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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
11/03/2024
Le interviste di Loudd
Due chiacchiere con... Elio D’Alessandro
Elio D’Alessandro realizza un Electro Pop a tratti scintillante e a tratti più intimista, unendo elettronica e cantautorato. In occasione dell'uscita del suo ultimo EP cogliamo l'occasione per farci due chiacchiere e conoscere qualche dettaglio in più.

Elio D’Alessandro è sulle scene dal 2013 ma è solo da pochi anni che ha iniziato a firmare la sua musica con il proprio nome. Archiviati, in via provvisoria o definitiva, i progetti de Il Grande Capo e Animaliguida, è ormai la volta di presentarsi solo come se stesso, seppure affiancato, nella scrittura e nell’arrangiamento dei brani, da Roberto Cammarata.

Un nuovo richiamo, uscito a fine gennaio, è l’ideale prosecuzione dell’esordio Trimestre, e ancora una volta affronta temi importanti, andando a toccare le fasi principali della vita di un uomo, riflettendo su ciò che davvero tiene su l’esistenza nei suoi innumerevoli alti e bassi.

Con il prezioso contributo di Marco Caldera (che ha lavorato, tra gli altri, coi Massimo Volume, ed è membro, con Emidio Clementi, del progetto Sorge) in sede di missaggio, queste quattro canzoni si muovono all’interno di un Electro Pop a tratti scintillante e a tratti più intimista, unendo elettronica e cantautorato in un connubio che mi ha ricordato un po’ il Cosmo degli inizi, prima che la componente Techno prendesse il sopravvento. C’è anche tanto cantautorato, in queste tracce, evidente anche nei riferimenti “pesanti” (Franco Battiato e Giovanni Lindo Ferretti) che lo stesso Elio ci ha indicato. In attesa del primo full length, lo abbiamo contattato per farci raccontare qualcosa di più.

 

 

Ciao Elio, complimenti innanzitutto per l'EP, mi è piaciuto molto. Mi racconti come sono nati questi pezzi?

Ciao! Grazie mille. Si, la gestazione di questo progetto è stata abbastanza lunga. Al di là di Trimestre che è un concept legato ai mesi dell’anno, erano otto anni che non usciva nulla di mio. Alcuni di questi quattro brani sono nati diversi anni fa e hanno avuto tre o quattro trasformazioni nel tempo. Ma ho scelto proprio questi quattro perché credo che la notevole differenza tra l’uno e l’altro, in termini di stile, tematiche, mood, racconti bene una complessità d’insieme. Diciamo che toccano gli estremi del mio territorio creativo!

 

In che modo tu e Roberto Cammarata vi siete divisi il lavoro?

Roberto ha ascoltato i brani e li ha “aperti”, sviscerati, arricchiti sia a livello di struttura che di armonie. In una prima fase abbiamo lavorato a distanza, per poi incontrarci nel suo studio e lavorare sodo per diverse sessioni. Abbiamo discusso e sperimentato su ogni passaggio. È stata un’opportunità enorme per me vedere come agisce sulla produzione di un brano.

 

I tuoi brani sono sempre molto prodotti: come avviene il passaggio dalla scrittura alla veste sonora vera e propria che dai ai brani?

Sempre più spesso mi capita di seguire un flusso di parole e di riguardarlo in un secondo momento. L’idea musicale nasce dalla melodia, ma non sempre. Sicuramente mi piace dare un certo tipo di arrangiamento ai brani. Ho un approccio elettronico minimale, ma ho bisogno anche di accendermi, di dare suono. Se il brano non decolla lo lascio stare, magari lo riprendo più avanti. Se invece funziona procedo. Quello è un problema perché possono passare diverse ore prima che smetta di produrre sul multitraccia!

 

Ho visto che l'EP è stato mixato da Marco Caldera, che stimo molto: com'è stato lavorare con lui?

Non l’ho conosciuto personalmente. Roberto collabora con lui già da parecchio tempo. Ha restituito al brano la giusta equazione sonora che avevamo immaginato in studio, amplificandone i dettagli e dando ancora più mordente ai suoni.

 

Mi spieghi meglio questa decisione di associare questi brani ai quattro elementi della natura?

Ho immaginato questo EP come un microtestamento. Ogni brano ha avuto un’evoluzione nel tempo, ha acquisito peso. Accostare i brani agli elementi mi sembrava il modo giusto per rendere l’idea di un unicum composto, di un organismo completo in ogni parte. Potrei entrare nel dettaglio ma non voglio dilungarmi. In ogni caso ogni brano si rispecchia in un elemento in numerosi modi.

