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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
25/10/2023
Le interviste di Loudd
Due chiacchiere con... Eric Sardinas
"Midnight Junction" è il nuovo album dell’incredibile blues-rocker Eric Sardinas, uscito il 13 ottobre per Ear Music. Con questa occasione, in una call surreale con lui e la sua chitarra, ci ha raccontato scorci della sua vita e la sua visione sulla musica (che in fondo è la sua vita). Direttamente dagli States, ecco a voi Eric Sardinas.

Midnight Junction è da poco stato pubblicato e già le recensioni sono ottime, ci racconti com'è stato creato, qualche notizia riguardo alla sua realizzazione e alla scrittura delle nuove canzoni?

Sicuro. Sì. Beh, come sempre, la speranza che ho quando vado in studio è di riuscire a catturare l'essenza della band. E’ la vera essenza della band che, secondo me, tirerà fuori il meglio dalle canzoni. E questo lo ottengo con lo stesso approccio di sempre, ovvero procedo con una registrazione reale, per catturare l'energia live della band e far circolare quell'energia fino al punto in cui ci sembra di aver catturato davvero tutta la libertà che la traccia ti offre. Nella semplicità c'è complessità: lo studio esagerato invece può tendere a sterilizzare o a neutralizzare alcune canzoni. Invece di fare tracce separate, registriamo in presa diretta. Separa le tracce e perdi il cuore e l'energia della canzone. Per ogni traccia abbiamo applicato lo stesso approccio: un'intima registrazione dal vivo, dotata di tutto l'amore e l'abbellimento che penso che ogni canzone meriti.

 

Sì, l'energia si sente nell'album, quindi l'obiettivo è stato raggiunto! E com’è andata con Chris, Coco e David? Com'è stata l'interazione con la band e com’era l'atmosfera?

È una fortuna avere intorno a me questi musicisti. È sempre un piacere suonare con Chris e Coco, suonano davvero molto bene insieme. C’è molta libertà, molta eccitazione: quei ragazzi emanano talento ed energia. Entrambi, Coco con Lenny Kravitz e Bo Diddley, e anche Chris che fa quella roba rap, beh, quando suoniamo insieme si assiste sempre ad una bella conversazione musicale.

 

Posso immaginare ed è percepibile ascoltando l'album. E c'è anche Charlie Musselwhite in una canzone, per aggiungere forse un po' più di blues al risultato finale?

Si, decisamente aggiunge un tocco blues! Mi piace sempre attaccare il mio cappello nei luoghi dove si trovano le mie radici, le mie origini, amo l’energia della tradizione. Tento sempre di dare luce a ciò che permea il mio modo di suonare, sia che si tratti di brani più pesanti o più legati alle origini del blues. Per me è tutto blues: è dal blues che vengo e il blues è ciò che amo suonare. È parte di me, di ciò che sono. Ogni volta che inserisco un ospite in un brano, ci tengo ad avere qualcuno con cui ho avuto l'opportunità di suonare, qualcuno che ammiro o per cui porto semplicemente rispetto. Per Swamp Cooler è stato così, non potevo registrarla senza Charlie, quindi ho dovuto mettere un po' di quel tipico “fango del Mississippi” su questa traccia. Si comincia sotto al portico. A casa. E si ritorna nuovamente sotto al portico.

 

Hai anche una canzone su Muddy Water nell’album, possiamo immaginare che sia in qualche modo un omaggio a questo famoso artista?

È più legata alla terminologia “Muddy Water”. Sapevo che quel titolo sarebbe stato associato all'istante a McKinley Morganfield, ma si tratta davvero di acqua fangosa o meglio, di acque fangose. Sono simbolo di molte cose. Quando l'acqua diventa torbida o fangosa, e si deposita. E' più un termine. Non c’è bisogno di nominarlo, quindi.

 

Eric, dove è iniziato tutto quanto? Quando ti sei innamorato della musica e hai iniziato a suonare a tuo modo? Come è successo?

Lunga storia, vediamo se posso riassumere. C’è sempre stata musica nella mia vita e, anche crescendo, ho sempre avuto la musica accanto. La musicalità era parte di mia madre, di mio padre. Mio nonno era una specie di artista “vaudevillian”. Suonava un po' di tutto, cantava, ballava. Aveva la sua orchestra. Raccontava barzellette ed era anche un musicista.

