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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
19/12/2023
Le interviste di Loudd
Due chiacchiere con... Lecoseimportanti
Quali siano per loro quelle “cose importanti” da cui hanno preso il nome non me l’hanno detto, fatto sta che, tra queste, la band di Latina ha senza dubbio quello di fare musica: passione viscerale, scelta di vita, comunicazione di un’urgenza che si ha dentro e che non si può esprimere in altro modo. Queste le nostre chiacchiere con i Lecoseimportanti.

Quali siano per loro quelle “cose importanti” da cui hanno preso il nome non me l’hanno detto, fatto sta che, tra queste, la band di Latina ha senza dubbio quello di fare musica: passione viscerale, scelta di vita, comunicazione di un’urgenza che si ha dentro e che non si può esprimere in altro modo.

Ascoltando “Rami e tempesta”, il nuovo singolo uscito a fine novembre, l’impressione è un po’ questa. Giada (voce), Ylenia (chitarra), Umberto (basso) e Massimiliano (batteria) hanno affinato la lezione del rock lineare e senza compromessi che portano in giro dal 2018 (nel 2020 è uscito l’EP Nota vocale, seguito da altri due singoli, “Terra” e “Come si fa, pt.2”) e hanno dato vita ad un brano fresco, tirato e convincente, dove le melodie vocali di Giada giocano un ruolo consistente nel definirne il mood, ma dove chitarre e sezione ritmica pestano decisamente più di prima.

Il tutto col sapiente lavoro di Giulio Ragno Favero (Il Teatro degli Orrori, One Dimensional Man) in cabina di regia, fondamentale uomo in più per un disco, il primo della loro carriera, che si prospetta interessante per riportare in auge un certo modo di suonare che in Italia, fatta eccezione per i nomi storici, si fatica un po’ a trovare.

Abbiamo scambiato due parole con la band per cercare di saperne di più.

 

 

“Rami e tempesta” ha sonorità decisamente più dure rispetto alle vostre composizioni del passato. Anzi, mi pare addirittura che sia la prima volta che utilizzate così diffusamente le chitarre elettriche. È venuto fuori spontaneamente o si tratta di una decisone ponderata? 

È quello che siamo, zero compromessi.

 

Il suono di questo brano richiama molto un certo rock alternativo degli anni Novanta, che leggo essere un’influenza che avete condiviso con la band in passato. Personalmente trovo questa proposta un po’ datata, ma forse è per ragioni anagrafiche. Immagino che per voi non sia così.

Fortunatamente i concerti, al contrario della musica liquida e delle classifiche dei numeri online, ci indicano chiaramente che il rock non è mai morto, che le band sono sempre in voga. La musica non è un talent show. 

 

A livello di testo, il brano funziona un po’ come manifesto e dichiarazione di intenti, secondo me. Quanto c’è di autobiografico in esso? 

Il brano è autobiografico.

 

Come funziona la scrittura dei pezzi? C’è qualcuno in particolare che porta le idee oppure siete tutti coinvolti? 

Di solito compongo io (Giada, NDA) a casa, porto in sala sia un testo che una bozza della strumentale, dopodiché iniziamo a lavorarci insieme. Capita anche che i ragazzi, durante le prove, tirino fuori, improvvisando, un pezzo strumentale sul quale iniziamo da subito a lavorarci insieme.

 

Vedo che c’è un nuovo album all’orizzonte: che cosa potete dirmi a riguardo? 

Sarà il ritratto complesso degli ultimi anni, sarà crudo ed essenziale. Un disco datato, come dici tu.

 

Come vi siete trovati a lavorare con un nome importante come Giulio Ragno Favero? Ha in qualche modo cambiato la vostra prospettiva sul lavoro in studio? Vi ha dato qualche consiglio in particolare? 

Lavorare con Giulio è stato importantissimo per la nostra crescita, ci ha reso più coesi, con meno paura di essere quello che siamo musicalmente parlando. Sicuramente eravamo datati anche prima di lui. 

 

Avete esordito nel 2018 ma solo adesso siete arrivati al primo disco: c’entra il mercato che oggi è molto incentrato sui singoli oppure ci sono altre ragioni? 

Del mercato non ci importa proprio niente, anzi. Essenzialmente crediamo che le cose, per essere fatte bene, abbiamo bisogno di tempo e maturità. Il disco è arrivato da solo, piano, senza fretta. È così che ci viviamo la musica che facciamo. Ci vuole zero a buttare fuori un album banale e scontato, non credi?

 

Sempre su questo: notate delle differenze tra la scena musicale odierna prima e dopo la pandemia? 

Assolutamente si! 

 

Ho visto che suonerete un po’ dal vivo a dicembre ma più che altro nelle vostre zone. Pensate che ci sarà la possibilità di vedervi anche a Milano, dopo l’uscita del disco? 

In realtà non suoneremo nelle nostre zone, abbiamo in programma delle date in Campania e Basilicata. Una soltanto è a Latina, la nostra città. Appena uscita il disco suoneremo un po’ ovunque, Milano compresa. 

 

Da ultimo, visto che è la prima volta che vi intervisto: da dove viene il vostro nome? Quali sono, per voi, “le cose importanti”? 

Ognuno ha le proprie, le tue quali sono?