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REVIEWSLE RECENSIONI
Bright Future
Adrianne Lenker
2024  (4AD)
INDIE ROCK ALTERNATIVE AMERICANA/FOLK/COUNTRY/SONGWRITERS
8/10
all REVIEWS
17/04/2024
Adrianne Lenker
Bright Future
"Bright Future" è la conclamata capacità di Adrianne Lenker di scrivere brani profondi con pochi elementi a disposizione, per una scaletta composta da titoli già suonati in lungo e in largo negli ultimi due anni, sia da Lenker in versione solista, sia dai suoi Big Thief al completo.

Che fine fanno tutti i brani inediti che i Big Thief amano suonare nei loro concerti? Facile che, se non finiranno sul prossimo disco della band, verranno “presi in prestito” da Adrianne Lenker per il suo nuovo lavoro solista.

Non è peraltro un mistero che tra la cantante nativa di Indianapolis e la band da lei stessa messa in piedi i confini siano piuttosto labili, cosa che si può dire anche a proposito dell’altro socio fondatore Buck Meek: i Big Thief funzionano piuttosto come un grande laboratorio creativo, ciascuno porta il proprio contributo, si sperimenta tanto anche sul palco, dopodiché le canzoni restano lì, chi vuole se le prende.

Lo abbiamo visto anche nel concerto milanese di un anno fa, quando suonarono “Vampire Empire” e “Already Lost”, composizioni talmente fresche da richiedere una prova supplementare nel backstage a pochi minuti dall’inizio. Entrambe figurano ora in Bright Future, con la prima che era stata anche incisa dai Big Thief e pubblicata come singolo poco tempo dopo quel concerto.

Ma se guardiamo nel complesso questo nuovo disco dell’artista del Minnesota, scopriremo che quasi tutta la scaletta si compone titoli già suonati in lungo e in largo negli ultimi due anni, sia da Lenker in versione solista, sia dalla band al completo.

 

In generale, si riparte dal precedente, doppio Songs & Instrumentals: Philip Weinrope, il principale artefice di quel lavoro, è nuovamente della partita, così come la location in cui sono avvenute le registrazioni: il Double Infinity Studio, che è in realtà una casa in mezzo ai boschi allestita di tutto punto. Lì i musicisti si sono ritrovati e hanno fatto vita comune tra Jam, cene, ed una generale condivisione delle giornate che alla fin fine ammanta tutto il disco. In qualche recensione si è scomodata The Band e le famose session dei Basement Tapes, paragone che per quanto mi riguarda non è azzardato: al di là dei giudizi qualitativi che ognuno è libero di dare, assieme al presunto stato di “intangibilità” di certi capolavori del passato, credo sia da anni acclarato come Adrianne Lenker sia una delle più grandi songwriter della sua generazione.

Se l’essenza del Folk, in tutte le sue declinazioni, non sta nell’originalità ma nella verità con cui ci si approccia alla scrittura, allora davvero questa trentaduenne artista può guardare negli occhi tutti i più importanti mostri sacri del genere; le sue canzoni, che nulla concedono ad ammiccamenti e facilonerie, hanno avuto la forza di penetrare l’orizzonte del mainstream (ovviamente non con con gli stessi numeri dei grandi Big) e di giocare, persino nella nostra ultra provinciale Italia, in un campionato che, anche solo ai tempi di Capacity, non pensavo avrebbero mai potuto raggiungere.

 

Bright Future è dunque il frutto di queste session, in cui le canzoni di Lenker sono state interpretate e suonate dall’autrice in compagnia di Nik Hakim (piano), Josefin Runsteen (violino) e Mat Davidson (chitarra). Su un paio di pezzi ci ha suonato sopra anche Philip Weinrobe (il piano preparato su “Fool”, il banjo su “Already Lost”), mentre una breve comparsata l’ha fatta anche Noah Lenker, fratello minore di Adrianne, che avevamo già visto in tour con i Big Thief.

Il risultato è un disco che non aggiunge nulla di nuovo ad una proposta che conosciamo già molto bene, ma ne conferma ancora una volta tutto il valore, con dodici brani lucidissimi, ispirati, cantati con una forza ed un’intensità a cui dovremmo esserci ormai abituati e che invece riescono a stupirci ogni volta.

 

Basterebbe già la traccia di apertura, “Real House”, a chiudere tutto per manifesta superiorità: un piano preparato minimale, poche flebili note di violino a fungere da introduzione, un viaggio malinconico nei ricordi dell’infanzia, tra le promesse intraviste e il primo incontro con morte e sofferenza, nelle immagini estremamente efficaci di un cane che viene soppresso e del pensiero della fine del mondo provocato dalla visione di Deep Impact a nove anni.

È il lato più cupo e riflessivo di Lenker ed è da sempre quello che preferisco, conferma avvenuta anche col singolo “Sadness as a Gift”, struggente Country alla chitarra acustica, tenuta su da un violino magnifico, e “No Machine”, una semplice chitarra arpeggiata a contenere un mondo intero.

La particolare chimica instauratasi tra i musicisti (che, va detto, non si sono mai incontrati tutti assieme prima di registrare) si manifesta soprattutto in “Free Treasure”, dove suonano tutti assieme producendosi anche in ottimi impasti vocali, ma anche nella convincente rilettura di “Vampire Empire”, testo leggermente diverso ed una maggiore ruvidezza in sede ritmica. “Evol”, piano e violino, una generale mestizia nelle linee vocali, le fa in qualche modo da contraltare, concludendo una delle sequenze migliori di questo disco.

 

Bright Future andrebbe visto, in un certo senso, come una variazione sul tema di Dragon New Warm Mountain I Believe in You, piuttosto che una continuazione del precedente lavoro solista. Il filo conduttore, senza nulla togliere all’affiatamento dei Big Thief, è Adrianne Lenker e la sua ormai conclamata capacità di scrivere brani profondi con pochi elementi a disposizione. E con questo, mettere d’accordo tutti, anziani attempati e giovani alternativi.