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REVIEWSLE RECENSIONI
21/09/2017
Mavis Staples
I'll Take You There
Nel 2014 in quel di Chicago, all'Auditorium Theatre, hanno pensato bene di festeggiare i 75 anni di Mavis Staples, "la" cantante soul and gospel per eccellenza.

Un concerto tributo è quella cosa per cui di primo acchito dici: "che palle!". E questo badate bene a prescindere da chi sia il festeggiato. La cosa migliore da fare è prendersi un'ora di tempo o giù di lì, magari in un giorno in cui sei libero da incombenze familiari, del tipo fare la spesa, portare i bambini a scuola, la riunione condominiale del cazzo e ovviamente il lavoro. Ascolti da domenica mattina, quindi, quando hai ancora gli occhi cisposi, sei troppo sfavato per andare a farti una doccia, hai davanti una tazza di caffelatte fumante, un vassoio di ciambelle e cliché dei cliché, fuori piove. 

Nel 2014 in quel di Chicago, all'Auditorium Theatre, hanno pensato bene di festeggiare i 75 anni di Mavis Staples, "la" cantante soul and gospel per eccellenza. Si sono ritrovati insieme una pletora di artisti dalle fogge più disparate, da Michael Mc Donald (che Dio o chi per lui lo abbia in gloria) ad altri vecchietti incazzati (lo sono tutti, credetemi) e saccenti (ne ho la prove, chiedete a mia mamma) come Taj Mahal, Emmylou Harris, Buddy Miller, l'usignolo Aaron Neville, Bonnie Raitt e anche, ahinoi, il defunto prossimo venturo Gregg Allman. Non potevano mancare in questo tributo anche i giovini stagionati e non, in questo caso fanno bella presenza di se Jeff Tweedy e Win Butler, non vi dico in quali gruppi suonano perché mi incazzerei molto se non lo sapeste. 

Il concerto tributo poi prevede canzoni che tutti, ma dico tutti, conoscono a memoria, dagli originali alle cover più infime, ti aspetti che gli artisti tirino fuori il meglio da loro stessi, finanche che trasformino le querce in limoni, e novanta volte su cento è così. Non fa eccezione questo disco che è uscito tre anni dopo dall'evento. Oddio, le voci dei nostri vecchietti risentono il passare del tempo, ma è normale, la stessa Mavis che appare per metà concerto e nonostante l'età e una voce che in certi momenti arranca, se la cava più che egregiamente. 

Le canzoni quindi; pensatene una. "People Get Ready" ? C'è. "Have a Little Faith"? Pure. "Respect Yoursel"? Eccola servita. Cosa aspettarsi poi in un concerto tributo? La canzone delle canzoni, ma certo, quella che la festeggiata cantò talmente bene in un altra esibizione, quella che la vide sul palco una quarantina di anni fa a salutare per l'ultimo valzer The Band, e che tutti gli uomini di buona volontà devono almeno una volta aver visto. Ci siete? Si, quella canzone è proprio "The Weight" e qui troviamo i nostri eroi tutti insieme appassionatamente sul palco, il giusto preludio al post concerto fatto di pantagrueliche mangiate a base di conche di Jambalaya, tegamate di gamberi della Louisiana, vassoiate di granchi giganti pescati nel mar dell'Alaska, piramidi di panini al burro di arachidi e pancetta e fiumi, anzi, ettolitri di birra...

Davanti a tutto questo il vostro recensore si incavola (e non perché non sia stato invitato alla presunta abbuffata) ma perché una cosa e non da poco è rimasta assente. La nostra Mavis si è dimenticata le canzoni dei due album prodotti da Prince, peraltro molto belli. Come mai? Diritti d'autore troppo esosi? O forse il principe di Minneapolis avrà fatto delle avances un po' pesanti nei suoi confronti? E chi lo sa!