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REVIEWSLE RECENSIONI
Killadelica
Kill Your Boyfriend
2020  (Sister 9 Records)
EXPERIMENTAL/AVANT-GARDE POST-PUNK/NEW WAVE ELETTRONICA PSICHEDELIA
7,5/10
all REVIEWS
24/12/2020
Kill Your Boyfriend
Killadelica
Un post-punk psichedelico e profondamente elettronico. Un’ossessione per gli omicidi, in particolare per mano femminile. Un tappeto sonoro da cinema noir e horror. Un nome che prende direttamente da un fumetto di Grant Morrison. Impossibile non ascoltarlo, ancor di più non volerne parlare.

I veneziani Kill Your Boyfriend sono una strana, oscura e affascinante miscela di suoni e ispirazioni. Musicali, certo, come i Suicide, i primi Sisters Of Mercy, qualche piccolo eco dei Joy Division, il post-punk veneziano degli anni Ottanta e le moderne tendenze psichedeliche, con particolare riferimento a quella occulta. Ma anche ispirazioni cinematografiche, visto che i film noir e horror sono parte delle loro influenze al pari di quelle musicali. Sia nel sound sia nei riferimenti per la creazione della controparte visuale, i ragazzi non si esimono infatti dal citare Dario Argento e Mario Bava, e visti i risultati, non si può certo dar loro torto.

Le atmosfere tenebrose, infatti, abbondano, intrecciando synth e chitarre prevalentemente tendenti al noise ad una voce che, in molto più di un episodio, potrebbe tranquillamente convincere i più timorosi ad essere diretta espressione di un spirito dall’oltretomba.

Una sinistra tachicardia avvolge l’ascoltatore sin dalla prima nota: quella di brivido freddo di chi si ritrova in un complesso industriale al buio, con dei piccoli e inquietanti rumori che non si sa da dove vengano, con delle ombre indecise se essere o apparire incubi, e la persistente sensazione di non essere soli come si pensa.

I suoni si fanno sempre più convulsi e penetranti. Quello stridore. È davvero solo una chitarra? E se non lo fosse, come si potrebbe sfuggirgli?

Immerso in un sogno vivido e reale, puoi scegliere però se sentirti vittima o killer. Tutta quella suadente e ossessiva oscurità, sei così sicuro che ti spaventi? E se invece ti nutrisse? Se i tuoi occhi avessero un guizzo, e capissi che tutta quella tenebra la domini, ti accarezza, ti sussurra all’orecchio, si insinua nelle vene e pompa adrenalina?

Il fumetto di Grant Morrison e Philip Bond che dà il nome alla band è un racconto punk, dark e irriverente, in cui una giovane studentessa della middle class britannica decide ad un certo punto, dopo aver incontrato uno strano ragazzo, di uccidere il suo fidanzato, per poi avventurarsi con questo nuovo compare verso nuove anarchiche avventure. Da qui la band ha avuto l’idea: perché non chiamarsi così e non dare alle canzoni solo nomi maschili, come se fosse una lista di “boyfriends da uccidere”?

Questa volta però, a differenza degli album precedenti, in cui questa regola è sempre stata mantenuta, si è voluto cambiare paradigma, e le canzoni che si possono trovare in Killadelica sono tutti nomi di donna. Il nome di ognuna è il vero nome di una serial killer, e ogni brano racconta la storia, le emozioni e le motivazioni che hanno spinto ognuna di loro a compiere quel gesto di sangue. Vendetta, odio, potere, lussuria, gelosia, avarizia. Quando sono solo pulsioni che ci portiamo dentro all’animo? E quando il loro peso è così lacerante che non possiamo far altro che dare loro libero sfogo?

Facile concludere che si tratta solamente di devianze. Certi sentimenti, certe emozioni e certi istinti albergano dentro ognuno di noi. Cosa li fa scattare? Cosa si prova? Quanto è liberazione e quanto è condanna? Ci sarà pentimento? E perché dovrebbe esserci? Quanto si è vittima e quanto padroni del proprio destino? Assecondare quegli impulsi ha spezzato le catene o ne ha create di nuove?

Le parole dei testi si fondono con i sintetizzatori e le sei corde tanto da divenire concretamente strumento, di una comunicazione non verbale, ma non per questo meno diretta. Tutto ciò che deve essere detto, immaginato e suggerito è già presente. Il viaggio tra le storie di queste undici donne può essere fatto anche senza bisogno di parole. Che in realtà sono sì presenti, ma quasi sempre celate. Occultate come lo sono spesso i nostri impulsi, le nostre spiegazioni, razionali e non, i nostri motivi e i nostri pensieri. Quello che permane è il turbinio, l’annegare placido, rumoroso e angosciante nelle viscere dell’umano, troppo umano, come direbbe Nietzsche.

Psichedelia imperante, elettricità distorta, tanto sporca quanto prodotta con elegante attenzione ad ogni beat. Un tappeto sonoro alienato e alienante, riverberato, destrutturato, dilatato, lancinante, acido, affascinante, lisergico, allusivo e inequivocabilmente ipnotico.

E io, fossi in voi, per questi 40 minuti e non solo, mi calerei in questo infernale e seducente antro di pece che è Killadelica e mi farei ipnotizzare, annegando in ogni nota.


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