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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
03/05/2018
Linda G
2 discoteche e 106 farmacie
Eleonora era così definita e certa del suo esser metallara che attualmente veste equosolidale, dipinge e scolpisce nel suo laboratorio svizzero ed ha probabilmente sostituito la sua borsa di cotone nero e toppe con una di pelle marchiata The Bridge.
di Linda G.

Al liceo avevo una compagna di classe interessante. Si chiamava Eleonora. Testa riccioluta e bionda, occhio azzurro, grandi tette poco esposte, intelligente, colta, metallara. Copriva le forme con magliette della Fruit of the loom. Tutte nere, tante dei Guns N’ Roses, tante dei Metallica. Faceva meditazione aspettando che uscisse Use Your Illusion 2 e scriveva solo con una penna. Un giorno, al rientro dall’ora di  ginnastica, tornò in classe e non la trovò più. Riempì il liceo di manifesti descrivendo quanto per lei fosse importante quella penna, proprio quella, che non gliela aveva regalata nessuno di fondamentale, non era legata ad amori o lutti, le piaceva come scorreva sui fogli, ne amava  l'inchiostro nero intenso e voleva consumarla, diceva di volerla tener con sé tutta la vita.

Eleonora mi rapiva, mi piaceva perché la trovavo così sicura e definita nei suoi gusti. Io non sapevo ancora da che parte del globo fossi girata, sapevo solo di trovarmi scomoda. Non avevo un look, una divisa, un nulla che mi definisse "facente parte di", non facevo parte di niente e non appartenevo a nessuno. La mia realtà era nella dimensione del sogno mentre la realtà di Eleonora era prendere un gesso e disegnare sulla lavagna Jason Newsted con il capo chino, mentre suona.

Ogni santo giorno entravo in classe e Jason Newsted era lì, che suonava il basso. Eleonora era metallara e lo era così tanto che i miei compagni non si accorgevano neppure di quanto fosse bella o di quante tette avesse. Ho pensato a lei pochi giorni fa, dopo aver scritto dei Måneskin ed averli asfaltati giudicandoli negativamente. Ho pensato a cosa passa la radio in questo periodo, ai nuovi idoli dei ragazzini: Cosmo, Sfera Ebbasta, Ghali, tutta una serie di rapper e trapper che pare macinino visualizzazioni delle loro performance come mia madre macina noce moscata da metter nella besciamella. E mi son rivista, all'epoca di Eleonora. Mi son rivista prendere il Walkman e salire sul pullman che mi avrebbe riportata a casa. Mi son rivista inserire la cassetta che mi aveva regalato il mio amico Stefano e che si intitolava "Fucking Compilation" e, ve lo giuro, mica lo avevo capito che Stefano quelle cassette le registrava per fare il brillante e limonare duro con qualche ragazzina (avrebbe dovuto chiamarla “limone compilation”, ma Stefano nutriva grandi e vane speranze). Ho ripensato a quelle cassette ed ho fatto riemergere ciò che avevo rimosso come un'onta, come una colpa ed un malus di cui dovevo liberarmi.

 

Sottotono- La mia coccinella (uno si chiamava Tormento, nomen omen)

Marcello Pieri- Se fai l'amore come cammini (se avessi usato questo metro di giudizio probabilmente sarei ancora vergine)

La Bouche- Sweet Dreams (ola ola eh)

883- Con un Deca......

 

E qui è necessaria una digressione. Perché gli 883 ed il loro album di esordio me li ero letteralmente mangiati e ad ogni ascolto di "Con un Deca" pensavo "Ma che città di merda è quella in cui vivono gli 883?".

Pavia. Era Pavia  e lo scoprii solo nel 1998, quando decisi (ovviamente senza sospettare nulla)  di iscrivermi all'università proprio lì, nella città di merda che aveva 2 discoteche e 106 farmacie , per poi capire che per me sarebbe stata il centro, la poltrona in cui non sto mai scomoda, semplicemente solo casa.

Pensavo ad Eleonora, alla musica fantastica che ascoltava e che poi avrei ascoltato anche io ed ai quintali di spazzatura che riproducevo sul Walkman in pullman e riflettevo su  quanto il suo essere definita mi affascinasse. Perché a 12, 13 14 anni, non fai che cercare una cazzo di bussola, una direzione, qualcosa che confermi la tua esistenza in quanto pubero utile e significativo. E ti può andar di culo, incontrare Eleonora ,osservarla e provare a calzare i suoi panni, scoprendo che in definitiva sono anche i tuoi.

O ti può andar male ed incontrare una che ascolta i B- Nario e che è innamorata di Ron Moss, il mai troppo compianto Ridge di Beautiful. Tu sei solo lì in cerca di una direzione, convinto che chi hai davanti sappia già quale sia la sua strada. Eleonora ascoltava i Metallica ed io La mia Coccinella, che a volerla dire proprio fino fondo, cazzo lo sto per dire, era molto peggio dei Maneskin.

Eleonora era così definita e certa del suo esser metallara che attualmente veste equosolidale, dipinge e scolpisce nel suo laboratorio svizzero ed ha probabilmente sostituito la sua borsa di cotone nero e toppe  con  una di pelle marchiata The Bridge.

Suona anche la fisarmonica e danza la pizzica. Perché alla fine non era definita manco per il cazzo, nemmeno lei, con tutta la personalità che le riconoscevo.

Fluttuava sinuosamente tra gli angoli di vita che le si paravano innanzi; schivava e saltava alla meglio gli ostacoli, si disperava e cercava il suo azimut e ne disegnava le forme che le donavano serenità. Tutto evolve (tranne il numero di discoteche e farmacie di Pavia), tutto si muove incessantemente e, con un battito di ciglia, troviamo al posto degli 883 le urla di Michael Kiske e al posto di Jason Newsted, Mannarino. L’importante, forse, è non scordare mai la penna, quella con cui vogliamo mettere nero su bianco ogni attimo, persino quello in cui ascoltavamo della musica di merda.