 

A questo punto la chitarra alle spalle Eric prende vita e prende anche il sopravvento, cadendo a terra e distraendoci completamente dall’intervista! Nessun danno, torna nelle mani di Eric e conquista la scena!

 

Eric, tutto ok con la chitarra?

Che ridere! Merda! Ora la terrò qui in mano! E’ tutto a posto, guarda qui! Dove eravamo rimasti?

 

Continuiamo con la chitarra in primo piano!

 

Mi stavi raccontando da dove hai iniziato con la musica e dell'amore per la musica che ha sempre caratterizzato la tua vita.

(Parlando della chitarra) Mi interrompe sempre! Sai cosa voglio dire? Oh, non so più  di cosa stai parlando… aspetta, dov'eravamo? (E ci mettiamo a ridere)!

 

Mi stavi parlando della tua famiglia così coinvolta nel mondo della musica…

Sì, con la musicalità. Credo che fosse da sempre nel nostro sangue. Anche mia mamma ascoltava sempre musica in casa, sempre ad alto volume. La sua collezione di dischi era eclettica, diversa da quella di mio fratello, che ha otto anni più di me, e che aveva più dischi rock and roll. Sono stato semplicemente esposto a molta musica. Mia madre ascoltava Mac Davis ed Elvis Presley e il funk, i Commodores, Wild Cherry e un sacco di soul, Ray Charles, Peter Green e tutta questa roba fantastica. E il mio primo concerto è stato quello di Elvis, quando avevo sei anni.

Mio fratello ascoltava invece il rock and roll. Voglio dire, ricordo che aveva in mano l'album Fandango degli ZZ Top e ho pensato: è fantastico. Questo è davvero fantastico. Lo ricordo. Quindi quando è così puoi solo prendere al volo la musica. La musica era semplicemente sempre lì. Quindi il rock and roll e la musica roots hanno davvero mantenuto la mia mente sempre aperta e facile ad adattarsi verso la direzione in cui musica stessa mi ha poi portato.

 

Che storia meravigliosa. E che dire della chitarra? L'attrezzatura, gli amplificatori? Hai un setup preferito specifico oppure usi la chitarra e stop?

Sono piuttosto annoiato quando si tratta di questo tema. Di attrezzatura. Ancora una volta, penso che non sia così complicato. Ma quello che ho scoperto è che il mio suono ha dovuto fare una lunga strada per arrivare al punto in ho potuto dire di aver ottenuto il suono dei miei sogni, ovvero per poter davvero spingere queste chitarre, che tradizionalmente non sono affatto elettrificate, e non solo quello, spingere il suono oltre. Sprigionare la potenza sul palco, ma essere in grado di incapsulare il lato tradizionale del suono, ma anche di esprimerlo in un ambiente completamente rock and roll, ha senso? Quindi, detto questo, il suono è praticamente solo amplificato, per far appunto uscire il suono della chitarra.

Usare volume e due distorsori crea una magia, un break up molto naturale a causa del livello a cui spingo col tocco e dal modo in cui sono avvolti i miei pickup, ho degli humbucker ma sono collegati come dei single coil, e ciò significa fondamentalmente che il tono è qualcosa che esce dalla chitarra, è la sua voce che sento. E’ grandioso, è in grado di far emergere l'essenza di ciò che è, senza l'elettricità, ma intrecciata con l'amplificazione. Negli spettacoli live normalmente uso amplificatori a 100 watt ma spesso li splitto a 50 per avere un suono più hot! Gli ampli sono Rivera ma ovviamente uso anche marshall. E semplice, per me è questo il punto.

 

Si parla quindi più del tuo stile, delle tue mani.

Sì, essere mancino ma avere la mano destra sul lato del plettro contribuisce sicuramente al mio stile perché è tecnicamente non ortodosso. Suono al contrario, per essere un mancino. Non ho mai preso lezioni, ma penso di essere stato corretto una o due volte: “la tieni male!”. Non mi interessava, è tuttora al contrario!

