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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
11/05/2023
Le interviste di Loudd
Due Chiacchiere con... Mauro “Tolly” Tollini (Epitaph)
In occasione del Forged in Doom di Spirano abbiamo raggiunto il batterista Mauro “Tolly” Tollini dei veronesi Epitaph, per farci raccontare il cammino della band e ottenere qualche anticipazione sulle prossime mosse.

Ogni tanto anche in Italia ci sono iniziative di cui andare fieri e il Forged in Doom è una di quelle. Dedicata ad un genere musicale di cui anche il nostro paese ha sfornato importanti esponenti (pensiamo solo a Paul Chain ma anche, se ci spostiamo sul versante più Dark, ai Black Hole ai Malombra), la serata del 27 maggio a Spirano, in provincia di Bergamo, promette di essere di quelle da ricordare. Non solo perché è una delle poche a tema, ma anche perché gli organizzatori hanno deciso di devolvere tutto il ricavato a favore dell’Ospedale da Campo dell’Associazione Nazionale Alpini.

Al di là della causa benefica, il programma è di tutto rispetto: tre band straniere che raramente o mai passano dalle nostre parti (i finlandesi Lord Vicar e Cardinals Folly, i greci The Temple) e un act leggendario delle nostre parti, i veronesi Epitaph. Dopo lo splendido Claws, del 2017, erano un po’ usciti dai radar, complice la pandemia e qualche cambio di formazione. Recentemente sono per fortuna tornati in pianta stabile, si sono esibiti dal vivo e stanno lavorando a nuova musica. Abbiamo raggiunto il batterista Mauro “Tolly” Tollini per cercare di fare il punto sul cammino della band e ottenere qualche anticipazione sulle prossime mosse.

 

 

So che recentemente avete avuto dei cambi di formazione: me ne parlate?

Sì, ormai sono passati due anni dall'uscita dalla band da parte di Emiliani Cioffì. Siamo legati ad Emiliano, è un caro amico e la nostra stima e amicizia non è mai cambiata. Abbiamo preso strade diverse solo per diverse vedute nel procedere con la band in una certa direzione. Ora abbiamo Ricky Dal Pane che si è integrato molto bene con noi, portando la sua professionalità sia vocale che compositiva.

 

Sono passati cinque anni dall'uscita di Claws. Oltre al Covid e ai cambi di line up ci sono stati altri motivi per cui non è ancora uscito un nuovo disco?

Per noi questi ultimi anni non sono stati favorevoli: prima il Covid, poi il cambio di formazione e altri problemi famigliari ci hanno portato a diversi stop. Tieni poi conto che lavoriamo ancora alla vecchia maniera, quindi il tutto viene fatto in sala prove lavorando tutti assieme ai nuovi pezzi. Non siamo abituati a scambiarci riff via mail e cose così. La sala prove è il nostro campo di battaglia, da lì nasce quasi tutto. Per questo normalmente abbiamo bisogno di molto tempo per preparare un disco nuovo.

 

Come vedete oggi questo disco? Trovate che rispecchi ancora quello che siete, oppure dovremo aspettarci cambiamenti?

Ogni  nostro pezzo rispecchia la natura Epitaph. Abbiamo un nostro stile compositivo che è sempre la fonte da cui partiamo, pur non ponendoci mai limiti per quelli che poi saranno i pezzi definitivi. Il nuovo disco sarà nel pieno stile della band ma con delle sfaccettature diverse rispetto agli altri due dischi, anche perché Ricky ha un'altro modo di cantare e ha contribuito molto alla stesura dei nuovi pezzi. Forse per certi aspetti sarà un po’ più heavy degli altri.                   

            

Uno dei miei brani preferiti di Claws è “Waco the King”. Non ne ho la certezza ma credo sia ispirato ai fatti dell'omonimo paese del Texas, nel 1993. Se è così, come vi è venuta l'idea di scrivere di quel tema? Che cosa vi ha colpito di quella vicenda?

Hai centrato perfettamente il segno. L'idea di fare quel testo venne a Emiliano. Noi non ricordavamo tutti i dettagli di quella triste vicenda e lui una sera ci raccontò tutto quello che era successo. A noi piacque molto l'idea e pensammo che il tutto si sarebbe sposato molto bene con l'atmosfera di un pezzo che avevamo già scritto.

 

Normalmente le vostre composizioni sono piuttosto lunghe: quando scrivete del nuovo materiale vi ponete il problema della lunghezza oppure seguite semplicemente l'ispirazione del momento?

Non abbiamo mai l'idea di fare pezzi corti o lunghi. A volte rimaneggiamo lo stesso pezzo anche 20 volte, senza badare al minutaggio. Per noi un pezzo è completo quando lo sentiamo tale. Può essere di tre minuti come di dieci, non ci poniamo limiti.

