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REVIEWSLE RECENSIONI
16/04/2024
Il Quadro di Troisi
La Commedia
Il Quadro di Troisi, divenuto ora un trio con l’innesto in pianta stabile di Pietro Micioni, torna a noi dopo quattro anni dal precedente lavoro; un album dove l’amore per il synth pop italiano degli anni Ottanta si fonde con una ricerca cantautorale per un disco di assoluto pregio.

Torna a noi dopo quattro anni dalla prima prova, il duo Eva Geist e Donato Dozzy, con l’aggiunta in pianta stabile di Pietro Mincioni, con il nuovo lavoro La Commedia (forse un richiamo all’originale titolo del poema di Dante?).

Il suono è quello già sperimentato nella prima opera, ovvero un tappeto di synth accompagnato da un drumming sapientemente dosato e da un lavoro di arrangiamento elegante, che permette ad Andrea Noce di sviluppare il suo cantato che trova le sue fonti ispiratrici nelle grandi cantanti del pop degli anni Ottanta, ovvero Alice, Giuni Russo (che tuttavia mi pare avesse una estensione vocale più marcatamente operistica) e Antonella Ruggiero.

Chi ha amato quindi quel suono, dotato di innata eleganza e grande carisma vocale, troverà in questo album un degno successore, meritevole di plurimi ascolti.

 

Forse suggestionato anche dalla bellissima cover disegnata da Francesco Messina, compagno di una vita di Carla Bissi e sodale di Battiato, pare che l’imprinting sonoro sia quello del “periodo di mezzo” di Alice, ovvero la proposizione di un pop autoriale che amalgama un suono elettronico raffinato con testi di certo non banali.

Più che Park Hotel che, come in questo album, vedeva la partecipazione di grandi della musica, come Phil Manzanera e Tony Levin, oltre alla presenza alle tastiere di Michele Fedrigotti, mi vengono immediatamente in mente Azimut o Falsi Allarmi, solo tuttavia come atmosfera elegante, non volendo in alcun modo “appiattire” la proposta musicale de Il Quadro di Troisi che trovo dotata di una sua originalità nel rivalorizzare una stagione musicale italiana forse non ancora completamente presa nella giusta considerazione.

 

In La Comedia troviamo infatti un parterre de rois che va da Suzanne Ciani a Daniele Di Gregorio, passando da Tommaso Cappellato a Fiona Brice, per giungere a Grand River, presenze che testimoniano una riconosciuta qualità sonora della proposta del trio italiano.

Tutti i pezzi meriterebbero una citazione, ma su tutti, a parere di chi scrive, oltre all’iniziale “Il profeta” (anche qui è legittimo domandarsi se vi sia un voluto rimando alla raccolta di poesie di Khalil Gibran) emerge “Buchi Neri” con il suo beat profondamente radiofonico, grazie anche al suo ritornello immediatamente “cantabile” (alla pari del seguente brano “La prima volta”), e “L’alieno”, dove un intro di synth ed archi apre la scena al cantato di Eva così evocativo e denso di suggestione.

Aspetto altresì un remix, di “La verità”, un brano che supportato da una dimensione ritmica significativa, potrebbe trovare un appeal dance interessante. Con “Lo smeraldo sottozero” ritorniamo invece in una dimensione più cantautorale che trovo anche nella conclusiva “Il mare”.

 

In conclusione, ascoltando questo disco mi è venuto in mente un passaggio del Faust di Goethe che recita così: “Was du erebt von deinem Vatern hast/ Erwirb es, um es zu besitzen", ovvero "Quel che erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo".

Ecco la peculiarietà de Il quadro di Troisi per me è proprio questa: in un mondo che muta così rapidamente, dove le costellazioni dei valori del passato sembrano evaporare di fronte al continuo divenire della tecnica, è possibile dichiarare la propria identità (e quindi le proprie origini e radici) e al contempo essere aperti alle sfide della realtà in continuo divenire, senza sclerotizzazioni mentali?

Nel suo “piccolo” l’ascolto di questo disco mi suggerisce una risposta.