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MAKING MOVIESAL CINEMA
Coco
Lee Unkrich, Adrian Molina
2017  (Walt Disney)
COMMEDIA FANTASTICO ANIMAZIONE
all MAKING MOVIES
08/01/2018
Lee Unkrich, Adrian Molina
Coco
Come pensare allora un film che di morte e morti parla, che nell'aldilà è ambientato? Aiutandosi con un'altra cultura, una cultura che la morte la celebra e la festeggia, una cultura che non la nasconde, ma con colori sgargianti e fiori e luci e musica, la onora.

La morte.
Tema non facile, tema difficile da affrontare soprattutto in un film di animazione rivolto ai più piccoli.
Lo dice chi appartiene alla generazione ancora traumatizzata dalla morte della madre di Bambi e soprattutto da quella di Mufasa.
I toni, negli anni, si sono alleggeriti, la morte resta sullo sfondo, accompagnata da toni dolci, non la si vede, anche se c'è.
Come pensare allora un film che di morte e morti parla, che nell'aldilà è ambientato?
Aiutandosi con un'altra cultura, una cultura che la morte la celebra e la festeggia, una cultura che non la nasconde, ma con colori sgargianti e fiori e luci e musica, la onora.
Siamo in Messico, siamo all'avvicinarsi del Dìa de los Muertos, siamo con la famiglia di calzolai Rivera, che la musica, però, l'ha bandita per sempre dalle mura di casa.
Colpa di un bisnonno che per la musica ha abbandonato la sua famiglia, lasciando sola e arrabbiata una moglie con una bambina piccola, che non ne ha più voluto sapere di chitarre, suoni, balli.
La tradizione è continuata, arrivando fino al piccolo Miguel, che però, non ci sta.
Lui la musica la sente, la suona, la vive. Di nascosto, però, ascoltando i dischi del suo idolo Ernesto de la Cruz, cercando di far cambiare idea a una famiglia irremovibile, che si prepara a festeggiare i suoi avi al meglio.
Succede che Miguel scappa, non ci sta, succede che tra un sogno, un furto, un inghippo, finisce nel Regno dei morti, in un Aldilà coloratissimo, dove conosce quegli avi che odiano la musica, e non possono quindi aiutarlo. Succede allora che scappa ancora, che trova un amico e un aiutante, che cerca di arrivare in alto, a quello che potrebbe essere quel bisnonno che la famiglia l'ha abbandonata, succede che per arrivarci deve prima andare qui, poi suonare là, infine scappare qui, e ritrovarsi di fronte alla verità e alla soluzione di tutto.
Detta così, Coco non sembrerebbe il gran film che è.
Colpa di una sceneggiatura che ho trovato un po' troppo pasticciata, un po' troppo fatta di tappe e inseguimenti, di "do ut des", con la verità, che sibillina, si intuisce troppo presto.
Ma, c'è un grosso ma.
Ci sono colori, c'è un mondo creato che nonostante sia abitato da morti, è una meraviglia, è fatto di intuizioni bellissime, di petali arancio, di scheletri allegri, di feste degne di Gatsby, ci sono mostri, sì, ma sono spiriti guida altrettanto colorati e scintillanti, ci sono gare musicali, ci sono famiglie che si uniscono.
E poi, c'è un messaggio, il più bello, forse, il più prezioso.
E anche se risuona in italiano con una canzone che non riesce ad essere incisiva come vorrei, urla forte, e spinge le lacrime a scendere: Ricordami.
Ricordami, dice, non dimenticare mai chi non c'è, la famiglia che è stata e che continuerà ad essere, la memoria rende vivi, rende possibile l'incontro, rende possibile la magia.
Basta questo - che non è poco e rende un'intera sala in singhiozzi - a far dimenticare i troppi snodi di una sceneggiatura, un cattivo improbabile, una rivelazione che arriva tardi.
Basta questo a lasciar fuori ogni dubbio e perplessità, sollevata a priori per quel tema così simile ad un altro piccolo gioiello come il messicano Il libro della vita, che sempre di morte, in modo splendido, parla.
Con un inizio riassuntivo alla Up, con un protagonista che non corrisponde al nome nel titolo, con una spalla comica dalla lingua troppo lunga o dalle ossa troppo fragili, e con una colonna sonora che si trascina un po' troppo su corde già sentite, Coco riesce ad entrare nel cuore, riesce a smuovere ricordi, lacrime e certezze, riesce a far tornare la Pixar ai tempi di Inside Out, riesce soprattutto a scardinare tabù, a rendere la morte meno spaventosa, perché parlarne, ricordare chi non c'è più, tramandando le sue storie, il suo ricordo, diventa così un insegnamento prezioso da tenere sempre a mente, per affrontare, per liberare, per non dimenticare.