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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
16/11/2020
dellacasamaldive
Le interviste di Loudd
Avevamo lasciato Riccardo Dellacasa a festeggiare l’uscita di “Amore italiano”, il primo disco del suo progetto dellacasamaldive. Qualche giorno fa è tornato un po’ a sorpresa con un nuovo brano, “Fluido”, che anticipa un nuovo disco realizzato totalmente in solitaria. Ne abbiamo parlato col diretto interessato, quando la Lombardia era appena diventata zona rossa e il Veneto, dove si trova lui in questo momento, godeva ancora di un po’ di tranquillità...

Avevamo lasciato Riccardo Dellacasa a festeggiare l’uscita di “Amore italiano”, il primo disco del suo progetto dellacasamaldive. L’artista varesotto, che aveva iniziato a farsi conoscere come bassista nella live band di Verano, non è stato per fortuna tra quelli penalizzati dal lockdown: le tempistiche per lui sono state ottimali, è riuscito a portare a termine un buon tour e la pandemia ha coinciso con quella che in un modo o nell’altro sarebbe stata probabilmente una pausa di riflessione per pensare alle nuove canzoni. Qualche giorno fa è tornato un po’ a sorpresa con un nuovo brano, “Fluido”, che anticipa un nuovo disco realizzato totalmente in solitaria, la cui pubblicazione non è stata ancora calendarizzata con precisione, anche se dovrebbe accadere nell’arco del 2021. Ci sono novità importanti dal punto di vista delle sonorità, che hanno in generale accentuato quell’elemento elettronico già presente nel primo lavoro, spingendolo però verso la Disco; e anche sotto l’aspetto testuale, visto che, almeno per quanto riguarda il singolo, la dimensione personale ha lasciato il posto ad argomenti di più stretta attualità politica.

Ne abbiamo parlato col diretto interessato, quando la Lombardia era appena diventata zona rossa e il Veneto, dove si trova lui in questo momento, godeva ancora di un po’ di tranquillità: ragion per cui abbiamo chiacchierato io blindato in casa e lui fuori a godersi il fresco… ecco quel che è venuto fuori.

Il dato che balza maggiormente all’orecchio ascoltando i nuovi pezzi è che ti sei messo a cantare parecchio in francese… che è successo?

Mi sono trasferito a Parigi l’anno scorso, perché la mia ragazza ha trovato lavoro lì e io già lavoravo per un’azienda italiana che era in Francia quattro volte all’anno, quindi facevo il loro uomo fisso sul territorio. Poi è successo quello che successo e a marzo sono ritornato in Italia, per poi ripartire nuovamente a Parigi a giugno. Ho fatto un po’ di su e giù ma quando là è iniziato il lockdown sono tornato in Italia: sai, vivere in un appartamento, con nessuno in giro, tutto chiuso… la mia ragazza è del Veneto, qui la situazione è ancora relativamente tranquilla, per cui abbiamo deciso che per ora rimarremo qui.

Quindi non hai intenzione di tornare in Francia, per il momento?

Almeno fino a fine anno non ci pensiamo, vedremo come andranno le cose, diciamo che è stato proprio il periodo peggiore, ma proprio di tutti i tempi, in cui ci si potesse trasferire (risate NDA)!

Direi che è il caso di riannodare i fili, visto che è da un po’ che non ci sentiamo…

Noi ci eravamo visti all’Ohibò mi pare, giusto?

Sì, al concerto di presentazione del disco, ormai un anno e mezzo fa…

Ecco, dopo quella data siamo riusciti a suonare abbastanza, abbiamo fatto diverse situazioni, sia nei club che all’aperto quindi direi molto bene. Sicuramente dal vivo la band è importante, questo è il motivo principale per cui non voglio far uscire il disco fino a quando non sarà chiaro che si potrà tornare nuovamente a suonare. Non avrebbe senso, per me, buttare fuori troppa roba senza la certezza di poterla portare in giro. Questo ultimo disco l’ho fatto totalmente da solo ma dal vivo i ragazzi riescono andare un contributo notevole a livello di arrangiamenti.

Sei soddisfatto di come è stato accolto “Amore italiano”?

Direi che andato bene per quello che poteva andare, è stato l’esordio del progetto, l’idea non era certo quella di fare il botto a livello di ascolti, non è un qualcosa che abbiamo scritto a tavolino per il mercato. Questo è un progetto che soprattutto ora, in questa sua seconda parte, è molto focalizzato su ciò che mi piace suonare e ascoltare, fondamentalmente è tutta musica che viene fuori dall’Italia…

E qui si torna al discorso del francese…

Sono tre anni che sono in fissa con tantissimi artisti di questo paese. Nel periodo in cui sono stato a Parigi sono riuscito a vedere alcuni concerti di gente che seguo e ti posso dire che al momento trovo più interessanti questo tipo di sonorità piuttosto che lo standard italiano che è ancora molto incentrato sul “bel canto” o su un Pop tutto sommato canonico. Se fai caso anche a come ho mixato il brano, la voce non spicca in primo piano ma è parte del tessuto strumentale…