 

E lo show? Sei famoso per aver dato fuoco alla chitarra. Pensi che sia importante anche la parte relativa allo show in una performance dal vivo? Ad esempio è importante scambiare energia con il pubblico?

Lo è, assolutamente. Non sto parlando del fuoco. Penso che l'energia sia circolare, il mio obiettivo non è mai nient’altro che non sentirmi su un palco, vorrei che tutti sentissero che siamo tutti insieme e che tutti siamo come uno. È tutto molto circolare. Ottengo tanto quanto do. Alla fine dello spettacolo sono esausto. Svuoto il serbatoio perché suono con il cuore e canto con il cuore e faccio del mio meglio senza pensare. E’ molto appagante e mi dà la stessa sensazione di un respiro profondo al mattino. Ma quando finisco, sono anche ricaricato, come se avessi una batteria nuova di zecca, perché l'energia circolare nello show è ciò che è importante per me, perché ritorna da me e mi fa davvero sentire bene.

 

Cosa ti piace della vita in tour? C'è qualcosa di speciale che ti piace? Voglio dire, la strada, la vita on the road?

Le infinite pizze? No, non le amo. Penso davvero solo ai viaggi, alle persone che incontro e alle opportunità che arrivano dall'essere sempre in viaggio. Penso che sia sempre un dono, la musica mi ha portato in un posto che non avrei mai visto se non fosse stato per lei. Non avrei incontrato quelle persone se non fosse stato per la musica. Quindi, davvero, è la musica, ancora una volta, che mi entusiasma, mi entusiasma il fatto che la musica unisce tutti. Ed è questo ciò che mi piace di più.

 

Cosa consiglieresti ad un chitarrista, diciamo giovane, che inizia adesso ad avvicinarsi al panorama musicale? Qualche suggerimento? Qualche consiglio? O suggerimenti su come fare?

Sì. È interessante. Se sei un chitarrista emergente o semplicemente un musicista in generale, è importante circondarsi di musicisti. Ci sono altre persone come te che vogliono suonare. E se sei un chitarrista, non hai una band o vuoi averne una, devi metterti in gioco. Devi, se ne hai l'opportunità, magari partecipare a serate di jam session o andare a spettacoli con l'unico scopo di presentarti e incontrare altre persone. E’ sempre positivo per te lavorare con altri musicisti, per sviluppare e far evolvere te stesso. Anche scrivere canzoni è importante. Anche se gli altri possono sembrare i migliori, o le loro idee, tu devi, devi essere in grado di comunicare i tuoi sentimenti attraverso il tuo strumento, ma anche essere in grado di raccontare una storia. E per quanto riguarda l'uscita e l'entrata in scena, assicurati di dare il massimo. Conosci te stesso, trova te stesso. E’ l'unico modo per andare avanti: devi spingerti oltre, ottenere concerti e suonare a molti show.

Suonavo agli angoli delle strade. Quindi, quando suonavo in qualche locale, era semplicemente bello stare finalmente al chiuso. Procedi per la tua strada e se riesci a trovare un posto in cui puoi suonare, sfruttalo al meglio. Molte cose sono cambiate. Oggi c’è Internet. Non è necessario avere un contratto per stipulare un accordo. Puoi fare tutto da solo. Voglio dire: non potrebbe mai essere più facile dare vita alla tua musica. Mettiamola così: se vuoi davvero spingerti oltre e vuoi viaggiare e vuoi emergere, l'unico modo per farlo è creare il tuo suono e fare il botto. Devi semplicemente credere in te stesso e avere qualcosa da dire. Se tutti avessimo qualcosa da dire…

 

È vero. Quindi, esci e suona più che puoi, diciamo.

Sì. Per riassumere, si. E’ una strada. Devi accumulare chilometri sulla macchina perché l'esperienza è oro.

 

E tu… posso immaginare che la mattina ti alzi ed inizi a suonare da un momento all'altro. Segui qualche routine speciale a livello di prove o c’è qualcosa che fai ogni giorno con la tua chitarra? O semplicemente qualche volta prendi la chitarra e suoni?

