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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
15/04/2019
FIM - Salone della Formazione e dell'Innovazione Musicale
Intervista a Verdiano Vera
In occasione della prossima edizione del FIM, il salone della Formazione e dell’Innovazione musicale, che si terrà a Milano i prossimi 16 e 17 maggio e di cui Loudd sarà uno dei Media Partner, siamo andati a fare quattro chiacchiere con Verdiano Vera, musicista e produttore, che della manifestazione è l’ideatore principale…

Tu nasci come musicista ma lavori anche “dall’altra parte”, per così dire. Mi piacerebbe capire da te come ti è venuta l’idea di esplorare anche quell’altro mondo e che differenze ci sono tra il fare una cosa e il farne un’altra…

Ho incominciato a fare il musicista sin da ragazzino, ho frequentato il Conservatorio Niccolò Paganini a Genova, dove ho studiato chitarra classica; poi sono diventato tecnico del suono, ho aperto uno studio di registrazione e ho iniziato subito a lavorare. Sono abbastanza veloce nelle cose, quando decido di fare qualcosa la faccio, per cui non è stato difficile intraprendere questo tipo di attività. Ho iniziato dunque a lavorare nella musica, un ambiente che ho trovato meraviglioso, stimolante. Tra il 2008 e il 2009 ho iniziato a buttarmi anche nel mondo della televisione, producendo programmi per conto terzi, sempre ad argomento musicale. Era un periodo di crisi nell’ambiente, si respirava scontentezza, delusione, era iniziata l’era del download per cui i discografici non facevano più i fatturati di prima, pur non rinunciando a vendere cd; dall’altra parte, chi vendeva strumenti musicali era penalizzato dall’Ecommerce, che in quel periodo stava prendendo sempre più piede; poi c’erano i Talent Show che spopolavano, questi ragazzi emergenti che se non partecipavano a questi programmi sembrava non facessero nulla… in questo clima, abbiamo deciso di realizzare il FIM. Siamo così passati dall’altra parte, come hai detto tu: dal fare musica, siamo passati ad organizzarla, a metterla in ordine. Ci è venuto quasi spontaneo decidere di fermarci, di fare ordine, di capire che cosa stava succedendo e di cercare di supportare i musicisti in maniera concreta. Abbiamo così iniziato a mettere in piedi una rete più solida, a coinvolgere quanti più partner possibili nella filiera della musica (ognuno nel suo settore, quindi dalla liuteria alla discografia, alla produzione, all’editoria) e ci siamo ritrovati a mettere in piedi un’avventura che ormai va avanti da sette anni…

Spesso si dice che i discografici, gli addetti ai lavori, non facendo i musicisti, certe dinamiche non riescano a capirle, non le intercettino… nel tuo caso cosa cambia, invece?

Io vivo a contatto con i musicisti, essendo un discografico ed avendo uno studio di registrazione. Provo anche ad ascoltare tutti i prodotti che mi arrivano e di dare risposte a tuti, anche a quelli che mi scrivono su whatsapp o su Messenger e mi mandano i pezzi in mp3 direttamente da lì! Organizzo anche eventi più piccoli, come festival, rassegne, concorsi, per cui mi ritrovo a parlare con tanti musicisti. Mi pare dunque di riuscire a capire abbastanza bene tutte le problematiche che ruotano intorno a loro, sia ai professionisti che agli amatori, perché anche qui bisogna distinguere: chi con queste attività ci deve vivere, ha chiaramente delle pretese maggiori…

Da questo punto di vista mi piacerebbe chiederti: che cosa non può mancare in un professionista che volesse farsi strada oggi in questo ambiente? Quale caratteristica dovrebbe assolutamente avere?

Ci sono due punti fondamentali, che poi sono anche quelli che portiamo avanti col FIM: formazione e innovazione. Alla fine, ruota tutto attorno a questi due elementi. Un professionista deve formarsi, deve studiare e non smettere mai, andare avanti nel suo percorso, anche oltre quello che aveva immaginato di fare. Non deve fermarsi allo studio del proprio strumento, deve approfondire anche le tecniche di registrazione, di arrangiamento, di editing, di missaggio, deve andare oltre, diventare un musicista sempre più completo e preparato. E poi c’è l’innovazione: non deve essere uguale a tutti gli altri, si deve inventare, deve pensare al futuro, cambiare, portare delle modifiche al suo genere musicale, al suo strumento.

Che cosa ne pensi invece degli artisti che vanno per la maggiore oggi in italia soprattutto tra le giovani generazioni, legati al mondo del Rap, della Trap e dell’It Pop? È un fenomeno che ti interessa?

Assolutamente sì, mi interessa molto! È un fenomeno culturale, generazionale e, come in tutti i generi musicali, trovo che ci siano molti artisti validi anche qui. Bisogna ovviamente capire questo genere di musica, cosa che non tutti fanno, soprattutto quelli che sono un po’ più in su con l’età. Indubbiamente però va seguito, va studiato, ha tanto da dire e si rivolge ad un target importante, ad un pubblico di fruitori che esiste e che non va sottovalutato.

Parliamo del FIM, a questo punto: quest’anno che cosa vedremo? E soprattutto: perché bisogna venire?

Vedrete sicuramente tante cose nuove che non avete mai visto: essendo la fiera dell’innovazione ci saranno tante novità. Avremo delle performance molto particolari, come ad esempio un’arnia di api che suona insieme ad una tromba, delle arpe che invece delle corde hanno i laser, poi ci sarà un concerto da ascoltare soltanto in cuffia, delle performance in 3D con visual proiettati sul corpo, e poi delle cose molto belle e di alto livello, realizzate dal Laboratorio di informatica musicale dell’Università degli Studi di Milano, dal Politecnico con i suoi dipartimenti di Fisica e di Elettronica, dal Conservatorio, aziende importantissime come Steinberg, quella che produce il software Cubase. Avremo dunque importanti realtà che ci seguono e che sposano la causa del FIM.

Ho letto recentemente un articolo dove si diceva che, secondo l’ultima revisione della Federazione internazionale dell’industria fonografica, lo streaming starebbe iniziando a rappresentare un’ottima fonte di entrata per le case discografiche. In sostanza, dopo il primo momento di crisi, dopo anni di passaggio caratterizzati da grande incertezza, sembrerebbe che ormai il sistema si sia in qualche modo riconfigurato…

Guarda, come in tutte le cose, all’inizio si fa fatica ad accettare il cambiamento, di conseguenza tutto appare più difficile. Poi, quando il mercato si stabilizza, si va avanti abbastanza naturalmente. Ovviamente la discografia non potrà più essere quello che era prima ma questo perché era già cambiata, perché cambia in continuazione. L’abbiamo visto col vinile, con la cassetta, con il cd… è un’evoluzione continua! Quindi io penso che il futuro della musica sia positivo, il mercato si riprenderà; non so dirti le tempistiche, non ho la sfera di cristallo ma stiamo lavorando tutti insieme perché questo avvenga. D’altronde i primi segni già si notano!