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REVIEWSLE RECENSIONI
07/11/2017
Gloria Turrini & Mecco Guidi
Damn Blues
Gloria Turrini e Mecco Guidi sono nomi che per gli addetti ai lavori sono tutt'altro che sconosciuti. Lei incredibile voce contralto, lui squisito pianista e organista, entrambi negli anni hanno collaborato con nomi di spiccato calibro sia in Italia e all'estero, da Max Gazzè a Franco Califano, da Andy J. Forest a Marta High
di Emanuele Bertola

Sulle note di una celebre canzone di qualche decennio fa, Adriano Celentano sosteneva che Senza andare in là, l'America è qua, e ovviamente si riferiva a quell'idea di speranza, grandezza e potere che l'America, quella del "grande sogno americano" ha rappresentato fin dagli inizi del secolo scorso, e che probabilmente - con qualche sforzo in più - potremmo trovare anche fuori dalla nostra porta di casa senza bisogno di viaggi trans-oceanici. Eppure una sorta di verità c'è in questa frase: serve uno sforzo in più per trovare l'America in casa nostra, è vero, e lo sforzo - musicalmente parlando - è quello di scavare un po' di più, di non fermarsi allo strato superficiale e piatto a cui il mainstream ormai ci ha abituato, è così che si scoprono dei veri e propri diamanti nascosti come la musica della coppia formata da Gloria Turrini e Mecco Guidi.

Gloria Turrini e Mecco Guidi sono nomi che per gli addetti ai lavori sono tutt'altro che sconosciuti. Lei incredibile voce contralto, lui squisito pianista e organista, entrambi negli anni hanno collaborato con nomi di spiccato calibro sia in Italia e all'estero, da Max Gazzè a Franco Califano, da Andy J. Forest a Marta High, da Andrea Mingardi a Giuliano Palma, e - come nei migliori racconti - le essenze e le esperienze dei due sembrano fatte le une per le altre. Nasce da questo connubio un album, prodotto da Brutture Moderne, etichetta discografica di Ravenna, e pubblicato il 29 settembre 2017. L'album si intitola Damn Blues, titolo azzeccatissimo, dato che lungo i circa 40 minuti dell'album il blues si dimostra davvero dannato, mascherandosi a tratti da soul, a tratti da black music, a tratti da jazz, lasciandosi influenzare anche dalle sonorità più liquide e assimilabili al pop, ma sempre saldamente ancorato alle proprie radici. 11 brani tra originali e cover lungo i quali i due - coadiuvati da un lungo filotto di musicisti italiani della compagine blues e black music - dimostrano quanto sia vero che a volte Senza andare in là l'America è qua.

Si comincia con Let the good times roll, e certo la voce di Gloria fa tutto un altro effetto rispetto a quella di B.B. King, così se l'originale è un graffiante e roco blues energico d'annata, in questa versione diventa un pezzo a metà tra il soul e l'honky tonk, spogliato della secchezza della chitarra elettrica del buon B.B., ma imbottito di vibranti note di sax e organo hammond. Un pezzo di una bellezza disarmante, perfetto apripista di un disco che con la successiva Emmett till scivola in un soul più sussurrato, con la batteria sfiorata dalle spazzole e la voce che prende subito il sopravvento, di colpo siamo proiettati in un piano bar di New Orleans e pare proprio di avere di fronte la scena: l'inossidabile Mecco seduto in semi-profilo a far correre le dita sugli avori mentre Gloria sotto il riflettore canta accarezzando il microfono. Un'atmosfera davvero d'altri tempi.

E' poi la volta di un deciso cambio di ritmo, la cadenza comincia ad essere quella di un funk in decollo, parte Don't go ed è impossibile tenere fermo il piede o non schioccare le dita, un salto dritto nei migliori anni della black music ballabile, niente a che vedere con lo sciapo R'n'B del terzo millennio. Si arriva a Babydoll ed è un nuovo salto nel tempo all'indietro, i fronzoli e le artificiosità spariscono - 'chè quando c'è il talento il resto è semplice contorno - così si torna all'honky tonk, quello vero, pianoforte e voce, niente di più, ma quanta passione! Forse proprio per questo dopo tanti ascolti resta uno dei pezzi più affascinanti dell'album.

Si riparte a battere il piede a tempo con la successiva When the sun, un perfetto esempio di come la voce e la musica possano bilanciarsi e prendersi i propri spazi senza necessariamente predominare. Più che evidente la matrice gospel del pezzo. Ma dopo un pezzo cadenzato è già ora di rallentare i toni, il giro di boa è affidato all'emozionante Crumbs of life, un blues a cuore aperto, vero, sudato e sofferto proprio come il blues deve essere, e c'è spazio anche per un'ottima chitarra, decisamente la perla del disco. Non abbiamo ancora assimilato i brividi di Crumbs of life, che le dita ricominciano a schioccare da sole, parte New Orleans ed è proprio lì che sembra di trovarsi, nella culla del jazz, non è una jam session a tutti gli effetti, ma voce e piano si assecondano in maniera divina, e al centro del brano il buon Mecco piazza anche un assolo di piano che da solo vale l'intero pezzo.

Dall'honky-tonk/jazz si torna nei territori del blues con Ray's blues, e si corre fino al soul/funk di Ain't misbehavin, siamo vicini alla fine, ma il fascino del disco non cala nemmeno di una tacca, e non è da meno la voce di Gloria, graffiante e avvolgente come alla prima nota.

Siamo alle battute finali, e l'anima del blues prende definitivamente possesso di Gloria Turrini, che canta la viscerale Mistery of a woman con una tale passione da dare quasi l'impressione che il brano si stia scrivendo da solo mentre lei lo canta. Un pezzo vibrante e imponente nella sua semplicità, che lascia spazio al brano di chiusura, e in un certo senso si può dire che il disco si chiuda con la stessa intenzione con cui si era aperto 40 minuti fa, ovvero quella di tenere bene a mente quali sono le radici di questo sound tanto coinvolgente ed emozionante. Si chiude con una meravigliosa versione di A change is gonna come, e ogni altra parola sarebbe superflua.

Damn blues è un album riuscito dalla prima all'ultima nota, che sa di decenni addietro, ma smuove emozioni tutt'altro che passate, colpisce là dove la musica deve colpire, ma fa anche divertire e ballare, è più americano di molti dischi che dagli Stati Uniti ci arrivano per davvero, e in sostanza è la dimostrazione che la buona musica non ha età e - finchè ci saranno artisti come Gloria Turrini e Mecco Guidi - non cederà mai il passo al tempo che scorre.