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REVIEWSLE RECENSIONI
28/04/2021
Koralle
Fonografie
Il sound di questo “Fonografie” appare subito molto più chiaro e si perde la caratteristica ambient, che lascia spazio al basso e alla batteria, forse i veri protagonisti nascosti di questo percorso. Sì, perché di un percorso si tratta.

È ormai da più di un anno che ci troviamo, discograficamente parlando (e non solo, purtroppo), in un periodo davvero assurdo: questa pandemia, che ha costretto non solo noi ma anche (e soprattutto) gli artisti a casa, contribuendo così all’avvento di uno dei periodi più prolifici mai visti. Non si tratta di vedere il bicchiere mezzo pieno, ma di osservare la pura e semplice realtà: non so voi, ma ormai tutti i venerdì la mia sezione “Nuove uscite per te” di Spotify si ottura di pubblicazioni e questo rende sempre più difficile, e allo stesso tempo affascinante, ascoltarle tutte. Se però seguirle tutte è difficile, è importante d'altro canto fare, se non una selezione, almeno una propria scala di priorità, per non perdersi pubblicazioni importanti come quella di cui vi parlo oggi: Fonografie di Koralle (pubblicato a gennaio 2021 per Melting Pot Music).

Per chi non lo conoscesse stiamo parlando di musica italiana, e più nello specifico di musica italiana elettronica, di altissima fattura. Negli ultimi decenni soprattutto la musica italiana è stata difficilmente usufruita dal pubblico internazionale e forse è anche questo il motivo che spinge molti artisti italiani a rivolgersi quasi esclusivamente al pubblico nazionale. Con le dovute eccezioni però, e molte di queste si possono sicuramente rintracciare all’interno della musica elettronica.

Piccolo chiarimento (probabilmente superfluo): quando si parla di musica elettronica non si parla di house o techno, certo c’è anche quella, ma è solamente una piccola fetta dell’enorme cheese cake di cui è composta la musica elettronica. Comunque sia è bello scoprire che molti artisti italiani appartenenti a questo settore non solo producono musica per il mercato internazionale, ma tra una sgomitata e l’altra sono pure riusciti a ritagliarsi la loro fetta. Koralle, (secondo progetto di Lorenzo Nada) è sicuramente nella lista di quelli che ci sono riusciti. Forse non lo conoscerete con questo nome, ma forse lo avrete ascoltato con il suo progetto principale, Godblesscomputers (con cui ha pubblicato nel 2020 otto tracce dal titolo The Island, che consiglio di recuperare).

Se eravamo abituati con il progetto Godblesscomputers ad ambienti sonori vasti ed avvolgenti, con chiare caratteristiche IDM e ambient, un mix perfetto tra suoni sintetici ed acustici sempre guidati da un beat cristallino, con il progetto Koralle Lorenzo ci fa esplorare mondi completamente differenti. Il sound di questo Fonografie appare subito, fin dalla prima traccia, molto più chiaro e si perde la caratteristica ambient che lascia spazio al basso e alla batteria, forse i veri protagonisti nascosti di questo percorso, sì, perché di un percorso si tratta.

Lo suggerisce già il titolo dell’album, Fonografie, che si tratta di un percorso tra luoghi e ricordi trasposti in musica. Il beat è sempre chiaro e fa da binario ad un mood che riporta alla luce molti elementi della chillout (beat circolare e ricorrente, a volte cadenzato, pianoforti elettrici che ricordano dei rhodes e forse lo sono anche), ma non c’è solo questo, si sentono infatti anche molti elementi, probabilmente campionamenti, provenienti dal jazz (pianoforti, trombe e voci echeggianti sono ricorrenti). Chillout e jazz sono i due elementi principali, ma ne manca uno: l’hip hop, che si sente in diverse tracce grazie anche alla collaborazione di alcuni artisti che Lorenzo invita, come Anti Lilly (nel brano “Trick Questions”), Turt (in “Keep It Stepping” e “Fuel”) e Isatta Sheriff (nella splendida “Laid Back”). Ma non sono i soli ospiti: sono presenti anche Karhys (in “Lies”) con la quale si avvicina ad un mood più new soul, e due artisti con cui co-produce due brani, Twit One (“Noia”) e i Funk Shui Project unici ospiti italiani (se non li conoscete, vi consiglio caldamente recuperare anche questi).

Per cui, alla fine di queste sedici tracce, dove si sono alternate fotografie (anzi Fonografie), ovvero brani strumentali più chillout a brani più hip hop o addirittura new soul, possiamo con certezza apprezzare la leggera intensità che caratterizza questo disco. Leggera perché, come in un certo senso dicono i Funk Shui Project all’inizio di “Oro”, il beat che ricrea Lorenzo con questo basso e batteria è sempre travolgente: impossibile non muovere la testa. Ma questa leggerezza è intensa, poiché ascoltando il disco e osservando le foto nella copertina, è possibile davvero intraprendere un viaggio con Koralle, un viaggio in cui è lui a mostrarci luoghi persone e volti.

Concludendo, vi consiglio di ascoltarlo tante volte e mi raccomando, fatelo con delle cuffie buone, o non assaporerete appieno la cura nei suoni marchio di fabbrica di Lorenzo Nada, in questo caso, in arte Koralle. Se vi sarà piaciuto, allora visitate la sua pagina di Spotify: potrete vedere che sta già pubblicando dei singoli nuovi, pare che a maggio ne risentiremo parlare, di questo Koralle.


TAGS: Fonografie | Koralle | loudd | recensione | StefanoValli