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MAKING MOVIESAL CINEMA
Atomica Bionda
David Leitch
2017  (Universal Pictures)
AZIONE THRILLER
all MAKING MOVIES
02/12/2019
David Leitch
Atomica Bionda
Sono almeno due i motivi per cui può valer la pena guardare Atomica bionda, senza contare ovviamente la presenza della Theron, altrimenti i motivi sarebbero almeno tre, che valgono però per quattro, cinque, forse anche sei e oltre...

Almeno per i primi trenta/quaranta minuti del film, guardi Atomica bionda e ti convinci che David Leitch abbia eretto un monumento alla dea aliena Charlize Theron, una donna dalla bellezza stordente che qui si concede in maniera generosa al pubblico, riuscendo a risultare mozzafiato anche nell'esporre un corpo martoriato da lividi, abrasioni, tagli e cicatrici, un essere di un altro mondo attorno al quale è costruito un film, tratto da un fumetto di Anthony Johnston, che sembra non aver nulla da aggiungere ai canoni della spy-story, né in termini di innovazione né tantomeno dal punto di vista dell'intreccio, spesso poco decifrabile come quasi sempre accade nel genere spionistico. Dopodiché, con il procedere di minuti e avvenimenti ci si lascia catturare dal ritmo impresso alla pellicola da Leitch e soprattutto dallo stile adottato per connotare in maniera sufficientemente interessante una storia che di per sé interessante non è.

Sono almeno due i motivi per cui può valer la pena guardare Atomica bionda, senza contare ovviamente la presenza della Theron, altrimenti i motivi sarebbero almeno tre, che valgono però per quattro, cinque, forse anche sei e oltre... dicevamo, almeno due motivi. Il primo è da ricercarsi nel ritmo e soprattutto nella realizzazione delle coreografie di combattimento e delle scene action, due elementi che consentono al film di marciare per la sua strada senza cali di tensione, riuscendo a coinvolgere lo spettatore che quantomeno gode dell'efficacia delle sequenze girate da Leitch, ex stuntman e quindi uomo d'azione che sa come valorizzare al meglio i segmenti dinamici, cosa che gli riesce a tutti gli effetti davvero molto, molto bene. Questo almeno dopo una prima parte più convenzionale o che perlomeno mostra qualche difficoltà nell'ingranare, cosa che non lasciava presagire il meglio per l'esito complessivo di Atomica bionda. Da sottolineare come diverse sequenze con protagonista la Theron, che interpreta un personaggio algido, poco credibile e tagliato con l'accetta, godano di un alto tasso di violenza immerso in un coté nel quale l'attrice dimostra di trovarsi parecchio a suo agio. L'altro aspetto degno di nota è il lavoro fatto (e riuscito) per rendere il film oltremodo accattivante per i sensi, luci al neon molto connotate, fotografia ricercata e cade a fagiolo in questi giorni anche l'ambientazione berlinese pochi giorni prima della caduta del muro. Colonna sonora con pezzi tedeschi, new wave, synth pop ruffianissima che però assolve il suo compito di ricerca di quella coolness indispensabile in un film di questo tipo. Alla fine, fase iniziale a parte, il lavoro pensato da David Leitch funziona, Atomica bionda non è un film memorabile, passa e va, però durante la visione dimostra di aver trovato il suo perché.

Due parole sulla trama: a Berlino est un informatore del MI6, il Servizio Segreto Britannico, cede a una spia inglese una fantomatica lista con l'elenco di tutti gli agenti sotto copertura di stanza a Berlino. Quando l'agente inglese viene trovato morto, l'MI6 invia oltre cortina Lorraine Broughton (Charlize Theron) allo scopo di recuperare il pericoloso documento, in loco troverà il suo contatto, l'esuberante David Percival (James McAvoy), spie francesi (Sofia Boutella), la Stasi tedesca, il suo superiore (John Goodman) e via di questo passo, tutti elementi coinvolti in un intrigo fatto di doppi e tripli giochi. La lista? Un espediente per inanellare sequenze action ed esplorare la magnifica figura della Theron che si esibisce in una passerella infinita di look da modella di primo piano. Si parla anche di sequel e io alla fine un'occasione gliela darei pure.


TAGS: AtomicaBionda | cinema | DarioLopez | DavidLeitch | loudd | recensione