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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
30/03/2019
Gianmaria Testa
Di nuovo voce, di nuovo suono, di nuovo lui
“Quello che è apparso evidente fin da subito è stato che la sua voce comunque sia stata ripresa, comunque sia stata trattata, ha sempre dato quella vibrazione e quella profondità che raramente si incontrano e che lasciano colpiti ascoltando le canzoni di questo disco” (Roberto Barillari).

E come si parla di un simile disco? Ormai Gianmaria Testa ci ha lasciati 3 anni fa. Esattamente 3 anni fa. 30 Marzo 2016. Ed eccomi tra le mani questo nuovo disco di Gianmaria Testa: nuovo lo è per davvero, con canzoni nuove, idee nuove di un futuro che stava arrivando, costruendo, disegnando tra progetti e appunti registrati nel piccolo recinto di casa. Nel tempo, nel suo ultimo tempo che ancora gli restava, Gianmaria ha preso appunti: e sicuramente ha sempre preso appunti, sicuramente non ha mai fatto altro tra un disco e l’altro, tra un concerto e l’altro, tra il giorno che stava passando e quello che doveva ancora arrivare. La moglie Paola Farinetti con la preziosa collaborazione dell’ingegnere del suono che lo ha seguito per anni, Roberto Barillari, ha rimesso su disco alcuni di questi ultimi appunti, di queste nuove scritture, di questa voce che ancora si difendeva bene dalla malattia. Si intitola “Prezioso” ed è tale questo disco, in tutto e per tutto.

Ho raggiunto Roberto Barillari via mail, gli ho chiesto qualcosa che potesse non essere banale e scontato ma credo di aver fatto solo troppo rumore pensando a quanto Gianmaria adorasse il silenzio delle piccole cose. Ed è proprio il silenzio che deve arrivare, da ogni solco di questo vinile che guarda al futuro… anche se il futuro par divenire una parola che significa altro, qualcosa di Prezioso davvero ma che si perde nel tempo che stiamo sprecando per umiliare il tempo che stiamo vivendo. Il tempo è una parola importante che si nasconde tra le note di questo disco ed io l’ho inseguita senza nascondere l’emozione e la fragilità, l’incompetenza e la mia duttile ignoranza. Così è all’eternità del tempo che si consegna questo nuovo disco di Gianmaria Testa. E conoscendola bene, la riconosco qui la sua voce, e la ritrovo qui la sua forza, la sua poesia, la mano elegante della sua chitarra e il colore un poco scuro dei suoi paesaggi al tramonto. “Prezioso” è un disco che racchiude l’intimità e la cruda verità del povero tempo nostro. Ed io così celebro quel poco che resta, che poco non è ma che troppo poco sempre sarà se come me vi siete lasciati catturare dalla poesia di un cantautore che si chiamava Gianmaria Testa.

Grazie di cuore per questo disco…

Innanzitutto complimenti per la produzione di questo lavoro. Registrazioni casalinghe: possiamo definirle così queste tracce di “Prezioso”?

Direi che ci sia un po’ di tutto in questo album di inediti di Gianmaria Testa. Brani presi da un archivio che non era volutamente tale, una sorta di idee parcheggiate per essere sviluppate e prodotte in studio in un secondo momento, ma anche brani già prodotti e mixati con tutte le fasi di produzione al completo.

Forse questa sarà una domanda assai scontata ma direi molto, molto interessante: ho immaginato questo lavoro di mix come un vero lavoro artigiano di restauro (in senso decisamente artistico). Cosa è stato davvero difficile “recuperare” da questo tipo di incisioni, che tipo di lavoro di “restauro” hai dovuto fare?

La parte più difficile è stata sicuramente quella di uniformare tutti i brani tra di loro, provenendo da sorgenti veramente diverse. Il tipo di lavoro si è basato principalmente nel cercare di dare “dinamica” a quei brani che per motivi di ripresa erano schiacciati e meno espressivi di altri.

Col senno di poi, c’è qualcosa che è andato perduto o c’è qualcosa che invece non immaginavi di riportare alla luce? Scusa le frasi un po’ forti e forse troppo cinematografiche, ma conosco il tuo mestiere e quando capitava a me di star seduto davanti ad un lavoro “simile", anche solo un parametro diverso apriva mondi a volte inesplorati e faceva germogliare idee inaspettate...

