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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
10/01/2022
Manuel Castro
Amore e violenza, la lenta contemplazione dell’uomo
Nel tempo liquido di oggi davvero conserviamo ancora la capacità di fermarci all’ascolto (come anche alla lettura)? Io sono sicuro che pochissimi dei click che sono rivolti ad un articolo come questo poi alla fine significa lettura, incontro e confronto.

“…credo che questa guerra, perlopiù psicologica e che tende a sfiancare, si risolverà in modo positivo perché deve essere necessariamente un nuovo tempo…un tempu d’amuri” (M. Castro).

E siamo sicuri che nella velocità delle operazioni capaci di fare sin dai primi anni di vita si annidi il significato primo dell’evoluzione? Che poi sappiamo fare, ma non sappiamo essere. Anzi non siamo. Facciamo comparsate, chi in modo più sfarzoso chi in modo meno elegante… ma spente le luci? Manuel Castro resta in ombra quando canta. Tutti restiamo in ombra quando si spengono le luci. Ma Manuel Castro decide di puntare la luce e di accendere i colori che scopre quando è il mondo attorno a doversi mostrare. Lui, siciliano di Catania, lui che al mondo ha sempre dato spazio con i suoni e le liriche, oggi ci regala questa preziosa melodia dal titolo “Tempu d’Amuri”, questa canzone dentro cui ha fermato il tempo e, dentro dinamiche assai vellutate, ha fotografato la vita, l’uomo, la sua faccia, il suo fango e le sue corone di spine. Ha destinato un sorriso e la luce - appunto - al volto di una donna, all’ingenuità dei bambini, alla contemplazione (anch’essa donna) della lentezza.

Pubblicato dalla RadiciMusic Records, “Tempu d’Amuri” sembra farsi bandiera di un tempo moderno e nel riascoltarla, più volte, è come se avessi appreso quanta bellezza esiste dentro di me… come se mi avesse fatto capire che l’arte e le sue manifestazioni, altro non sono che mezzi e veicoli di un messaggio che, coltivato con opportuna acqua e pensiero e parola e suono, è proprio dentro di me che cresce, dentro di me che vive e che ha sempre vissuto… dentro di me ho dovuto rintracciarlo.

Accolgo l’ascolto come si accoglie una personale trasformazione. E che bello sarebbe se d’improvviso l’umanità avesse un inno… direi che questa di Manuel Castro, sarebbe la scelta perfetta.

“Canto per me e per tutti quelli che mi sono affini e che sono in cammino verso la Bellezza, ma ancor di più per tutti quelli distanti sperando possa giungere loro ancora un soffio di Umanità” (M. Castro).

 

Mi piace questo modo di pensare ai colori. Parlo del bellissimo video. Tu sei in ombra. La voce narrante è in ombra. L’uomo e la sua storia, il suo amore e la sua violenza sono in piena luce… perché?

Grazie per lo spazio dedicatomi e per l’apprezzamento. Il mio essere in ombra nel video nasce dall’idea di fare da semplice narratore e lasciare lo spazio all’alternanza di immagini crude e di immagini che noi tutti vorremmo vedere e vivere, fatte di gioia, aggregazione, sorrisi e speranza.

 

Amore e violenza. Altre parole importanti di questo lavoro. Quasi che le metti in contrapposizione l’una all’altra. Come fosse una lotta, ancestrale lotta tra il bene e il male. Però a fine brano non ho capito chi sta vincendo secondo te… ho capito benissimo quale sarà il finale se la tua speranza sarà la nostra verità… ma ora chi sta vincendo?

Questa domanda centra perfettamente l’idea del video. Oggi secondo me siamo in piena lotta e sta vincendo il male purtroppo, se no non avrei cantato questo brano. Nonostante tutto in questo periodo particolare che stiamo vivendo ho conosciuto tantissima gente che vuole riportare luce dentro di sé e nel mondo e alla fine credo che questa guerra, perlopiù psicologica e che tende a sfiancare, si risolverà in modo positivo perché deve essere necessariamente un nuovo tempo…un tempu d’amuri.

 

Hai fatto caso come nel video spesso (per non dire sempre) alla donna restituisci un messaggio di speranza? Almeno questo mi è giunto… cosa ne pensi?

Si l’immagine della donna offre un respiro al brano e al susseguirsi di immagini crude e di disordine. La donna è la madre, il rifugio, l’abbraccio, la terra, la meditazione, l’energia che si contrappone al caos e che regala sollievo all’anima.

 

È bellissimo questo arrangiamento “arabeggiante” che caratterizza l’incipit della strofa. Com’è nato? Da dove? Da chi?

Volevo dare una veste “World” al brano utilizzando strumenti presi in prestito da vari luoghi del mondo. L’arrangiatore Salvo Dub è stato eccellente nel tramutare questa idea in musica. Abbiamo lavorato step by step affinché questi strumenti si miscelassero al meglio tra loro e facessero da giusta cornice al testo in lingua siciliana. Per completare il lavoro ho finalizzato il tutto in Argentina presso lo studio di mastering del grande Andres Mayo.

 

Dici quasi come un grido liberatorio che il mondo può cambiarlo soltanto chi è ancora capace di sognare. Una frase antica ed eternamente importante. Per te cos’è e cosa significa “sognare”?

Per me “sognare” significa essere attivi con la mente e con i fatti. Disegnare la realtà che vogliamo vivere e allo stesso tempo viverla anche nelle piccole azioni. Pensare ad un mondo nuovo, prendere consapevolezza di questo passaggio terreno sapendo che siamo fatti di infinito e quindi vedere al di là di questa vita e proprio per questo renderle omaggio come dono prezioso che non va sprecato.

 

Oggi siamo digitali. Si ri-codificano anche la violenza e il male. Eppure la vita che canti vuol tornare terrena. Secondo te soltanto così ci daremo una possibilità di cambiamento? Oppure l’uomo e il suo mondo possono cambiare anche attraverso le nuove normalità digitali?

L’uomo è una creatura analogica perfetta ed imperfetta allo stesso tempo. Il digitale è qualcosa che ci può aiutare ma stiamo rischiando di essere fagocitati da questo nuovo paradigma. Non possiamo tornare indietro ovviamente, ma allo stesso tempo dobbiamo restare ancorati alla terra, alle radici, perché sono il nostro faro nella tempesta, la nostra sorgente di vita e ciò che ci permette di definirci Umani. Se non avviene una riconnessione con noi stessi il rischio è quello di essere sostituiti dalle macchine. Questa visione non è più un film di fantascienza ma la realtà in cui vogliono condurci e verso cui ci stiamo incamminando.

 

Questa canzone quanto è biografica? Nel senso: quanto questa canzone parla di te, delle tue speranze, del tuo modo di stare al mondo e quanto invece parla di quel che anche tu vorresti che sia nella tua personalissima vita quotidiana? Insomma: stai cantando a noi o stai cantando anche per te?

Sicuramente è un lavoro biografico, una visione che ho del mondo e del mio modo di stare al mondo. La scrittura di questo brano ha avuto un effetto catartico su di me, infatti è uscito in un momento in cui ho scoperto e realizzato ciò che intimamente sentivo riguardo il mio modo di essere e di pensare. Canto per me e per tutti quelli che mi sono affini e che sono in cammino verso la Bellezza, ma ancor di più per tutti quelli distanti sperando possa giungere loro ancora un soffio di Umanità.