In effetti in “Fluido” viene fuori molto questo lato Disco, c’è anche una componente Funk piuttosto forte. In generale, da quel che ho potuto ascoltare, mi sembra un disco molto più spostato su una dimensione da Dance Floor, con la forma canzone molto meno presente…

È vero, infatti tieni conto che i brani del primo disco sono stati scritti tutti per chitarra e voce! Ora mi sento totalmente libero di fare quello che voglio e anche di rendermi conto che cosa davvero mi piace ascoltare. Ci sono persone bravissime a scrivere seguendo il modello del cantautorato ma ora ho capito che a me interessa un altro tipo di mood, che abbia più a che vedere con il ballo, con il groove. In questo disco do molta più spazio alla musica, non c’è più il classico brano Pop da tre minuti e ci sono anche molte meno parole nei testi rispetto a prima…

E questo primo singolo ne è un esempio perfetto…

È un brano da oltre quattro minuti, dove non c’è un ritornello, è praticamente uno strumentale con tre parole in croce… pubblicare un pezzo del genere come primo singolo fa parte di una scelta ben precisa, vuole essere un vero e proprio spartiacque con quello che facevo prima. Anche a livello di tematiche, l’ho scelto perché parla non d’amore ma di argomenti molto importanti a livello mondiale, che a mio parere fanno parte ancora poco del mondo musicale… poi sia chiaro che io non voglio dare giudizi, per me è semplicemente un qualcosa che va detto: il cambiamento climatico è un cosa seria e la sessualità oggi è molto più fluida che in passato, Adamo è come Eva, la distinzione tra uomo e donna non è più così netta… ma non è una presa di posizione, la mia, è più un dire: “Guardate che oggi le cose stanno così”.

Visto da questa prospettiva, il termine “fluido” ha due significati: va ad identificare lo scioglimento dei ghiacciai ma anche i confini più labili all’interno della sessualità…

Sono due temi che dovrebbero interessare il maggior numero di persone al mondo. Soprattutto quello climatico, perché si parla davvero del nostro futuro. Però oggi il futuro riguarda anche persone che non hanno nessuna inibizione a manifestare la propria sessualità. In tanti sono ancora messi in difficoltà da un conservatorismo stantio, per cui è giusto avere la possibilità di esternare se stessi come meglio si crede. Il mondo sta andando avanti, certo, però rendiamoci conto che la situazione è grave. Prendi la questione dell’acqua: io ci vedo dentro un grande ossimoro, perché da una parte ci sono i ghiacciai che si stanno sciogliendo, dall’altra però in Africa si stanno esaurendo i bacini idrici mettendo in movimento un sacco di persone che non possono per forza rimanere lì. Da una parte l’acqua che provoca danni con le inondazioni, dall’altra una carenza della stessa, che letteralmente devasta certe zone. Se solamente si guardasse fuori dalla finestra, ci si renderebbe conto che c’è bisogno di parlare di certi argomenti, c’è bisogno di riflettere, di trovare soluzioni…

È stato sottolineato più volte come questa pandemia rischi di far passare in secondo piano la questione del cambiamento climatico. Probabilmente questa emergenza, se dovesse davvero diventare uno stato permanente, potrebbe portare fuori rispetto a certe questioni che fino a poco meno di un anno fa erano considerate prioritarie…

C’era la necessità di uscire con qualcosa di nuovo per il progetto ma la scelta di “Fluido” mi è sembrata assolutamente doverosa, vista la situazione. Parlavo ad esempio l’altro giorno con un collega di Parigi che ha una figlia di due anni e mezzo e il suo problema in questo momento è quello di cercare di fare il possibile, in modo tale che quando lei sarà cresciuta e gli chiederà conto del suo operato in favore dell’ambiente, potrà dirle che comunque non è rimasto fermo…

C’è un interessante break centrale in questa canzone, che suona un po’ come un momento di meditazione…

È proprio così, è una pausa! Sai, ci sono quei momenti in cui continui a ballare ma ti ci vuole anche un attimo per riprenderti, per capire cosa sta succedendo, guardarsi intorno. Nei live, è un momento che serve ad esempio per socializzare, fare due chiacchiere con le persone con cui sei lì, banalmente anche solo per fare un commento positivo su quello che sta succedendo sul palco… è un respiro legato ad un punto di conversazione, di riposo…

Cosa dobbiamo aspettarci a questo punto da dellacasamaldive?

Il disco è pronto e uscirà nel 2021. Il 4 dicembre faremo uscire una versione più lunga di “Fluido”, intitolata “Fluidisco”, che durerà sei minuti, dove le parole saranno ancora più essenziali, ci sarà una sola parte ripetuta, sarà una versione pensata proprio per il mondo dei club ma sarà anche un modo per far capire al pubblico dove stiamo andando. Sarà anche vero che l’Italia è il paese più bello del mondo, ma c’è anche una notevole chiusura verso diversi mondi musicali…


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