I Comeback Kid ormai non possono che essere definiti una certezza. Una certezza nella scena hardcore, che calcano con coerenza sin dal 2002, mostrando sempre al pubblico un atteggiamento umile e combattivo. Una sicurezza nella formula che propongono, sempre riconoscibile ma mai noiosa o ripetitiva. Una garanzia nella qualità delle produzioni, sempre altissima sotto ogni aspetto (tecnico-strumentale, produzione e valore dei testi e dei messaggi trasmessi). Insomma: un punto di riferimento da vent’anni, la capacità di non sbagliare nemmeno un colpo, la possibilità di poter vantare un’identità definita e variegata, e l’abilità di realizzare ancora album senza tempo. Un gioco da ragazzi, no?
I cinque canadesi di Winnipeg, Canada, con il loro settimo album, Heavy Steps, non fanno altro che confermare la loro caratura. Dopo un disco eterogeneo, sperimentale e di altissimo livello come il precedente Outsider (2017), per la seconda pubblicazione sotto Nuclear Blast non calano l’asticella nemmeno di un centimetro e ripropongono i fondamentali che hanno caratterizzato da sempre le loro sonorità (un hardcore punk deciso e melodico, pesantemente sporcato di metal della Bay Area) rivestiti e lucidati a nuovo. La band infatti torna a lavorare con John Paul Peters e Will Putney, ottenendo un suono potente ma definito, capace di valorizzare i potenti (e meravigliosi) riff di Jeremy Hiebert, la martellante sezione ritmica di Chase Brenneman e Loren Legare, e l’incalzante voce di Andrew Neufeld che, come da tradizione, si offre in maniera convincente sia nelle sue declinazioni urlate sia in quelle melodiche.
I punti deboli del disco praticamente non ci sono: se ad un primo ascolto si avesse dei dubbi su qualche punto, tempo di qualche rotazione in più nelle cuffie e non si può che innamorarsi di ognuno degli 11 brani che compongono i 32 minuti di Heavy Steps. La title track che apre le danze è semplicemente una hit perfetta, la seguente “No Easy Way Out” è puro e pesante hardcore al 100% e “Face the Fire” altro non è che una delle migliori canzoni dell’album (e probabilmente non solo dell’album), dalle sonorità 100% Comeback Kid. E siamo solo al trittico iniziale.
Con la successiva entriamo nel binomio dell’album dedicato ai featuring. In “Crossed” troviamo la riuscitissima collaborazione con il frontman dei Gojira Joe Duplantier, mentre in “Everything Relates” troviamo JJ Peters dei Deez Nuts, entrambi cari amici dei Comeback Kid. Quest’ultima traccia in particolare ha avuto un significato speciale, poiché il bassista dei Deez Nuts, Sean Kennedy, si è suicidato nel febbraio del 2021, durante la realizzazione di Heavy Steps; per questa ragione la band ha deciso di ricordare l’amico inserendo nella canzone un suo riff, di modo da poterlo sempre ricordare.
L’infilata delle successive “Dead on the Fence”, “Shadow of Doubt”, “True to Form” e “In-Between” non fanno altro che arricchire la proposta dell’album mantenendo alto il livello di furia, velocità, breakdown e groove, fino ad arrivare alla bellissima “Standstill” e alla conclusiva “Menacing Weight”, che con un pizzico di melodia in più non fanno che rendere indimenticabile l’esperienza di ascolto e rinnovare il desiderio di far ripartire l’album da capo, ancora e ancora.
Il potere dei Comeback Kid è sempre stato quello di unire rabbia e introspezione in un'unica fantastica miscela che tenesse insieme il meglio dell’hardcore, del punk e del metal. Il meglio della forza propulsiva proveniente dalla rabbia, lo scontento e la voglia di riscatto e il meglio della voglia di riderne e rialzarsi in piedi, in un’unica soluzione da assumere per via auricolare. Un blister di tracce pronte all’uso il cui unico effetto collaterale è quello di far diventare improvvisamente più forti e combattivi, pronti ad affrontare qualsiasi sfida e lottare in qualsiasi battaglia, con la voglia di urlare con le braccia al cielo, il cuore che batte forte in petto e il sorriso che spunta sornione sulle labbra.
I Comeback Kid sono catartici ed Heavy Steps lo è assieme a loro, la colonna sonora perfetta per qualsiasi anno. Per questo, indipendentemente da come andrà, sarà arma, medicina e rifugio, oltre che già candidato alle prime posizioni per la classifica dei migliori dischi del 2022.