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THE BOOKSTORECARTA CANTA
Bologna e come funziona in Italia
Enrico Brizzi
LIBRI E ALTRE STORIE
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24/07/2017
Enrico Brizzi
Bologna e come funziona in Italia
Per i miei gusti, si è “perso” dopo le sue prime prove. Può darsi invece che, semplicemente, sia diventato adulto evitando il rischio di “scriversele e leggersele” in eterno.
di Stefano Galli steg-speakerscorner.blogspot.com

Nota per Enrico Brizzi: la “Viking”[1] era anche una divisione delle SS, la quinta corazzata.

Ovvero: “non giudicare mai un libro solo dalla copertina/A meno che non ne copra semplicemente un altro”[2].

Ricordo che quando uscì il secondo romanzo di Brizzi: Bastogne, edito da Baldini e Castoldi, era novembre[3] 1996 e la stagione era quindi fredda, anche una libreria non frivola come “la Scientifica” di Milano ne aveva ordinato un mezzo pallet.

Ricordo anche come – anno prima, anno dopo –, la galleria Nuages (sempre della mia città), specializzatasi in fumetti organizzò una mostra dedicata ad alcuni artisti facenti rifermento a Frigidaire: c’erano delle signore molto perbene ed evidentemente solventi che pensavano fosse “simpatico” comprare “qualcosa” di Andrea Pazienza magari per una parete della stanza del figlio.

Cosa c’entrano i due aneddoti? Semplice: una vignetta raffigurante Zanardi era l’immagine di copertina per Bastogne, la gente comprava quel romanzo perché aveva letto l’opera (lunga, prima c’era stato un racconto in un’antologia) d’esordio di Brizzi: Jack Frusciante è uscito dal gruppo[4] che era stato un successo inaspettato e massiccio.

Naturalmente Zanardi avrebbe rubato i soprammobili più preziosi dalle case delle signore molto perbene, e molti di Bastogne non capirono gran che e ancor meno lo apprezzarono.

Io, che avevo comprato entrambi gli esordi di questo giovane autore in epoca non sospetta, apprezzai[5] molto più quel duro (non cupo) e difficile “come un secondo album” romanzo, e anzi mi domandavo in che modo potesse questo giovane nato nel 1974 scrivere come se fosse nato diciamo fra il 1955 e il 1960, dato il numero d’informazioni che dispensava.

Continuo a non impazzire per Andrea Pazienza, eccetto Zanardi, e di Brizzi non leggo opere nuove da moltissimi anni.

Però mi è capitata fra le mani copia, usata, del precitato La vita quotidiana…, che ho letto in rapidità e con alcune riflessioni che mi sono soggiunte.

Innanzitutto Brizzi è un bravo autore.

Per i miei gusti, si è “perso” dopo le sue prime prove. Può darsi invece che, semplicemente, sia diventato adulto evitando il rischio di “scriversele e leggersele” in eterno.

Indubbiamente, si tratta di scrittore cui piace sfidare i lettori sulle conoscenze (con me va a nozze) che esibisce nelle proprie citazioni[6].

Per converso, però, egli spiega come (ma a me rimane ancora qualche dubbio che sveli tutto) abbia potuto scrivere con tale dettaglio di contesto Bastogne.

 

 

Brizzi per quasi tutto il libro La vita quotidiana … dichiara che Bologna è città “femmina” ma alla fine la considera un “paesone”.

Ed ecco il problema: il sistema Bologna è, in ultima analisi, una variante del sistema Italia, nel quale dopo i primi passi autonomi tutti si conoscono e si sostengono a vicenda.

Quindi Bologna diventa una zuppa musicale in cui Brizzi accomuna nei suoi gusti – essenzialmente con cesure rispetto agli artisti stranieri – di tutto: Vasco Rossi con Francesco Guccini, Luca Carboni e i Gaznevada e, rafforzando una mia vecchia opinione, celebrando gli Skiantos sempre dando loro troppa “patente punk”.

Il che probabilmente spiega, anche, il successo di Red Ronnie del quale preferisco non scrivere.

Forse non è un caso se la versione a fumetti di Bastogne è dedicata, anche, a Stefano Tamburini oltre che a Paz.

Ma Brizzi dovrebbe rendersi conto che nessuno di questi due artisti (se fosse vivo) oggi sarebbe nel backstage di Carboni (men che meno in quello di Gianni Morandi).

 

[1] Si vedano le pagine 63 e 63 di La vita quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco (Roma-Bari, Laterza, 2008), sorta di autobiografia di Brizzi, oltre che storia della città che analizzo in questo post.

[2]  “EMI” di Steve Jones, Glen Matlock, Paul Cook, Johnny Rotten.

[3] L’8 secondo il sito ufficiale dell’Autore: è possibile, una volta i libri spesso uscivano il venerdì.

[4] Del 1994, inizialmente pubblicato da Transeuropa, fra l’altro in una serie di edizioni limitate: con pagine da tagliare ai margini, o con copertine colorate una per una a pennarello. Per questo editore di Ancona, Pier Vittorio Tondelli curò quei tre volumi della serie “Under 25” (visto che i giovani hanno meno di 40 anni?!) da cui emersero, bene o male, alcuni nuovi scrittori di un certo talento.

[5] Certo, lo comprai il giorno in cui uscì, in quella libreria, ed era già buio nella sera che cominciava presto.

[6] Dunque scrive sunderbunds e se non sei un salgariano perdi il senso del termine.