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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
07/12/2018
Brenda Russell
Two Eyes
Davvero uno strano destino quello di "Two Eyes", ma non più di tanto, se pensiamo alle nefandezze operate dai discografici nei riguardi del genere.

Quando nel 1983 Brenda Russell lasciò la A&M e seguì il produttore Tommy Li Puma alla Warner Bros. per incidere "Two Eyes", non poteva immaginare che l'album sarebbe diventato uno dei più grandi flop discografici e al tempo stesso uno dei dischi più amati, sviluppando un vero e proprio culto intorno alle canzoni ivi contenute, tra gli appassionati del pop di classe.

Davvero uno strano destino quello di "Two Eyes", ma non più di tanto, se pensiamo alle nefandezze operate dai discografici nei riguardi del genere.

Scritto per la maggior parte dalla stessa Russell, il disco vanta delle collaborazioni da far strabuzzare gli occhi ancora oggi: David Foster e Bill LaBounty alle tastiere, nonché coautori di due brani: il primo con "It's Something", capolavoro di pop virato in soul ripreso da Lalah Hathaway nel suo album di debutto del 1990 e reinterpretato di nuovo dalla stessa insieme agli Snarky Puppy nel 2014, arrivando financo a vincere un Grammy, il secondo con "I Want Something To Find Me", brano in completo stile LaBounty, tale che non avrebbe sfigurato nel suo album capolavoro dell'anno precedente.

Un Michael McDonald in stato di grazia regalò alla Russell la musica up-tempo di "Hello People" mentre Dave Grusin scrisse una bella pagina di romanticismo nella ballad "Stay Close".

Anche gli strumentisti che hanno contribuito a creare questa meraviglia non sono da meno: Paulinho Da Costa alle percussioni, Leon Pendarvis, James Newton Howard e Patrice Rushen alle tastiere, Nathan East al basso, Robby Buchanan ai synth, Cristopher Cross e David Williams alle chitarre.

Il resto dei brani è tutta farina del sacco di Brenda Russell; da segnalare la title-track, un piccolo gioiellino pop mid-tempo con fragranze soul, "Jarreau", un sentito omaggio al cantante jazz americano e la beatlesiana "I'll See You Again", con all'armonica nientepopodimenoché Stevie Wonder.

È incredibile davvero come questo disco sia stato censurato dalle radio e dalla stampa dell'epoca, da tutti quei sedicenti esperti prezzolati dalle case discografiche che non sanno distinguere il grano dalla loppa, e non abbia avuto i riconoscimenti che meritava.

Grazie alla rete però è uscito fuori dall'oblio, con grande scorno di tutti quei maestrini che ieri come oggi ci vogliono dare ad intendere che la musica o è la loro o non è niente.

Per quanto riguarda Brenda Russell, questo rimase l'unico disco inciso per la Warner, fece ritorno alla A&M e per cinque anni rimase al palo, salvo poi tornare ad incidere e avere un discreto successo, ma con lavori meno raffinati di questo.