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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
Highway To Hell
Ac/Dc
1979  (Atlantic records)
CLASSIC ROCK
all TRACKS
22/09/2017
Ac/Dc
Highway To Hell
E’ soprattutto Highway To Hell a destare scalpore e a scandalizzare certa stampa conservatrice, che vede nella musica rock un potentissimo strumento del diavolo per plasmare l’anima dei giovani

Non sono indie, non sono alt, non sono free, non sono post, sono semplicemente gli AC/DC, un gruppo che da quarant’anni suona, con genuina coerenza, un hard rock figlio devoto di papà blues e mamma sudore. Non potete inserirli nel curriculum del perfetto musicologo perché non danno punti e non vi rendono più belli agli occhi altrui: troppo essenziali, troppo diretti, troppo ripetitivi, troppo pane e salame. D’altra parte, è noto quel che si dice di loro: sono secoli  che suonano sempre lo stesso disco, a volte bene, altre un po’ meno. Vero è, infatti, che ultimamente i riff di Angus Young, a dispetto di  una notorietà che non smette di scemare, sembrano aver perso un po’di belluino furore, e che quel disco che suona ininterrottamente da anni mostra ormai segni di senescente appannamento. Ci fu un tempo, però, in cui il quintetto australiano infiammava i cuori dei rocker di tutto il mondo con album che definire esplosivi è dir poco. Quando nel 1979, esce Highway To Hell, gli AC/DC vengono proiettati  in cima a tutte le classifiche del globo grazie ad un pugno di canzoni arroventate e selvagge: Walk All Over You, Shot Down In Flames, Girl Got Rhythm, If  You Want Blood. E’ soprattutto la title track a destare scalpore e a scandalizzare certa stampa conservatrice che vede nella musica rock un potentissimo strumento del diavolo per plasmare l’anima dei giovani. C’è, infatti, un verso nel testo Highway To Hell (Hey, Satana, ho pagato i miei debiti! Suono in un gruppo rock!), che letto in combinato disposto con la faccia strafottente di Angus Young (che in copertina del disco calza un bel paio di corna) vale agli AC/DC una sconcertante accusa di satanismo. Loro, ovviamente, smentiscono, ma la voce circola con insistenza e va ad alimentare la leggenda (negativa) che ammanta la storia del gruppo, soprattutto quando, di lì a breve, morirà il cantante Bon Scott, ucciso dagli stravizi di una vita dedicata agli eccessi (alcolici e non). C’è qualcosa di vero in quell’accusa di satanismo? Parrebbe di no. Fu lo stesso Angus a spiegare che l’idea per la canzone nacque durante un’intervista, quando al giornalista che gli chiedeva com’era la vita durante i tour, il chitarrista rispose: “ E’ come trovarsi in una fottuta autostrada per l’inferno “. Anche questa versione rappresenta, però, una mezza verità. Il titolo Highway To Hell nasce, in realtà, da un’intuizione di Bon Scott che, negli anni dell’adolescenza, viveva in Australia e andava a fare bisboccia al Raffles Hotel, un pub di Fremantle, città dove risiedeva. Per arrivare al pub, occorreva percorrere un’autostrada a quattro corsie (la Perth-Fremantle) che, nelle immediate vicinanze del locale, prendeva una forte pendenza, aumentando inevitabilmente la velocità dei veicoli che transitavano. Quella discesa era un invito a pigiare il piede sull’acceleratore, a inebriarsi di adrenalina, a giocare con la velocità e il pericolo. E siccome ogni tanto il morto ci scappava davvero, ecco che la Perth-Fremantle fu chiamata dalla stampa locale: Highway To Hell, autostrada per l’inferno. La stessa che, ormai da tempo, il cantante degli Ac/Dc aveva imboccato attraverso il collo della bottiglia: coincidenza od oscuro presagio, fatto sta che Bon Scott, il 19 febbraio del 1980, fu trovato esangue a seguito di una nottata vissuta ad altissima gradazione alcolica.