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MAKING MOVIESAL CINEMA
Il Bambino che Scoprì il Mondo
Alê Abreu
2014 
UNDER THE SPOTLIGHT
all MAKING MOVIES
14/07/2017
Alê Abreu
Il Bambino che Scoprì il Mondo
La magia di un film piccolo, in cui i dialoghi sono praticamente assenti, in cui i disegni a mano, i collage, il bianco dello sfondo, si animano, accompagnati da note dolci e incantevoli.

Si spengono le luci, lo schermo bianco si riempie di righe, di colori, di musica.
E tutto tace.
Inizia la magia.
La magia di un film piccolo, in cui i dialoghi sono praticamente assenti, in cui i disegni a mano, i collage, il bianco dello sfondo, si animano, accompagnati da note dolci e incantevoli.
Disegni semplici, naif, quasi infantili, ma pieni di quella magia che incanta, vuoti o pieni, esplosivi o silenziosi, con quella musica brasiliana di percussioni e flauti che accompagna ogni scena, arricchendola, con quel leitmotiv che emoziona, commuove, ad ogni suo ritorno.
E poi, c'è la storia.
Che è una storia solo all'apparenza piccola, ma che racconta -come da titolo- la scoperta del mondo da parte di un bambino.
Un mondo grigio, però, un mondo fatto di bruttura e di compromessi.
Quel bambino felice che vediamo correre tra foreste e giardini, inseguire note e animali, vede anche il padre partire verso la grande città, alla ricerca di un lavoro che possa sostenere la famiglia. Il treno lo inghiotte, e non lo riporta più indietro.
Seguirlo, cercarlo, trovarlo.
Tra le piantagioni dove uomini stanchi colgono il cotone, lo scaricano e ricominciano la loro giornata di routine, in fabbriche dove quel cotone si lavora, incessantemente, fino all'urlo della sirena, che riporta in case minuscole, tristi e grigie, dove ci si stordisce davanti a uno schermo acceso.

In tutto questo, lo spazio per il colore, dov'è finito?
È nascosto, in ripostigli segreti, ai margini di quella città, represso nel sangue, nella povertà.
Quel bambino pieno di vita, di colore, conosce tutta la tristezza di un mondo dove il lavoro è vita, dove il guadagno ha più importanza, del singolo, dell'uomo, del suo mondo.
Che ne viene distrutto.
Quel bambino che torna a casa, cambiato e cresciuto per sempre, non ha però perso le speranze, e il suo viaggio, la sua scoperta, acquistano un senso in più, in un finale che -tra sorpresa e malinconia- fa salire le lacrime agli occhi.
E quando vedi tutta questa magia uscire da uno schermo inizialmente bianco, quando vieni invaso da un messaggio tanto potente, raccontato con così tanta semplicità in un film piccolo, sì, ma che è riuscito ad arrivare alla Notte degli Oscar, l’insegnamento più importante si fa strada,  che la speranza non muore davvero mai, che piccole realtà, piccoli film, piccoli cinema, sono il vero colore del mondo.
Un colore, tutto da scoprire.