Blues” di Marvin Gaye dandone una versione più tirata e funkeggiante dell’originale. “Times Have Changed” è pregno degli umori di quel periodo, quindi opera che va a scavare nel sociale e nel politico e fu forse anche questa una delle cause per cui fu un mezzo fallimento nelle vendite, cosa che porterà Hutson all’abbandono dopo solo due anni.
L’album si apre con “Stop The War” con alla voce Fred Cash, brano urgente e potente dall’inconfondibile mood chitarristico di Mayfield, appena il tempo di prenderci una pausa con la title-track, canzone elegante che viaggia sulla morbidezza ecco arrivare la già citata “Inner City Blues”, un cambio di ritmo dalla versione originale tanto da renderla più rude nonostante la maggior presenza di archi rispetto all’originale di Gaye. “Our Love Goes On And On” ci ricorda che Mayfield è stato un grande compositore di musiche da film e questa infatti sarà donata a Gladys Knight per la Ost di “Claudine”, brano da montagne russe, massiccio, che va su e giù per le scale armoniche. “Potent Love” è il pezzo migliore di tutto il disco, singolo mancato, attacca con le percussioni per poi agganciarsi al basso e agli strumenti ad archi, all’inconfondibile chitarra wah-wah, e al falsetto di Hutson supportato dagli altri due cantanti; è la classica canzone che gira intorno a se stessa senza avere apparente destinazione, come una jam infinita da cui non riesci a staccarti. “I Need To Belong To Someone” è la classica ballad in stile Motown, molto somigliante a “People Get Ready”, e sempre in direzione ballad va il brano seguente “This Love For Real” impreziosito ancora dalla voce di Hutson; il pezzo finale, “Love Me”, farebbe invece la sua bella figura in una serata Northern Soul, ritmo incalzante e voce implorante del cantante, fiati a rimarcare gli hook e i violini a ricamarci sopra: stupendo.
In conclusione "Time Have Changed" è un capolavoro che merita di essere riscoperto.