Musica e letteratura hanno sempre prodotto connubi interessanti, sia che fosse un musicista a ispirarsi alle pagine di un libro (uno per tutti, Rufus Wainwright e la sua rilettura dei sonetti di Shakespeare) sia che la musica fosse protagonista o elemento narrativo di un romanzo (e qui, potremmo riempirci un’intera libreria).
Più raro, invece, che un musicista e uno scrittore si trovino a collaborare sul campo, come succede in questo Reasons To Stay Alive, frutto degli sforzi congiunti di Andy Burrows, songwriter e polistrumentista britannico, noto anche per aver suonato la batteria nei Razorlight e nei We Are Scentist, e Matt Haig, scrittore e giornalista inglese, la cui biografia, Ragioni Per Continuare a Vivere (2015), è stata fonte d’ispirazione per la stesura delle liriche del disco.
Non un’operazione completamente nuova, dal momento che già nel 2010 Ben Folds e Nick Hornby avevano dato alle stampe l’ottimo Lonely Avenue, ma sicuramente un lavoro ben amalgamato, accattivante e di piacevolissimo ascolto. Il libro di Haig, che, come si diceva, è la fonte di ispirazione delle undici canzoni in scaletta, narrava il lungo e doloroso percorso intrapreso dallo scrittore per uscire da un’esiziale depressione, che lo condusse più volte sul baratro del suicidio. Una storia comune a molti, raccontata con partecipata emozione e un filo di ironia, allo scopo di tracciare una possibile strada per uscire dal nero tunnel della solitudine e riappropriarsi di quelle piccole e grandi cose che rendono la vita meritevole di essere vissuta.
Su questa narrazione, Burrows cesella undici brani di pop mainstream, canzoni traboccanti di ottimismo e di sole, colonna sonora perfetta per chi vuole riappropriarsi della gioia di vivere o semplicemente, tornare a guardare il mondo circostante e i suoi colori con rinnovata nitidezza.
E’ un breve inno alla vita, Reasons To Stay Alive, prevedibile, come lo sono certe melodie di facilissima presa, eppure sinceramente appassionato, rigoglioso negli arrangiamenti, che enfatizzano, senza però appesantirlo, un ritrovato desiderio di stare al mondo, di condividere con il prossimo l’esistenza, nelle sue contraddizioni, nella gioia così come nel dolore.
Burrows ha scritto le canzoni fra Los Angeles e la sua casa di Hackney, utilizzando in prima battuta solo il pianoforte (elemento predominante nella maggior parte delle composizioni), suonando poi molti degli strumenti (batteria, tastiere e chitarra), e avvalendosi, quindi, della collaborazione del fidato Tim Baxter, e del contributo di alcuni musicisti chiamati in studio per l’occasione (Dom Howard, il batterista dei Muse, il chitarrista dei We Are Scientists, Keith Murray, Tom Smith degli Editors ha contribuito ai cori, mentre Joe Auckland della band jazz The Horne Section ha suonato il flicorno soprano e Max Clilverd è presente ai soli di chitarra aggiuntivi).
Il risultato è un disco leggero, sfacciatamente allegro e divertito, che seduce con canzoncine innocue, ma piene di grazia e sentimento, e che in pochi ascolti si tramutano in autentici tormentoni da canticchiare senza posa a ogni ora del giorno e della notte.
Dagli echi beatlesiani dell’iniziale A Different Game, allo slancio vitale dell’irresistibile title track (il coro “there are so many reasons to stay alive” ripetuto come un mantra liberatorio), alla ballata in quota Elton John di Hero, fino al minimalismo carezzevole di Story Of Me And You e al crescendo contagioso del ritornello di Parallel Lives (che evoca il Mika di Life In A Cartoon Motion), non c’è un solo episodio che non venga voglia di riascoltare subito.
Insomma, Reasons To Stay Alive non sarà certo il disco dell’anno, ma se vi sentite giù, o siete annoiati e scazzati, queste undici canzoni potrebbero rivelarsi un inaspettato toccasana. Da provare in una giornata di sole per sentirvi più vivi che mai.