 

Entrando nello specifico dei singoli brani, “Solita luna” mi ha colpito molto per la sua immediatezza, trovo che sia perfetto per aprire le danze.

Esatto. “Solita Luna” è uno slancio, un affondo. Apre. Scorre. Quando l’ho scritto non immaginavo che “ho tolto il freno a mano” potesse avere il potere di essere un singolo. Invece, come si dice, rimane in testa. Al di là della struttura che è ballabile, credo anche che questo pezzo regali una grande voglia di libertà.

 

Tra “Orfani” e “Arte” credo si possa intravedere un filo conduttore dato dalla crisi culturale che stiamo attraversando: scompaiono i punti di riferimento del passato, la musica e l’arte in generale viene sempre più vista come un semplice prodotto da consumare, in generale non si accetta che una canzone o un disco possano provocare o innescare riflessioni. Che ne pensi?

Sono d’accordo ma credo ci sia ancora margine per recuperare senso. Credo solo che adesso sia più difficile veicolarlo. La musica è fruibile, così facile da raggiungere e allo stesso tempo per chi la produce è quasi impossibile farsi ascoltare. È un paradosso che merita riflessione.

“Orfani” e “Arte” sono l’inizio e la fine di un percorso: l’abbandono dei padri (inteso in senso ampio, anche culturale) e la rinuncia da parte dell’artista di fare dell’Arte. Credo però che l’artista debba esporsi ancora di più se vuole farsi ascoltare.

Il finale di “Arte” l’ho scritto immaginando le mie parole, le mie emozioni sedimentate sulla città come la neve, esposte e fragili ma vive. È una metafora ma è anche un monito per me. Rendermi trasparente ma senza mai dimenticare quello che voglio raccontare davvero. Forse così il senso riuscirà a emergere, ad arrivare senza filtri.

 

Nell'EP ci sono solo quattro pezzi ma trovo che lo spettro compositivo sia piuttosto ampio: da dove deriva questa cosa? Se dovessi sceglierne uno solo per sintetizzare meglio la tua proposta, quale sarebbe?

Ogni giorno trovo che ce ne sia uno più adatto dell’altro, e questo mi conforta perché vuol dire che sono tutti molto pieni per me. Oggi direi “La mia religione”. Come dicevo ho cercato la varietà tra i brani, credo sia importante per non limitare il campo.

 

Trimestre, il tuo primo EP, usciva più o meno un anno fa: che impressione ne hai ora? Ti senti molto cambiato rispetto a dieci mesi fa?

Trimestre è stato prodotto nella mia stanza è ha avuto un valore importantissimo di distacco dal passato. Un nuovo piccolo inizio, per ricordarmi dove ero arrivato. Le canzoni di Trimestre sono un’impressione del momento. Le canto sempre nei miei live. In realtà ora le arrangerei diversamente e lavorerei meglio sul mix. Infatti dal vivo sono molto diverse.

 

Ci saranno date dal vivo a supporto di questo lavoro? E se sì, in che formazione ti esibirai?

Sto cercando di capire come dare a questo lavoro l’ascolto che merita. Suono il mio live da circa un anno e mezzo e anche lì sono solo. Drum machine, synth e voce. L’anno scorso ho suonato spesso e in primavera voglio ripartire. Da solo ha il suo perché, ma non nego che con un basso (sia synth che a corda) e dei pad per la parte ritmica il live potrebbe davvero decollare. Mi sto adoperando affinché ciò avvenga!

 

Sei già al lavoro su nuovi pezzi? Dobbiamo aspettarci un disco vero e proprio in tempi brevi oppure ci sarà da attendere un po’?

Ho un album intero, nuovo ma solo scritto, non suonato. E poi ci sono altri quattro pezzi che ho nel repertorio da un po’ e che sono inediti. Mi piacerebbe pubblicarne uno per volta per poi uscire con il nuovo album, ma è ancora tutto da capire.

 

Da ultimo: ho letto che tra i tuoi riferimenti musicali c’è Giovanni Lindo Ferretti: che ne pensi di questa reunion dei CCCP? È solo un modo per guadagnarsi una dorata pensione oppure vedremo ancora qualcosa di interessante?

Questo non lo so. Sono davvero molto curioso e senza dubbio andrò a vederli. In linea di massima non immagino grandi sorprese. Per me però avrà un valore immenso. GLF è il nostro ultimo poeta, quello che ha prodotto a livello di testi è importante e va studiato, anche celebrato.