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REVIEWSLE RECENSIONI
The Highwomen
The Highwomen
2019  (Elektra Records)
AMERICANA/FOLK/COUNTRY/SONGWRITERS ROCK
8/10
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14/10/2019
The Highwomen
The Highwomen
Un album di ballads incantate e brani country rock veloci e ballabili, tra introspezione ispirata da vallate e fiumi dal corso infinito e allegria scanzonata da saloon.

Quattro nomi noti dell’universo country americano si costituiscono in super gruppo, come qualcuno di decisamente famoso già fece tempo fa (The Highwaymen, gruppo musicale country formatosi negli anni '80, composto da Johnny Cash, Willie Nelson, Waylon Jennings e Kris Kristofferson).

La differenza sostanziale è nel fatto che questa nuova band è tutta al femminile. Brandi Carlile, Natalie Hemby, Maren Morris e Amanda Shires uniscono le loro forze ed ecco che a settembre vede la luce il loro primo delizioso, omonimo debut album. Mutuando il nome dal già citato super gruppo maschile, The Highwomen ci portano nel cuore profondo dell’America e delle donne che la vivono nelle loro storie personali. Giocando su armonizzazioni vocali accattivanti e un sound country pulito e cristallino pure quando si fa più roots.

Un album di ballads incantate e brani country rock veloci e ballabili, tra introspezione ispirata da vallate e fiumi dal corso infinito e allegria scanzonata da saloon. 12 brani che si succedono come episodi di un romanzo corale, tra alti e bassi. L’agrodolce di fondo è percepibile in ogni pezzo. Qualcuno potrà pensare ad un’opera un po’ melensa intrisa di tematiche tipicamente “femminili”. Invece no, di melenso non c’è nulla. A dispetto dell’apparenza pop country dell’insieme, dove “pop” non è nell’accezione di facilmente vendibile ma nell’accezione di popolare ossia di rivolto alle radici, al sostrato tematico-melodico che porta avanti la grande narrazione rock americana. Trattasi di sicuro di un racconto di genere, una band tutta al femminile non può prescindere dallo scavare un fossato tra “noi donne” e “voi uomini”. Fosse anche solo per riappropriarsi di una voce in capitolo che spesso il mondo della musica ci ha negato (parlo da donna). Riallacciandomi ad una polemica che Joni Mitchell sollevò qualche anno fa, in cui la Dea incontrastata del cantautorato americano poneva la questione del patriarcato nella musica e di come essere una donna le avesse impedito di raggiungere quel livello di padronanza assoluta nel suo genere. Cosa che invece riuscirebbe più facilmente ad un uomo. A parità di talento, a laurearsi cantautore per eccellenza sarà un uomo.

Questioni vecchie come il mondo, ma di sicuro l’apporto di artiste del calibro delle Highwomen ridefinisce la questione. E riempie quel fossato divisorio con passione e doti che tendono una mano all’altra parte. E l’ascolto di questo album davvero ricuce lo strappo e ci consegna un romanzo country rock scritto con tutte le sfumature dell’animo femminile che abbraccia l’animo universale.


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