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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
22/05/2023
Le interviste di Loudd
Due chiacchiere con... The Doormen
Una cosa è certa: mai mollare! Con questo motto e consiglio Luca Malatesta chiude la nostra chiacchierata, che svela il nuovo album dei The Doormen, THE TRUTH IN A DARK AGE. Otto le tracce che ci raccontano la storia tormentata di “The Freak”. Il disco è stato pubblicato il 5 maggio per MiaCameretta Records, distribuito da Believe.

Nel nuovo album The Truth in a Dark Age raccontate la storia di un protagonista singolare: da dove è arrivata questa idea e quali sono i messaggi che volete veicolare?

Il personaggio “The Freak” è stato inventato da Vins (Vincenzo, voce/batteria – N.d.R)  e non è altro che lo Ziggy Stardust terrestre. E’ ispirato a me (Luca, chitarra/basso – N.d.R), perchè durante la pandemia ho sofferto molto, ritrovandomi intrappolato in una dimensione dove tutte le cose che avevo sempre fatto fino a quel momento, come ad esempio suonare live, erano svanite per sempre.

Questo nuovo disco può essere considerato un concept perché appunto tutte le canzoni ruotano attorno al personaggio “The Freak”, presentato nella prima traccia "Night Shift" come un “supereroe” che una volta spogliato dei panni della quotidianità si dedica alla caccia di più prede possibili, al fine di imprigionarle e privarle del loro amore. Nel brano “A Freak”, dopo essere rimasto intrappolato nel suo appartamento e non potendo più cacciare, perde completamente la ragione e si ritrova a combattere contro la solitudine data dall'isolamento. Concludendosi nel brano finale "Your Shape Pillow", dove il protagonista si ritrova a fare i conti con le proprie paure, intraprendendo un percorso di autoanalisi.

Per questa rinnovata versione dei The Doormen avete aggiunto ingredienti come loops & synth, da dove avete tratto ispirazione?
In questo disco, The Truth in a Dark Age, rispetto ai precedenti lavori siamo passati da un suono più abrasivo e diretto, creato dall’intreccio delle sole chitarre, a un suono più oscuro ma allo stesso tempo avvolgente, grazie all’utilizzo dei sintetizzatori: amalgamandosi sempre con le trame delle chitarre hanno reso il suono più spettrale e sinistro, come si può sentire ad esempio in Old Man.

La drum machine che è stata utilizzata è una vecchia Roland 707, che nei cambi ritmici delle canzoni saggiamente miscelato e dosato con il drumming di Vins ha creato quel sound plasticoso e digitale come accadeva nelle produzioni degli anni 80’:  il risultato è stato davvero fantastico.   

Ci raccontate qualche aneddoto sulla produzione di quest’album? Come lo avete creato? Come gestite il processo di composizione?

Ci siamo ritrovati a comporre come un tempo nel salotto di casa mia, io e Vins a 4 mani: io sugli arrangiamenti delle chitarre e del basso, Vins sui testi e le batterie, e ne è uscita una sessione di 28 minuti devastante. Suoni oscuri e vibranti accompagnati dalle chitarre morbide, batteria quadrata con delle contaminazioni da loop elettronici (come spiegavo prima) e una voce avvolgente, che ci fa immergere in una spirale di emozioni.

In quel periodo ricordo che scambiavamo molte idee tra di noi, complice anche la chiusura che ci forzava a stare in casa. Appena si sono allentate le restrizioni causate dalla pandemia, abbiamo prodotto il primo demo del disco. Lo ricordo come un periodo molto stimolante, perché stavamo sperimentando molto sul suono.

Da dove prendete ispirazione per scrivere le vostre canzoni e le storie che raccontano?

Adattiamo il nostro suono in base ai temi che vogliamo sviluppare: amore e odio, gioia e morte allo stesso tempo, la contrapposizione e la convivenza di questi elementi. Ogni elemento ha un suo suono in ogni disco che realizziamo e in base alla nostra situazione personale, quella in cui viviamo in quel momento, cerchiamo di dare voce a queste emozioni, pensieri e stati d’animo utilizzando i nostri strumenti. Sta alla nostra sensibilità cercare di toccare le corde giuste per poter arrivare ad emozionare l’ascoltatore.

Quali band del passato e del presente vi influenzano maggiormente e che musica ascoltate abitualmente?

I dischi che ci hanno sicuramente influenzato sono nella creazione di questo disco sono:
Love and Other Demons - Strangelove
Mellon Collie and the Infinite Sadness - The Smashing Pumpkins
The Queen is Dead - The Smiths
Automatic - The Jesus & Mary Chain
Souvlaki - Slowdive

Per quanto riguarda la musica italiana attuale, da un po' di anni a questa parte non troviamo nulla di nostro interesse.

