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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
27/05/2019
Red Krayola
God bless the Red Crayola and all who sail with it
I Krayola, forse, sono così liberi e anticonformisti da rinunciare anche all’anticonformismo programmato.
di Vlad Tepes

Elettrizzati dai fasti di The Parable Of Arable Land (addirittura 300.000 copie vendute), sostituito il batterista fondatore Rick Bartheleme con Tommy Smith (gli altri componenti: Mayo Thompson, chitarra; Steve Cunningham, chitarra), arricchitisi di un K (a causa di beghe legali) e di leggende varie (il volume dei loro amplificatori stecchì un cane), ecco i Red Krayola pronti per i quadretti sbilenchi di God bless

Il lavoro, proprio a causa di tale frantumazione (diciannove tracce per soli trentasei minuti), suona felicemente svagato e sembra non andare, coerentemente, da nessuna parte. I non musicisti, però, sono al loro meglio: coretti da freak out zappiano (Music), canzoncine psichedeliche disturbate da colpi in primo piano (Shirt); provocazioni (Listen To This, di sei secondi); amabili canzoncine con voci fuori sincrono (Save The House); canzoncine ortodosse (Victory Garden) o quasi (Leejol, Sheriff Jack, Dairymaid’s Lament, Coconut Hotel, proveniente dalle sessioni dell’album omonimo rifiutato dalla casa discografica e pubblicato nel 1995) nonché esercitazioni free-form più audaci (Free Piece) sono i passeri che frullano per questa voliera impazzita.

Il disco è meno radicale del precedente, ma egualmente un piccolo capolavoro. Il merito di Thompson e soci è di aver elaborato uno sperimentalismo sommesso dove la melodia, anche nei momenti apparentemente innocui, è sempre minacciata. I Krayola, forse, sono così liberi e anticonformisti da rinunciare anche all’anticonformismo programmato.

Riallacciati, in alcune recensioni a loro dedicate, a figure come Coltrane e Varese, in realtà essi sono, a mio sommesso avviso, una formazione da inscrivere nell’ambito rock (e che anticipa in pieno i Pere Ubu, ad esempio). I diamanti che scintillano nella loro produzione, più che ad un forte ascendente musicale, sono da ascrivere alle loro origini, goliardiche ed accademiche, filtrate da una rara consapevolezza ideologica: non a caso Mayo Thompson proviene dai 73 Balalaikas, gruppo di satira universitaria.

Musica non popolare, anzi intellettuale: al suo meglio.