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REVIEWSLE RECENSIONI
05/07/2021
Filippo Bubbico
Honolulu arrivo
Honolulu arrivo non è solamente una ventata di aria fresca, ma è proprio un tornado di novità all’interno di un genere, la musica pop moderna, che rischia di autocitarsi forse un po’ troppo spesso. Filippo Bubbico con questo album è riuscito a creare una nuova versione di pop, fondendo e canalizzando generi e influenze assolutamente diversi tra loro.

Quello che si scopre leggendo la biografia di Filippo è assolutamente notevole, non tanto perché è figlio e fratello d’arte (i genitori sono entrambi musicisti e la sorella, Carolina Bubbico, è cantante polistrumentista e direttrice d’orchestra), quanto piuttosto per le competenze che Filippo ha acquisito: si è diplomato al SAE Institute di Milano nel 2013 come sound engineer, nel 2017 consegue la laurea in pianoforte jazz al conservatorio di Bologna G.B. Martini, stesso anno in cui vince la borsa di studio per la Berklee Summer School 2017 all’Umbria Jazz Clinics.

Sono solo un elenco di dati, certo, ma permettono di capire che l’ambiente in cui è cresciuto e la formazione che ha ricevuto sono delle eccellenze che hanno contribuito alla creazione di un artista unico non solamente per il suo stile e personalità (non certo replicabili), ma anche per le molteplici capacità che mette al servizio di questo disco. Filippo è musicista, compositore, producer, sound engineer, polistrumentista e ovviamente cantante. Non mi era mai capitato di incontrare così tante competenze in un’unica persona.

Non finisce qui però, perché ascoltando le tracce di questo disco si capisce subito che tutte le capacità che Filippo ha ricevuto e coltivato non sono fini a se stesse, non creano sterili manierismi artistici, ma sono sapientemente messe al servizio della sua artisticità e di quello che ci vuole raccontare. Infatti, ascoltando Honolulu arrivo, quello che emerge sempre è un perfetto bilanciamento di generi spesso non simili, come il jazz e la musica elettronica, per citarne due.

Un esempio perfetto di questo equilibratissimo mix è il primo singolo che ha pubblicato Filippo, “Finché sarò forte”. Il brano si presenta subito con una veste elettro-pop davvero accattivante, con una cassa in 4 che diciamolo, pompa di brutto, e che, insieme ad un arrangiamento minimale ed elettronico, enfatizza il pugno nello stomaco che tira il testo. La canzone racconta un’esperienza che tutti prima o poi viviamo, quella del sentirsi schiacciati e spesso apatici, davanti ad una realtà che troppo spesso opprime. Per tutta la strofa Filippo si apre completamente e, senza pudore e vergogna, ci racconta tutta la fatica che sta vivendo. Sembra che finisca tutto, ma quando arriva il ritornello si accende un barlume di speranza: Filippo smette di raccontare di sé e, rivolgendosi direttamente all’ascoltatore, chiede “Dimmelo te che mi sembri più forte, come si fa?”. Rispondere è d’obbligo, ma non semplice.

Le sorprese e i pugni nello stomaco non sono finiti, perchè quando anche l’ultimo ritornello finisce e il brano sembra avviarsi al termine ecco che arriva un assolo di pianoforte (non di tastiera), assolutamente jazz, realizzato da Claudio Filippini. Una parentesi jazz all’interno di un arrangiamento elettronico che incredibilmente calza a pennello.

Questo è solo uno dei tanti esempi di perfetto balance di cui è ricco il disco. Si passa dai synth sognanti new-pop mescolati con il groove shuffle alla Porcaro di Straccio, fino alla dance mescolata all’elettro pop di Missile, per fare alcuni esempi. Ed è incredibile vedere come ad ogni traccia Filippo riesca a mescolare stili differenti non per creare qualcosa di complesso, ma qualcosa di assolutamente accessibile, per permettere a noi che ascoltiamo di confrontarci con quello che ci sta dicendo.

Ed è su questo che ora vorrei soffermarmi, su quello che Filippo ci sta raccontando in Honolulu arrivo. Avendo la fortuna di poter chiacchierare direttamente con Filippo, ho avuto la possibilità di porgli qualche domanda e, fra le varie cose, mi ha raccontato il significato del titolo del disco, Honolulu arrivo:

“Honolulu è quel luogo dove si giunge una volta riusciti a trovare la propria essenza, un grado di consapevolezza che ti permette di evadere dalla meccanicità delle proprie azioni; un luogo difficile da raggiungere se non attraverso un atto di volontà ben preciso e costante, un duro lavoro di presenza mentale (Arrivo). Sono ancora molto lontano!”

Già dal primo ascolto emerge come il percorso che vuole fare attraverso i brani è qualcosa di assolutamente personale, legato al lavoro che sta facendo su di sé, e le sue parole non fanno che confermarlo. Una scelta che personalmente trovo molto bella, perché troppe volte, colpa anche di un retaggio degli anni ’70, siamo abituati a confrontarci con artisti che ci spiegano come funziona la vita, o almeno ci provano, o che ci donano perle di saggezza dall’alto della loro esperienza e punto di vista. Oggi questa cosa non funziona più: il Covid ha dato una “spintarella” a delle generazioni già sull’orlo del baratro e anche chi si sentiva più saldo nelle proprie convinzioni, ora si vede rotolare giù in preda alla paura.

In questo contesto avere come compagno di rotolata un artista come Filippo, che non si innalza in nessun piedistallo ma anzi, si mette completamente a nudo, senza vergogna, raccontando i passi che lui ha fatto e le difficoltà che ha dovuto affrontare, è una cosa preziosissima, infatti quando ho chiesto a Filippo perché avesse deciso di farlo mi ha risposto così:

Credo fortemente che l’arte oggi abbia più che mai bisogno di VERITÀ. Nei miei testi ho cercato di parlare onestamente di quello che succede spesso nelle mie giornate e nella mia vita, cose che vedo spesso accadere anche nelle vite delle persone a me vicine. Credo sia bello sentire una persona aprirsi liberamente con gli altri; ho cercato di farlo lasciando sempre uno spazio all’ascoltatore per ritrovarsi e mettere sé stesso.”

Non credo di dover aggiungere molto se non che abbiamo un assoluto bisogno di artisti che siano in grado di raccontarci sé stessi, in modo fresco e appassionante. Oggi sicuramente abbiamo Filippo Bubbico, e se non avete ancora ascoltato Honolulu arrivo, vi consiglio di rimediare al più presto.


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