 

Facciamo un passo indietro: voi avete una storia particolare perché nascete a fine anni ‘80 e vi muovete soprattutto nel circuito dei demotape, di fatto tra una cosa e l'altra arrivate al disco d'esordio solo negli anni duemila. Sono praticamente due epoche diverse! Che cosa è cambiato, dal vostro punto di vista? E, perdonate la banalità: si stava meglio prima o adesso?

Come per tutte le cose, ci sono pro e contro. Internet ha portato molta visibilità per le band, soprattutto underground, ma ora è tutto più veloce e convulso. La gente non ha il il tempo e il piacere di ascoltare un nuovo album per intero, saltano da una nuova uscita all'altra ascoltando due o tre pezzi. Negli anni Ottanta per noi era un rito andare il sabato al negozio di dischi per acquistare qualche vinile, tornare a casa e ascoltare il tutto più volte con  somma attenzione. Ovviamente questo è il mio umile pensiero! Dovremmo parlarne per ore dei pro e dei contro (risate NDA)!

 

Che momento è, questo, per il Doom in Italia? Hai in mente qualche band interessante uscita negli ultimi anni? L'impressione mia è che, sia a livello di artisti che di pubblico, noi italiani siamo sempre un po’ indietro. Come la vedete?

Guarda, ti posso assicurare che in Italia abbiamo ottime band Doom che hanno ben poco da invidiare a quelle straniere. Avendo fatto due tour europei, abbiamo suonato con molti gruppi esteri e abbiamo avuto la possibilità di parlare con molti di loro: hanno una grande venerazione per tutto il movimento Dark Sound-Doom italiano. L'italia è considerata come una scuola di questo genere musicale. Forse all’estero si propongono in modo più professionale (hanno anche delle strutture e possibilità che noi non abbiamo) ma a livello compositivo, ti ripeto, le band italiane hanno fatto scuola.

Nomi di band italiane non te ne faccio perché sicuramente dimenticherei qualcuno e non voglio fare torti (ride NDA)!

 

Prima del Forged in Doom avete già suonato delle date live a fine 2022, se non vado errato. Come sono andate? E che cosa vi aspettate dal festival di maggio?

Abbiamo fatto due date, una a Verona e una, più di recente, a Roma. Ci siamo divertiti molto e il consenso è stato ottimo, siamo sempre onorati di questo. Saliamo sul palco ogni volta con umiltà e diamo sempre il 100%, questo il pubblico lo percepisce e lo apprezza. Per quanto riguarda il Forged in Doom, intanto mi aspetto la sensibilità da parte di tutti nel venire a quel festival. Tutto il ricavato andrà in beneficenza e gli organizzatori si stanno facendo un culo pazzesco senza intascare un centesimo! Poi il bill è da non perdere assolutamente. Noi siamo onorati di farne parte come unica band italiana. Mi aspetto e spero un sold out, anche per la soddisfazione di chi sta organizzando il tutto. In più ti posso anticipare che per l'occasione presenteremo tre pezzi nuovi che faranno parte del nuovo disco.

 

Conoscete di persona le tre band che si esibiranno assieme a voi a Spirano? E che cosa ne pensate del loro percorso artistico? Immaginate di dovere introdurre ciascuna di essa in due parole ad un vostro fan che viene per sentire voi ma che non li conosce. Che cosa mettereste in risalto?

Di persona conosciamo i Lord Vicar. Abbiamo suonato con loro un paio di volte e abbiamo avuto modo di fare delle belle chiacchierate. E' una band storica nel panorama europeo ,hanno fatto degli ottimi dischi e dal vivo sanno veramente il fatto loro. I Cardinals Folly sono pesantissimi e dal vivo spaccano veramente. Ti incollano sotto il palco con un muro di suoni. Per loro è la prima volta in Italia e sono assolutamente da vedere.

I Temple sono la band più giovane, il loro disco del 2022 è molto bello: pesante, lento, con voci particolari. A tratti sono sinfonici e ipnotici. Ottima band veramente. In generale, credo proprio che sarà una serata infuocata…

 

Quali sono i vostri dischi Doom preferiti in assoluto? E se doveste indicare qualche titolo per chi volesse avvicinarsi per la prima volta a questo genere?

Ce ne sono molti. Faccio prima ad indicarti i gruppi secondo me fondamentali da ascoltare: ovviamente Black Sabbath, poi Trouble, Paul Chain , Candlemass, Pentagram, Solitude Aeturnus, Saint Vitus,  Witchfinder General, e molti altri… Io consiglio, a chi si volesse avvicinare al genere, di iniziare con queste band della vecchia guardia!