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THE BOOKSTORECARTA CANTA
La Camera Azzurra
George Simenon
(Adelphi Edizioni)
LIBRI E ALTRE STORIE
8/10
all THE BOOKSTORE
16/07/2017
George Simenon
La Camera Azzurra

"Sei così bello" gli aveva detto un giorno Andrée "che mi piacerebbe fare l'amore con te davanti a tutti...". Quella volta Tony aveva avuto un sorriso da maschio soddisfatto: perché era ancora soltanto un gioco, perché mai nessuna donna gli aveva dato più piacere di lei. Solo quando il marito di Andrée era morto in circostanze non del tutto chiare, e Tony aveva ricevuto da lei il primo di quei brevi, sinistri biglietti anonimi, solo allora aveva capito, e aveva cominciato ad avere paura. Ancora una volta, nel suo stile asciutto e rapido Simenon racconta la storia di una passione divorante e assoluta, che non indietreggia nemmeno di fronte al crimine. Anzi, lo ripete.

 

 

Non solo Maigret. La Camera Azzurra, pubblicato da Simenon nel 1964, rientra fra le opere che lo stesso autore belga definiva “romanzi romanzi”, come a voler prendere le distanze dalla saga del famoso commissario e affermarne una diversa, e superiore, valenza artistica. Maigret qui non compare, eppure i tratti distintivi della scrittura di Simenon restano immutati. In primo luogo, l’intreccio noir che avvolge fra le sue spire i personaggi del libro in un triangolo amoroso che, in realtà, nasconde ben altro. Permane anche quella che la critica definisce “la borghesizzazione del racconto giallo”: i toni sono dimessi, non vi è nessuna spettacolarizzazione nella rappresentazione della realtà e nell’intreccio noir, e la prosa, lucida e asciutta, si concentra su personaggi, le cui vite di piccolo cabotaggio sono lo spunto per cogliere la vicenda umana che si cela dietro un volto (e che conduce al delitto). Non importa a Simenon il “Chi è stato?” del giallo classico; ciò che davvero interessa al romanziere belga è la domanda: “perché?”. Ecco il motivo di un intreccio calibrato come un meccanismo perfetto, che non si nutre di colpi di scena o di ritmi adrenalinici, ma che, invece, conduce il lettore alla soluzione finale, scandagliando l’anima e la psicologia dei protagonisti. In questo senso, Simenon, non ha bisogno di una prosa fluente, non utilizza artifici letterari e tiene sotto controllo l’utilizzo delle subordinate. La scrittura è, cioè, metodo d’indagine: lucida, semplice, razionale. Attenzione, però, perché se all’apparenza la prosa di Simenon può apparire fin troppo asciutta, in realtà nasconde una maniacale attenzione nella scelte della parole, nessuna delle quali è utilizzata a casaccio, tutte, invece, risultano decisive. Ed è straordinario come al padre di Maigret bastino tre righe per descrivere, indelebilmente ai nostri occhi, un paesaggio, o una sola riga per tratteggiare definitivamente un carattere, una personalità, un’ indole. La Camera Azzurra, che si svolge non a Parigi, ma nella provincia francese (ambientazione prediletta da Simenon e chiave per indagare anche sull’ipocrisia di una società bigotta e arida), si sviluppa in centocinquanta pagine in cui passato, presente e futuro sono uniti indissolubilmente, come se il tempo della narrazione, nonostante i continui flash back, fosse unico. In questo, soprattutto, sta la maestria di Simenon, capace di dipanare il filo della matassa, laddove un’altra penna avrebbe solo confuso il lettore. La verità si scoprirà solo all’ultima pagina. Tuttavia, poco importa sapere chi ha ucciso chi: chiudendo il libro, i tre protagonisti del romanzo (il marito, la moglie, l’amante di lui), sono seduti a fianco a noi. Ne conosciamo la vita, ne riconosciamo i tratti somatici, li percepiamo nel profondo delle loro anime. E’ il miracolo di Simenon: raccontare un delitto per raccontare l’uomo.