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THE BOOKSTORECARTA CANTA
Eugenie Grandet
Honore De Balzac
2015  (I Classici Feltrinelli)
LIBRI E ALTRE STORIE
10/10
all THE BOOKSTORE
02/03/2020
Honore De Balzac
Eugenie Grandet
Tredicesimo romanzo di Balzac, scritto nel 1833, Eugenie Grandet è in primo luogo un affresco cinico e dissacrante sulla società francese del tempo.

Considerato da molti il capolavoro di Balzac, Eugénie Grandet propone due figure tra le più straordinarie della letteratura francese: Félix Grandet, commerciante spregiudicato e ricchissimo, prigioniero della propria smisurata avarizia, e la figlia Eugénie, fanciulla malinconica e sottomessa, d’animo nobile e sensibile, vittima di un impossibile sogno d’amore. Due ritratti indimenticabili, tratteggiati con vigore e grande maestria psicologica, che si fronteggiano in un dramma di «ordinaria famiglia». Nulla può distoglierli dal perseguire il proprio credo, dalla fatale attuazione del proprio destino: nella scena memorabile della morte di Grandet, il vecchio avido spira nel tentativo di impadronirsi del crocifisso dorato che il prete gli avvicina alle labbra impartendo alla figlia, erede del suo patrimonio, l’ultimo ordine: «Abbi cura di tutto, me ne renderai conto laggiù».

 

Eugenie conduce un’esistenza monotona e ripetitiva, consumata a rammendare abiti davanti alla finestra della cucina, in compagnia della madre, e scandita solo dal ritmo regolare delle funzioni religiose a cui partecipa. Vive come una reclusa, nella tetra e mal ridotta casa del padre, Felix Grandet, ex bottaio, e ora avido milionario e padre padrone, la cui parola è legge, in tutto e per tutto.

Fuori dalle mura domestiche, la vita di provincia, in cui commercianti e notabili rappresentano il cuore pulsante di una società gretta, calcolatrice e ipocrita, che si regge su due massimi sistemi: Dio e Denaro. Più lontano ancora, gli echi della rutilante Parigi, città modaiola guardata con disprezzo e con malcelata invidia dalle ricche famiglie che frequentano la casa paterna, con l’unico scopo di ottenere la mano di Eugenie, ricca ereditiera in prospettiva. Un giorno però, proprio dall’odiata Parigi, arriva Charles, nipote di Felix Grandet e cugino di Eugenie. Una variabile impazzita, che stravolgerà definitivamente la vita dell’ingenua fanciulla.

Tredicesimo romanzo di Balzac, scritto nel 1833, Eugenie Grandet è in primo luogo un affresco cinico e dissacrante sulla società francese del tempo, in cui nulla conta se non il denaro, la produzione a costo dello sfruttamento, il titolo nobiliare e il prestigio economico, in nome dei quali ogni cosa è sacrificabile, l’amore, l’etica, financo la vita delle persone più care.

Balzac, però, oltre a tratteggiare con mano ferma il mondo in cui vive, scandaglia abilmente l’animo umano, disegnando alcune delle figure tra le più celebri della letteratura francese. In primo luogo, Pere Grandet, uomo avido e spregevole, anaffettivo e spinto ad ogni azione, anche la più sordida, da un’insaziabile brama di denaro. La finta balbuzie e la verruca sul volto che si muove impercettibilmente, svelando i moti dell’anima di questo omuncolo eticamente inconsistente, manipolatore e mentitore seriale, sono i connotati fisici che raccontano la pochezza dell’uomo e la vacuità delle sue brame, in un crescendo di perdizione, suggellato da Balzac con un‘immagine tremenda, quando Felix, sul punto di morte, mentre riceve l’estrema unzione, cerca di afferrare il crocefisso del prete, in un estremo afflato vitale ancora una volta dettato dalla bramosia.

Si dovrebbe, a questo punto, parlare anche del cugino Charles, figura che si rileverà molto simile a Pere Grandet, ma di cui tacciamo, per non anticipare nulla a coloro che saranno invogliati a leggere il romanzo.

Sopra le molte figure minori del romanzo, ma non per questo meno importanti (la madre di Eugenie, donna debole, vessata e timorata di Dio, ma capace di un moto di ribellione quando la narrazione raggiunge il climax, e Nanon, la fedele serva, donna del popolo, obbediente al padrone, ma comunque attraversata da grande e istintuale umanità) si staglia il personaggio di Eugenie.

Ragazza buona e ingenua, contraltare morale della società che la circonda, in un lento percorso di consapevolezza, arriva a sacrificare tutta se stessa in nome dell’amore per il cugino Charles, che è soprattutto idea romantica più che effettiva realtà.

Da ragazza debole e priva di discernimento che lentamente si trasforma in donna forte e decisa, Eugenie racchiude in se il destino crudele di “una vita tetra e senza più attese” della Jeanne di Maupassant (Une Vie) e la esiziale devozione amorosa della sublime Margherita Gautier de La Signora Delle Camelie di Dumas figlio, due romanzi successivi, a cui è inevitabile pensare durante la lettura di Eugenie Grandet. Una figura di donna a tutto tondo, semplice nella sua ingenuità, ma estremamente complessa nel suo percorso di crescita, che affianca i personaggi poc’anzi citati (e ci mettiamo anche e ovviamente Emma Bovary) tra le protagoniste femminili più importanti della letteratura francese dell’800.

 

 

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