Sì. La mattina prendo una tazza di caffè e la mia chitarra… con calma. Al mattino mi dedico sempre alla musica. Ho attraversato fasi, soprattutto quando ero in viaggio. In ogni caso tendo sempre a portare la mia chitarra a letto con me.

 

E’ sempre li! E noi ti aspettiamo presto in Italia per qualche live?

Sì. Credo che una volta che ci avvicineremo all'uscita del disco, allora i tour inizieranno. Il booking sta andando bene! Non appena lo sapremo, verrà fuori, sarà annunciato. Spero che quest'anno si arrivi presto in Europa e in Italia… non vedo l'ora, non ne hai idea!

 

Non appena ascoltiamo la tua musica, in un secondo siamo subito teletrasportati negli USA. Pensi che anche in Europa possano trovare spazio il blues e questo tipo di musica? Oppure gli Stati Uniti restano comunque il posto migliore?

Penso, semmai, che l'Europa sia sempre stata molto, molto aperta e abbia avuto una storia d'amore e dato grande spazio alla musica roots americana. Voglio dire, non è una sorpresa che ci sia amore per il blues, ma c'è anche amore per il rock and roll, il jazz e il punk. In realtà in Europa è molto vivace. Ed è qualcosa che è difficile da spiegare, ci sono molti festival, ce ne sono anche in tutti gli Stati Uniti, ma è diverso. Quando sei in Italia, in ogni paese trovi qualcosa, ogni città organizza qualcosa. Ed è semplicemente bello vedere la musica così viva e riscontrare un interesse così grande. La musica, come ho detto, unisce tutti. Ma non solo, è parte della condizione umana. Voglio dire, dove saremmo senza una canzone? Penso che tutti abbiano in qualche modo le dita sulla musica e che non sia così categorizzata, là fuori. Penso che se ti piace la techno, significa che quella è la tua strada, ma può piacerti anche un qualsiasi altro tipo di energia, anche semplicemente il battito del cuore umano che ti canta qualcosa: questo è l’importante. Penso che quell'energia, quella passione, siano sempre state lì. Anche nei libri di storia. Pensa al Festival di Montreux: l’Europa è sempre stata molto ricettiva verso il jazz e la musica americana.

 

Qui vediamo anche giovani che vanno ai concerti blues mi sembra una bella cosa…

Questo è il punto. Sono stato in Italia con diversi format, ma è certo che quando mi vedi live, assisti ad uno spettacolo rock blues. È sempre uno spettacolo rock'n'roll, che io sia stato in tournée con altre band o da solo. È semplicemente l'energia degli alti e dei bassi e l'essenza del rock and roll che dà una svolta alla mia vita e al modo in cui sono. E noi tutti, come musicisti, siamo individui e abbiamo un’impronta precisa. Non ce ne sono due uguali. Se ti sintonizzi sul mio canale e mi vedi dal vivo, spero che non te ne dimenticherai e che tornerai a vedermi, lo spero, perché stiamo arrivando! Sì!

 

Il tuo spettacolo e il tuo stile sono molto originali, quindi speriamo davvero di rivedervi in ??Italia molto presto! Grazie mille, Eric. Ci ha fatto davvero piacere parlare con te e verrò di certo al tuo prossimo show.

Si, non vedo l’ora! Piacere mio, spero di vederti al prossimo show e grazie per le tue belle parole e il tuo tempo!

 

Grazie a te! E l’album è favoloso, sono felice di poterlo ascoltare!

Ti piace la canzone "Liquor Store"?

 

Si, ma tutto l’album è fantastico, lo stavo ascoltando prima!

Qual’è la tua canzone preferita?

 

Direi "Tonight", la trovo differente dalle altre, ma tutto l’album mi è piaciuto perchè mi piace il tuo stile e questo genere di musica.

Grazie, e grazie per aver ascoltato l’album! A presto!

 

 

***

Eric Sardinas è affiancato in Midnight Junction da un'ottima sezione ritmica, composta da Chris Frazier (Whitesnake, Foreigner) alla batteria, Koko Powell (Lenny Kravitz, Sheila E) al basso, David Schulz (The Goo Goo Dolls, Bo Diddley) alle tastiere e la leggenda dell'armonica blues Charlie Musselwhite come ospite speciale su un brano.