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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
15/02/2021
Fun Lovin' Criminals
Come Find Yourself
L'irresistibile disco d'esordio dei newyorkesi Fun Lovin' Criminals, coagulo scapestrato e beffardo di hip hop, rock e funky

Succede talvolta che il disco d’esordio sia la cosa migliore di un’intera carriera, peraltro, magari, anche lunga. E’ il caso dei newyorkesi Fun Lovin’ Criminals, band che, nel corso degli anni, ha esaurito la forza propulsiva e le intuizioni che avevano animato questo clamoroso Come Find Yourself. Un momento magico, anche commercialmente, durato, però, ben poco, e seguito da una progressiva perdita di notorietà e da dischi sempre meno ispirati e prevedibili.

In questo caso, però, il trio capitanato dal cantante e chitarrista Hugh Morgan (gli altri due sono Brian Leiser e Steve Borgovini) fece il botto, tanto da ritagliarsi l’appellativo di rivelazione del 1996 e da scalare le classifiche grazie a un autentico tormentone dal titolo Scooby Snacks.

A prescindere dal singolo, di cui diremo a breve, tutto il disco funzionava maledettamente bene, grazie a un’idea, forse non originalissima, ma vincente: frullare, all’interno di groove sensuali, rock, hip hop bianco, funky e pop. Un disco da cazzeggio, divertente ed eclettico, ricco d’inventiva e di momenti di altissimo songwriting, il classico cd che si mette nel lettore alle feste, quando il livello alcolico ha superato la soglia della decenza e la voglia di sculettare prende il sopravvento.

Attenzione, però: in Come Find Yourself ci sono le idee, ci sono gli arrangiamenti, c’è mestiere, ma anche talento e versatilità. Resta, però, un disco dal sorriso beffardo e ironico, che gioca con la black music rivisitandola attraverso una sensibilità tutta bianca, che ammicca al gangsta e al mondo latino, che sostituisce oro, anelli e catene con un drink da bicchiere della staffa e che filtra con disinibita trasandatezza la lezione dei Beasty Boys, altri cazzari al servizio del rap.

Scapestrati, ironici, vagamente lascivi e iconoclasti, i Fun Lovin’ Criminals, con questo esordio definiscono immediatamente uno stile e forgiano uno suono asciutto, essenziale, privo di inutili orpelli, ma al contempo scanzonato e spregiudicato, capace di arrivare esattamente al cuore del divertimento.

S’intitolano una canzone in apertura, creando un irresistibile groove di chitarre (The Fun Lovin’ Criminals), replicano i riff hard e ipnotici dei maestri Beasty Boys (Bombin’ The L), esplorano la sensualità con ballate da pantaloni di pelle e pacco in evidenza (I Can’t Get With That), oliano i pistoni del funk omaggiando la grande mela (King Of New York), rappano duro su sciabolate di armonica (Bear Hugh), rendono omaggio con inaspettata efficacia a Luis Armstrong, con una splendida cover di We Have All The Time In The World.

E poi, come già accennato, scalano le classifiche con la linea di basso e il riff stradaiolo dell’irresistibile Scooby Snacks, divertito e tossico omaggio al Diazepam (meglio conosciuto come valium). Canzone che entra nelle top 40 di Australia, Islanda, Irlanda, Paesi Bassi, Inghilterra e Nuova Zelanda, e che, sentite questa, fa incazzare a morte Quentin Tarantino. Il motivo? Nel pezzo compaiono campionamenti tratti dai film Pulp Fiction e Le Iene, cosa che il regista non accetta e, minacciando cause milionarie, chiede e ottiene il 37% delle royalties derivanti dalla vendita della canzone e anche di comparire nei crediti come co-autore.


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