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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
06/07/2017
Morissey
Morrissey: WHY? OH WHY?!
Arrivo al concerto di Siouxsie And The Banshees1 del 25 agosto 1993 in una venue londinese mai frequentata prima: The Grand (a Clapham)

Arrivo al concerto di Siouxsie And The Banshees1 del 25 agosto 1993 in una venue londinese mai frequentata prima: The Grand (a Clapham)2.

Scruto un poco l’ambience, dove noto solamente Patricia Morrison (già Fur Bible quando aprirono proprio per i Banshees il tour autunnale del 19853. Indi noto Morrissey, il quale indossa dei blue jeans e una camicia bianca immacolata, mi sembra alto di statura.

Rammento che, evidentemente successivamente a un concerto (poco tempo dopo, non mi ricordo quando) Siouxsie dichiarò durante una chiacchiera fra amici che Morrissey fosse un “fascist”, sottintendendo il suo essersi pentita del suo duetto con Moz.

Io ho impiegato, sebbene non dedicandomi a ciò ex professo, anni ad apprezzare The Smiths e Morrissey4; dunque nel 1994 comprai quel singolo5 solo perché Siouxsie aveva duettato con lui e al Grand non provai che fastidio al fatto che ci fosse anche lui nel pubblico.

Ma Morrissey, ora che da anni sono in grado di valutare positivamente parte della sua produzione, non ha un comportamento suscettibile di essere ridotto ad uno.

Morrissey vuole sempre e solo aver ragione.

Quindi non lo capisco.

Egli è convinto di piegare una stampa musicale, britannica, che ormai è l’ombra di se stessa, ma che preferisce dialogare – un poco supinamente, certo – con Paul Weller.

Egli pensa, già lo scrissi, che una base di devoti di notevole consistenza comprerà qualsiasi sua capricciosa ristampa (ma invece lui non rende disponibile oltre l’usato Song To Save Your Life6 che poi finisce dopo mesi nel bargain bin7.

Egli cerca di cancellare un documentario di Channel 4 (emittente televisiva britannica) quasi “battezzato” da lui8 intitolato The Importance Of Being Morrissey del 1992 (trasmesso l’8 giugno 1993). Modesto paradosso, scoprii che era facilmente reperibile in formato DVD via Internet9.

Cosa vuole ottenere Morrissey?

Ho intrattenuto una breve corrispondenza con l’autore di un’ottima biografia su Morrissey10. Con me questo giornalista fu cortesissimo (mi regalò anche un volume fotografico su Manchester privandosi della sua copia), ma a un certo punto fra me e Moz ha scelto il secondo, declinando ogni aiuto che gli avevo chiesto su come reperire quel documentario di Channel 4.

Dunque, sembra che Morrissey non ottenga proprio nulla.

Infatti, nel giugno del 2012 uscì una nuova edizione di The Severed Alliance, biografia controversa ma imprescindibile di The Smithsla quale per lui resta da oltre vent’anni una spina nel fianco (anche se recentemente pare aver rivisto, ma quanto?, la propria opinione).

Intanto Moz si lamenta perché, di nuovo, non trova chi gli “pubblichi” l’album nuovo, cioè inedito.

Ora occorre una considerazione tecnico-giuridica: di regola chi pubblica è il soggetto che ha finanziato il fonogramma (il produttore di fonogrammi, appunto) oppure un suo licenziatario.

Quindi Morrissey intende dire che – come più probabile – ha scritto opere musicali (e magari realizzato delle versioni “demo”) in numero sufficiente per quell’album? Data questa considerazione, come mai questo valente artista non riesce a trovare “casa” stabilmente presso un PdF?

C’è anche un rischio di provincialismo in questo cercare di costruire tutto a propria immagine. Morrissey animalista e vegetariano si scontra con Jean Cocteau, autore (anche) de La corrida du 1er Mai, se usa un’immagine di Jean Marais (compagno affettivo – nel senso più letterale e scevro di correttezze di facciata – di Cocteau)11 tratta dall’Orphée diretto da … Cocteau.

In questo si può intravvedere il limite oggettivo di Morrissey: la sua incapacità di inserire nel loro reale contesto i riferimenti storici ed artistici di cui egli si avvale.

Dopo anni di guerra davvero si può eccepire a qualcuno il piacere di un Sunday roast? Doc Marten’s con la tomaia “ecologica”, ma con le punte di metallo, per i suoi “skins” prelevati di peso da un aggro bovver tutto richardalleniano12?

I concerti di Morrissey sembra siano quasi sempre degli esauriti, ma forse tornare a respirare l’aria di Albione anziché fare l’esiliato californiano o italiano o dove vive adesso (poco importa) gli farebbe bene.

 

1 Confesso, ho dovuto verificare nella mia cronologia personale: i loro concerti cui ho assistito furono molti (un paio di dozzine?), talvolta cruciali.

2 Ovviamente Billy “Chainsaw” Houlston – grazie – si era preso cura di Yours truly con un pass di un qualche genere.

3 Quando il 24 ottobre Siouxsie si strappò i legamenti del ginocchio sinistro durante l’esecuzione di “Christine”, al Hammersmith Odeon di Londra.

4 Nel frattempo ho capito The Rolling Stones; obiettivo che reputo più significativo in prospettiva storica. Evidentemente, The Beatles sono per me irrecuperabili.

5 “Interlude”. Uscì in 4 formati (CD, 12”, 7” e MC7) nell’agosto 1994, attribuito a Morrissey & Siouxsie su “etichetta” Parlophone (dunque EMI) .

6 Brillante antologia di diversi artisti da lui curata e distribuita anni fa con il New Musical Express.

7 In una splendida recensione pubblicata su Amazon.Uk, il 5 aprile 2012 che racconta di come avrebbe dovuto essere la riedizione di Viva Hate.

8 Non solo ivi è intervistato, ma lo sono anche alcune persone a lui vicine.

9 Spiacente, per me audio e video hanno da essere su supporti fisici.

10 Non ritengo corretto citarne nome e cognome in questa sede.

11 Mi riferisco alla copertina del singolo “This Charming Man” di The Smiths.

12 A tal proposito rimando, con un altro corto circuito umano-letterario, al saggio England Is Mine di Michael Bracewell, marito di Linder Sterling.