Quanto hanno influito sul vostro successo e sulla vostra crescita palchi da festival, come quelli di Arezzo Wave Love Festival, Umbria Rock Festival, Beaches Brew Festival e allo Sherwood Festival, HOME Festival?

Sono state delle esperienze davvero uniche, che ci hanno permesso di far conoscere la nostra musica a un pubblico molto ampio e allo stesso tempo di esprimerci al meglio e confrontarci con band di caratura internazionale e leggendarie. Mi viene in mente Paul Weller ad Umbria Rock nel 2014, occasione in cui abbiamo capito che anche noi non eravamo così male su quei palchi.  

Preferite suonare ai festival o date dedicate completamente a voi? 

Per noi è indifferente, l’importante è suonare il più possibile ed emozionare l’ascoltatore con il nostro muro sonoro.

Come comunicate con il vostro pubblico? Utilizzate molto i canali social e pensate siano d’aiuto per stabilire una connessione diretta con i fan?

Utilizziamo molto i canali social per comunicare con il nostro pubblico e promuovere la nostra musica anche se, a dire il vero, a nostro avviso con i tempi che corrono i social sono diventati un’arma a doppio taglio. L’attenzione per la musica è calata e si tende a dare più risalto e spazio a contenuti di immagine. 

Come sono nate le collaborazioni con MiaCameretta Records e Believe?

La collaborazione con la nostra etichetta è nata durante le registrazioni del quarto disco Plastic Breakfast al VDSS studio insieme al nostro producer Filippo Strang, che ci ha seguito durante le sessioni di recording e di mix del disco. Ci ha proposto l’ingresso in questa piccola realtà DIY perché gli erano piaciute molto le nostre produzioni. Con Believe invece siamo entrati in contatto tramite la Goodfellas, che ci ha fatto da tramite per la pubblicazione del disco su tutte le piattaforme digitali.

Da dove nasce la vostra passione per la musica, come avete iniziato e come si è formata la band?

Il nome The Doormen è stato rubato da una canzone degli Stereophonics, una delle band preferite del nostro primo batterista. La formazione è la classica, composta da 4 elementi (voce, chitarra, basso e batteria), anche se abbiamo composto e suonato il nuovo disco in due. Ci siamo incontrati nei posti dove si poteva fruire della musica, ai concerti, nei club e nelle sale prove. Abbiamo più o meno tutti lo stesso stile e background musicale, che nel corso degli anni si è plasmato e si è evoluto: le esperienze e le vicissitudini sono state numerose, sia dal punto di vista umano che artistico. Lo stare insieme e condividere ad esempio lo stesso furgone per andare in tour e suonare le nostre canzoni in giro, sia in Italia che all’estero (Francia, UK), ha fatto sì che potessimo fruire di tutto ciò che ci circondava e trasformarlo in esperienza, con il vantaggio di godere della velocità con cui accadevano le cose e allo stesso tempo di rimanere fermi per assaporare l'intero processo.

Parlando invece di futuro: Spoiler su prossimi progetti e tour ?

Oltre alle date già programmate per la presentazione del disco (la prossima il 27 maggio al Blah Blah di Torino, poi il 10 Giugno a Rimini in occasione di Ultrasuoni in memoria di Thomas Balsamini) nel frattempo ci stiamo organizzando per un nuovo tour in Europa, come facemmo nel 2019 quando uscì Plastic Breakfast.

Il nostro principale scopo con questo disco è arrivare il più possibile all’estero: non sarà facile ma a noi piacciono le sfide. Per quanto mi riguarda, a fine maggio entrerò di nuovo in studio con un nuovo progetto post-punk, i “Di Notte”, mentre Vins con gli “Edna Frau” sarà impegnato per una manciata di concerti in giro per lo stivale. Teneteci d’occhio e seguiteci: non stiamo fermi a guardare nessuno.

Avete avuto modo di aprire performance di Paul Weller e The Charlatans, ma vorreste davvero condividere il palco con …

Blur a Lucca, quindi facciamo appello alla D'Alessandro e Galli.

Avete un palco del cuore che vorreste conquistare?

Uno dei nostri sogni sarebbe suonare al Glastonbury Festival in UK: sono anni che ci proviamo facendo application, ma la direzione artistica del festival sceglie solamente band UK. Speriamo che in futuro si presentino altre strade per poterci arrivare, ma una cosa è certa: mai mollare.

 

 

***

 

I The Doormen sono:

Luca Malatesta: chitarra ed effetti 

Vincenzo Baruzzi: voce, chitarra 

Tommaso Ciuoffo: basso 

Serena Castellucci: batteria, loops & synth 

 

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