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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
11/11/2022
Weezer
Buddy Holly
La storia della canzone che Rivers Cuomo non voleva inserire nel disco d'esordio dei Weezer, finchè il produttore Ric Ocasek non lo costrinse a farlo.

L’esordio dei Weezer, che come titolo porta il nome della band, ma è anche conosciuto come The Blue Album, è un disco favoloso, di quelli che tutti dovrebbero avere nella propria personale discografia: grandi canzoni, grandi arrangiamenti e una vecchia volpe come Ric Ocasek a indirizzare l’esuberante talento di Rivers Cuomo, autore di tutti i brani in scaletta. Tra questi, tutti degni di nota, a dire il vero, spicca Buddy Holly, quella che tutt’oggi è considerata probabilmente la canzone più celebre della band losangelina.

Il brano, a causa di quei versi “But you know I'm yours, And I know you're mine”, è stata spesso interpretata come una romantica canzone d’amore. In realtà, non è così, e fu lo stesso Cuomo a spiegare che il brano fu scritto come omaggio a una sua amica asiatica, con cui aveva una relazione puramente platonica, che era stata presa in giro, da comuni amici, per il colore della pelle.

La prima demo della canzone era molto più lenta di quella poi registrata ufficialmente, e le liriche non facevano alcun riferimento a Buddy Holly. In seguito, il testo originario, che si concentrava sulla leggendaria coppia Fred & Ginger (“Sembri proprio Ginger Rogers, Io mi muovo proprio come Fred Astaire”) fu cambiato in quello che oggi tutti conosciamo (“sembro proprio come Buddy Holly, e tu sei Mary Tyler Moore"), perché il nome dell’icona rock anni ’50 e quello dell’attrice, diventata famosa per essere stata la protagonista del Dick Van Dyke Show (e successivamente di uno show tutto suo) suonavano decisamente meglio e davano, inoltre, un pizzico di nostalgia alla composizione.

Fa sorridere il fatto che Cuomo non volesse inserire il brano nel disco, perché sosteneva fosse molto distante dalle sonorità che stava inseguendo con il progetto Weezer. Fu Ocasek a schierarsi a fianco della canzone e a insistere perché venisse inserita in scaletta, facendo un martellante lavaggio del cervello a tutti i componenti della band. Leggenda narra, infatti, che quando i membri del gruppo si recavano negli studi Electric Lady di New York per registrare il materiale, ogni mattina trovavano ad attenderli un cartello su cui, a lettere cubitali, il produttore aveva scritto “Vogliamo Buddy Holly!”.

Il video della canzone, che fu diretto da Spike Jonze, attore, sceneggiatore e regista (Her e Essere John Malcovich i suoi film più noti), si aggiudicò ben quattro MTV Video Music Awards. Il motivo è abbastanza semplice: Jonze, infatti, ebbe l’idea di ambientare la canzone all’interno del locale Arnold’s, si, proprio quello di Happy Days, serie tv che è diventata per gli americani, e non solo, una vera e propria istituzione. Nel video, oltre a immagini di repertorio di tutti i protagonisti del telefilm, ha un piccolo cameo anche Al Molinaro, che nella serie interpretava il proprietario del ristorante. Happy Days andò in onda negli anni '70, ma era ambientato negli anni '50, quando Buddy Holly ha lasciato un segno decisivo nella storia della musica rock. Ecco, dunque, il colpo di genio: un video degli anni '90, che fa riferimento a una serie TV degli anni '70, ambientata negli anni '50. Quarant’anni di storia degli Stati Uniti in solo quattro minuti di videoclip.