Credo siamo riusciti a fare un buon lavoro di ricerca, anche a distanza, selezionando e ascoltando attentamente le versioni che Paola recuperava, cercando di eliminare al massimo possibile tutte le problematiche dovute all’ambiente circostante e ai limiti degli strumenti consumer utilizzati nel caso delle registrazioni casalinghe.

Infatti, non ci siamo dati delle scadenze e abbiamo lavorato fino ad ottenere il massimo da quello che avevamo.

Se non ricordo male, intervistando Paola, la moglie, mi disse che registrava lei spesso queste idee in casa. Tu sei intervenuto qualche volta o in qualche brano?

Non sicuramente in fase di ripresa, ma sicuramente in fase di editing, di mix e di mastering, anche se non in tutti i brani.

Ad esempio: un brano come “La tua voce” sembra più strutturato, potremmo liberamente dire che siano produzioni definitive. Ci sono arrangiamenti decisi e le splendide partecipazioni di Bia Krieger ed Erik West- Millette... com’è nata la registrazione di questa canzone?

Di questa canzone, mi sono occupato del mastering, la produzione era già stata realizzata da Paola. Comunque questo è stato uno dei brani sul quale abbiamo cercato di lasciare le cose più al naturale possibile. Così come era stato registrato era già molto convincente.

E quindi parliamo di casa. Parlami dei rumori. Per essere registrazioni “domestiche” è tutto molto pulito a parte quel “camion” che sembra essere un vento e forse (perdonami se ho sentito male) una penna o qualcosa di simile che pare cadere. Tutte cose che rendono questo disco davvero prezioso...

In effetti le problematiche di rumori esterni ci hanno portato via tempo, ma abbiamo cercato di lavorare pensando alle canzoni e all’emozione all’interno di ogni singolo brano. A volte trattare un brano, con de-noise esasperati e altri processori di segnale, per eliminare un “rumorino”, può togliere molta verità al brano stesso e di conseguenza renderlo sterile e con poca dinamica, che è sicuramente, per me, un peggiorare la condizione di ascolto.

Ho certamente usato noise-gate e algoritmi di de-noise, tra i più attuali sul mercato e a piccolissime dosi e, nel dubbio, abbiamo preferito lasciare la verità così com’era catturata sul file registrato.

Mi racconti la prima volta che hai riascoltato il lavoro finito? Io quando ho sentito questo disco ho avuto il pensiero di liberare una lacrima...

Beh sicuramente questa è stata una condizione lavorativa per niente facile. Io ho cominciato a lavorare con Gianmaria nel 2006 e a lui devo molto, in termini di fiducia e di responsabilità ricevuta. Di conseguenza, i molti discorsi fatti insieme, le esperienze di studio vissute che accomunano sempre tanto, tutti i progetti che si dovevano realizzare e l’umanità che Gianmaria ha sempre mostrato nelle più differenti circostanze, sono stati i pensieri principali durante l’ascolto delle fasi finali del lavoro.

Dall’esperienza professionale con Gianmaria Testa riporterai qualcosa nel tuo lavoro futuro? I prossimi suoni in qualche modo saranno condizionati da questi?

Credo di poterti dire che il suono della voce di Gianmaria per me rimarrà sempre un riferimento. Quello che è apparso evidente fin da subito è stato che la sua voce comunque sia stata ripresa, comunque sia stata trattata, ha sempre dato quella vibrazione e quella profondità che raramente si incontrano e che lasciano colpiti ascoltando le canzoni di questo disco.

A chiudere voglio farti una domanda forse troppo indiscreta e forse troppo privata. Ti chiedo scusa anzitempo però, se vuoi, sono curioso di sapere: di tutto il materiale che avevate per il disco, c’è qualcosa che custodirai quasi segretamente, che ovviamente non può finire in pubblico ma che magari ascolti nel tuo privato?

Cerco alla fine di ogni lavoro di liberarmi di tutto il materiale ricevuto riconsegnandolo al proprietario del master dal momento che la privacy e il diritto d’autore sono cose che tengo sempre in gran riferimento nel mio lavoro e la paura che tutto possa finire involontariamente nelle mani sbagliate mi fa essere molto prudente sul materiale che ricevo, tuttavia scatto molte foto che mi servono per richiamare alla mente le varie fasi del lavoro svolto.